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Spese processuali: vittoria finale e condanna unica

Una cittadina, dopo un accertamento tecnico preventivo (ATP) negativo per un beneficio assistenziale, vince la successiva causa di opposizione. Il tribunale, però, divide le spese processuali, addebitandole la prima fase. La Corte di Cassazione interviene, stabilendo che il giudizio è unitario: la vittoria finale comporta la condanna della controparte a tutte le spese, fin dall’inizio. La soccombenza va valutata sull’esito complessivo e non per singole fasi.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Spese Processuali e ATP: la Cassazione chiarisce che la vittoria finale conta per tutto il giudizio

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale per chiunque intraprenda un percorso legale per il riconoscimento di benefici assistenziali: la gestione delle spese processuali. In particolare, la Corte si è espressa su cosa accade quando un cittadino perde la fase iniziale di Accertamento Tecnico Preventivo (ATP), ma vince la successiva causa di opposizione. La domanda è semplice: chi paga le spese dell’intero percorso?

I Fatti del Caso

Una cittadina, in qualità di genitore di una persona con disabilità, avviava un ricorso per Accertamento Tecnico Preventivo (ATP) al fine di ottenere il riconoscimento dei requisiti sanitari previsti dalla legge 104/1992. L’esito della consulenza tecnica d’ufficio (CTU) disposta dal tribunale era, però, negativo.

Non arrendendosi, la ricorrente proponeva opposizione a tale risultato. All’esito di un nuovo esame medico, il Tribunale accoglieva il ricorso, riconoscendo il diritto richiesto. Tuttavia, nella decisione sulle spese processuali, il giudice operava una distinzione: condannava l’ente previdenziale a pagare solo le spese della fase di opposizione, ma compensava quelle della fase principale, lasciando a carico della cittadina i costi della prima fase di ATP e della CTU, ritenendola ‘soccombente’ in quella parte iniziale.

La questione giuridica sulle spese processuali

La controversia è giunta dinanzi alla Corte di Cassazione. Il punto centrale era stabilire se il procedimento ex art. 445-bis c.p.c. (che include l’ATP e l’eventuale opposizione) debba essere considerato come un unico giudizio o come due procedimenti distinti ai fini della determinazione della soccombenza e della conseguente condanna alle spese.

Secondo il Tribunale di merito, la sconfitta nella fase di ATP giustificava un addebito parziale dei costi, anche a fronte della vittoria finale. La ricorrente, al contrario, sosteneva che l’esito finale del giudizio di opposizione dovesse determinare la soccombenza per l’intero percorso processuale, fin dal suo inizio.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso della cittadina, cassando la sentenza del Tribunale e enunciando un importante principio di diritto. I giudici hanno affermato che il giudizio di opposizione che segue un ATP ha una struttura unitaria, sebbene si articoli in due fasi (quella sommaria dell’ATP e quella a cognizione piena dell’opposizione).

L’oggetto del contendere rimane identico in entrambe le fasi: l’accertamento della condizione sanitaria. Di conseguenza, la valutazione della soccombenza, ovvero chi ha perso e chi ha vinto, deve essere fatta con riferimento all’esito complessivo dell’intera attività processuale.

Le motivazioni della Corte

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando come sia ‘inammissibile’ l’affermazione di una totale indipendenza tra la fase di ATP e quella di opposizione. Il procedimento ex art. 445 bis c.p.c., pur essendo bifasico, ha una natura contenziosa fin dal suo inizio e una struttura unitaria. Distinguere la soccombenza tra le due fasi è un errore, poiché l’accoglimento della domanda in sede di opposizione determina la soccombenza della controparte per l’intero giudizio.

La Cassazione ha richiamato la propria giurisprudenza consolidata, secondo cui l’accoglimento anche parziale di una domanda non può mai portare alla condanna della parte vittoriosa al pagamento delle spese. Al massimo, può giustificare una compensazione parziale o totale, ma solo in presenza di specifici presupposti. In questo caso, la domanda della cittadina era stata integralmente accolta, rendendo l’ente previdenziale l’unica parte soccombente.

Conclusioni

Questa ordinanza fornisce un chiarimento fondamentale con importanti implicazioni pratiche. Chi contesta una perizia medica negativa e ottiene ragione nel successivo giudizio di opposizione non può essere penalizzato con l’addebito delle spese processuali della fase iniziale. La vittoria finale ‘assorbe’ l’intero percorso, e la parte che alla fine risulta soccombente (in questo caso l’ente previdenziale) è tenuta a rimborsare tutte le spese legali sostenute dalla parte vittoriosa, sin dal primo atto del giudizio. Si tratta di una tutela fondamentale per i cittadini che agiscono in giudizio per veder riconosciuti i propri diritti.

Se perdo la fase di ATP ma vinco l’opposizione, chi paga le spese processuali?
La parte che risulta soccombente all’esito finale del giudizio di opposizione è tenuta a pagare tutte le spese processuali, comprese quelle della fase iniziale di ATP e della consulenza tecnica, poiché il procedimento è considerato unitario.

Il procedimento di ATP e quello di opposizione sono considerati due giudizi separati ai fini delle spese?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il procedimento ex art. 445-bis c.p.c., pur essendo articolato in due fasi, ha una struttura unitaria. La valutazione sulla soccombenza deve quindi basarsi sull’esito complessivo dell’intera vicenda processuale.

Un giudice può dividere le spese sostenendo che ho perso una fase e ne ho vinta un’altra?
No, secondo questa ordinanza tale approccio è errato. Se la domanda viene accolta integralmente alla fine del giudizio di opposizione, non si può ravvisare una ‘soccombenza reciproca’. La parte la cui pretesa viene infine accolta è interamente vittoriosa, e la controparte deve essere condannata al pagamento di tutte le spese.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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