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Spese processuali: no compensazione senza soccombenza

Una contribuente vince parzialmente un appello riguardante un’iscrizione ipotecaria basata su un debito prescritto. La Corte d’Appello, tuttavia, compensa le spese legali. La Suprema Corte chiarisce che l’accoglimento parziale di una singola domanda non giustifica la compensazione delle spese processuali basata sulla soccombenza reciproca, annullando la decisione.

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Spese Processuali: Quando la Compensazione è Illegittima?

Il principio della soccombenza, secondo cui ‘chi perde paga’, è una colonna portante del nostro sistema processuale. Tuttavia, esistono eccezioni, come la compensazione delle spese processuali, che il giudice può disporre in casi specifici. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un importante chiarimento su quando tale compensazione è legittima, in particolare nei casi di accoglimento solo parziale della domanda. Analizziamo insieme la vicenda.

Il Caso: Dalla Vittoria Parziale alla Condanna alle Spese

Una contribuente si opponeva a un’iscrizione ipotecaria promossa dall’agente della riscossione e dall’ente previdenziale, sostenendo, tra le altre cose, la prescrizione di uno dei crediti posti a fondamento dell’atto. Il Tribunale le dava parzialmente ragione, dichiarando inefficace l’iscrizione ipotecaria limitatamente a una specifica cartella esattoriale. La Corte d’Appello, in seguito, riformava parzialmente la sentenza di primo grado, ma disponeva la compensazione integrale delle spese di giudizio tra tutte le parti.

La contribuente, pur avendo visto accolta la sua domanda (sebbene in parte), si trovava di fronte a una decisione che, di fatto, annullava il beneficio economico della vittoria, costringendola a sostenere le proprie spese legali. Per questo motivo, decideva di ricorrere in Cassazione, lamentando una violazione delle norme sulla regolamentazione delle spese processuali.

La Questione Giuridica: Compensazione delle Spese e Soccombenza Reciproca

Il cuore del problema risiedeva nell’interpretazione del concetto di ‘soccombenza reciproca’. La Corte d’Appello aveva motivato la compensazione delle spese proprio su questa base. Secondo la ricorrente, però, non vi era stata alcuna soccombenza reciproca, poiché l’accoglimento solo parziale della sua unica domanda non poteva essere equiparato a una situazione in cui entrambe le parti perdono e vincono su domande contrapposte.

La legge (in particolare l’art. 92 del codice di procedura civile, nella versione applicabile al caso) permette al giudice di compensare le spese, oltre che per novità della questione o mutamenti giurisprudenziali, proprio in caso di soccombenza reciproca. Ma quando si può dire che questa si realizzi veramente?

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno ribadito un principio consolidato nella loro giurisprudenza: ‘In tema di spese processuali, l’accoglimento in misura ridotta, anche sensibile, di una domanda articolata in un unico capo non dà luogo a soccombenza reciproca’.

La soccombenza reciproca, spiega la Corte, si configura solo in due scenari:

1. Quando vi è una pluralità di domande contrapposte, formulate nel medesimo processo tra le stesse parti, e il giudice ne accoglie alcune e ne respinge altre.
2. In caso di accoglimento parziale di un’unica domanda articolata in più capi, dove alcuni vengono accolti e altri respinti.

Nel caso di specie, la domanda della contribuente era unica, sebbene il suo accoglimento sia stato solo parziale. Pertanto, la Corte d’Appello aveva errato nel ritenere esistente una soccombenza reciproca. La decisione di compensare le spese era, di conseguenza, illegittima perché priva del suo presupposto fondamentale. La Suprema Corte ha quindi cassato la sentenza impugnata, rinviando la causa alla Corte d’Appello in diversa composizione affinché riesamini la questione della compensazione delle spese del secondo grado di giudizio alla luce dei principi enunciati.

Le conclusioni

Questa ordinanza è di grande importanza pratica. Essa chiarisce che ottenere una vittoria ‘non totale’ non significa automaticamente dover rinunciare al rimborso delle spese legali. La parte che vince, anche se solo parzialmente su un’unica domanda, ha diritto, in linea di principio, alla condanna della controparte al pagamento delle spese processuali. La compensazione rimane un’eccezione, applicabile solo in presenza dei precisi presupposti di legge, tra i quali non rientra il semplice accoglimento ridotto di una domanda singola. Questo tutela il diritto di azione e difesa, evitando che il timore di una compensazione delle spese possa scoraggiare i cittadini dal far valere le proprie ragioni in giudizio, anche quando queste siano parzialmente fondate.

L’accoglimento parziale di una domanda giustifica la compensazione delle spese processuali?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’accoglimento in misura ridotta di una domanda articolata in un unico capo non configura una ‘soccombenza reciproca’ e, pertanto, non può da solo giustificare la compensazione delle spese processuali.

Cos’è la ‘soccombenza reciproca’ secondo la Corte?
La soccombenza reciproca si verifica esclusivamente in presenza di una pluralità di domande contrapposte formulate dalle parti (e parzialmente accolte/respinte) oppure in caso di accoglimento parziale di un’unica domanda articolata in più capi distinti.

Cosa succede quando una sentenza viene ‘cassata con rinvio’ per un errore sulla liquidazione delle spese?
La causa viene rinviata alla Corte d’Appello, in diversa composizione, la quale dovrà decidere nuovamente sulla questione delle spese, attenendosi ai principi di diritto stabiliti dalla Corte di Cassazione nella sua ordinanza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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