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Spese processuali: quando la vittoria parziale non paga

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8182/2024, ha affrontato un caso di indennità di espropriazione, stabilendo un principio fondamentale in materia di spese processuali. Dei proprietari terrieri, pur vedendosi riconosciuto il diritto a un’indennità, erano stati condannati dalla Corte d’Appello a rimborsare parte delle spese legali all’ente espropriante. La Cassazione ha ribaltato questa decisione, affermando che l’accoglimento parziale di una domanda non configura una soccombenza reciproca e non può giustificare la condanna della parte vittoriosa al pagamento delle spese. La Corte ha quindi cassato la sentenza su questo punto, compensando parzialmente le spese di tutti i gradi di giudizio.

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Vittoria parziale e spese processuali: la Cassazione fa chiarezza

L’esito di una causa non è sempre una vittoria netta o una sconfitta totale. Spesso, le domande di una parte vengono accolte solo in parte. Ma cosa succede in questi casi alla ripartizione delle spese processuali? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 8182 del 26 marzo 2024) ha fornito un chiarimento cruciale, stabilendo che la parte che ottiene un accoglimento parziale della sua domanda non può essere condannata a rimborsare le spese legali alla controparte. Questa decisione riafferma un principio fondamentale a tutela di chi agisce in giudizio.

La vicenda processuale

Il caso trae origine da una complessa vertenza legata all’espropriazione di alcuni terreni per la realizzazione di opere pubbliche. I proprietari dei fondi avevano agito in giudizio contro un Consorzio per ottenere il pagamento di diverse indennità: una per l’espropriazione vera e propria, una per l’occupazione legittima e un’ultima a titolo di risarcimento per il deprezzamento subito dalle aree residue non espropriate.

Il Tribunale di primo grado aveva accolto le loro domande. Successivamente, la Corte d’Appello, in parziale riforma della prima sentenza, aveva ricalcolato l’indennità complessiva, ma aveva anche condannato i proprietari (appellati) a rimborsare i due terzi delle spese processuali di entrambi i gradi di giudizio in favore del Consorzio, compensando il residuo terzo. Secondo la Corte territoriale, la significativa riduzione delle somme riconosciute rispetto a quelle liquidate in primo grado giustificava tale decisione.

I motivi del ricorso in Cassazione

I proprietari hanno impugnato la sentenza d’appello dinanzi alla Corte di Cassazione, sollevando cinque motivi di ricorso. I primi tre motivi contestavano i criteri di calcolo dell’indennità di espropriazione e del deprezzamento dell’area residua. Il quarto motivo lamentava il mancato riconoscimento dell’indennità per l’occupazione di una porzione di terreno poi restituita. Il quinto motivo, quello decisivo, censurava la condanna al pagamento delle spese processuali, sostenendo che, essendo comunque risultati parzialmente vittoriosi, non potevano essere considerati soccombenti al punto da dover rifondere i costi alla controparte.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato i primi tre motivi, confermando la correttezza dei criteri di calcolo dell’indennità applicati dalla Corte d’Appello e basati sulla normativa speciale (L. n. 219/1981). Ha inoltre dichiarato inammissibile il quarto motivo, rilevando che la questione era già stata decisa in un precedente giudizio (principio del ne bis in idem).

Il cuore della decisione, però, risiede nell’accoglimento del quinto motivo. La Cassazione, richiamando un recente orientamento delle Sezioni Unite (sent. n. 32061/2022), ha ribadito un principio fondamentale: l’accoglimento in misura ridotta di una domanda non dà luogo a una ‘soccombenza reciproca’. Quest’ultima si configura solo in presenza di una pluralità di domande contrapposte o di accoglimento parziale di una domanda articolata in più capi.

Nel caso di specie, i proprietari avevano avanzato un’unica domanda di indennizzo, seppur composta da diverse voci. Il fatto che l’importo finale riconosciuto fosse inferiore a quello richiesto non li trasforma in parte soccombente. Al contrario, essi restano la parte vittoriosa, sebbene non integralmente. Di conseguenza, la Corte d’Appello ha errato nel condannarli alla rifusione di una quota delle spese processuali. Una vittoria parziale può giustificare, al massimo, una compensazione totale o parziale delle spese, ma mai una condanna a favore della parte che, in definitiva, ha perso la causa.

Le conclusioni

La Corte di Cassazione ha quindi cassato la sentenza impugnata limitatamente alla statuizione sulle spese. Decidendo nel merito, ha rideterminato la regolamentazione delle spese dei precedenti gradi, compensandole per metà e ponendo la restante metà a carico del Consorzio. Questa ordinanza rafforza la tutela del diritto di agire in giudizio, evitando che il rischio di una condanna alle spese possa scoraggiare i cittadini dal far valere le proprie ragioni, anche quando queste vengono riconosciute solo in parte. Si tratta di un principio di equità processuale che garantisce un corretto bilanciamento tra le parti in lite.

Una parte che vince parzialmente una causa può essere condannata a pagare le spese legali della controparte?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’accoglimento in misura ridotta di una domanda non configura una soccombenza reciproca. La parte parzialmente vittoriosa non può essere condannata a pagare le spese processuali in favore della parte soccombente; al massimo, il giudice può disporre la compensazione parziale o totale delle spese.

Come si calcola l’indennità per un’espropriazione parziale che deprezza il terreno residuo?
Secondo la sentenza, il deprezzamento della parte residua rientra nell’unica indennità di espropriazione. Il calcolo deve tenere conto della diminuzione complessiva del valore del fondo, applicando il cosiddetto ‘metodo differenziale’, che sottrae il valore residuo del bene (dopo l’esproprio) dal suo valore originario.

La condanna al pagamento di due terzi delle spese è stata considerata giusta dalla Cassazione?
No, è stato proprio questo il punto cassato dalla Corte. La Cassazione ha ritenuto che condannare la parte parzialmente vittoriosa (i proprietari) a rifondere i due terzi delle spese alla parte soccombente (il Consorzio) fosse un errore, poiché violava i principi sulla regolamentazione delle spese processuali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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