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Spese processuali: chi paga se la domanda è accolta?

Una farmacia ha richiesto il pagamento di forniture a un’azienda sanitaria. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4982/2024, ha chiarito un importante principio sulla ripartizione delle spese processuali. Anche se il credito viene riconosciuto in misura inferiore a quanto richiesto inizialmente, il creditore non può essere considerato la parte soccombente e non deve essere condannato al pagamento delle spese legali. La decisione si concentra sul corretto criterio di valutazione della soccombenza nei giudizi di opposizione a decreto ingiuntivo.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Spese processuali: chi paga se la domanda del creditore è solo parzialmente accolta?

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale nella gestione del contenzioso: la corretta ripartizione delle spese processuali quando un creditore vince la causa ma ottiene meno di quanto richiesto. La decisione chiarisce che il creditore, il cui diritto viene comunque riconosciuto, non può essere considerato la parte che perde e, di conseguenza, non può essere condannato a pagare le spese legali della controparte. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso: La Controversia tra Farmacia e Azienda Sanitaria

La vicenda ha origine da un decreto ingiuntivo ottenuto da una farmacia nei confronti di un’Azienda Sanitaria Locale (ASL) per il pagamento di circa 85.000 euro, a titolo di corrispettivo per forniture di medicinali. Oltre alla somma capitale, la farmacia aveva ottenuto il riconoscimento degli interessi moratori più elevati, previsti per le transazioni commerciali.

L’ASL si era opposta al decreto, sostenendo che il rapporto con le farmacie non avesse natura di transazione commerciale e che, pertanto, fossero dovuti solo gli interessi al tasso legale, notevolmente inferiori. Mentre il Tribunale in primo grado aveva dato ragione alla farmacia, la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione: pur condannando l’ASL a pagare la somma capitale, aveva revocato il decreto ingiuntivo e riconosciuto solo gli interessi legali. Sorprendentemente, la Corte d’Appello aveva anche condannato la farmacia a pagare metà delle spese legali di entrambi i gradi di giudizio.

La Questione delle Spese Processuali in Cassazione

La farmacia ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sollevando due questioni principali. La prima, e più importante, riguardava l’ingiusta condanna al pagamento delle spese processuali. La farmacia sosteneva che, avendo visto riconosciuto il proprio credito principale, non poteva essere considerata la parte soccombente (perdente). Al massimo, si sarebbe potuta configurare una soccombenza reciproca, con conseguente compensazione delle spese, ma non una condanna a suo carico.

Il secondo motivo di ricorso, respinto dalla Corte, riguardava il presunto ‘giudicato esterno’, ovvero l’esistenza di una precedente sentenza definitiva tra le stesse parti che avrebbe già risolto la questione degli interessi. La Cassazione ha respinto questo motivo per una ragione formale: la prova del giudicato non era stata fornita correttamente, mancando la certificazione ufficiale della cancelleria richiesta dalla legge.

Il Principio di Diritto sulle Spese Processuali

La Corte di Cassazione ha accolto il primo motivo, affermando un principio fondamentale per la gestione delle spese processuali. La valutazione della soccombenza deve essere fatta in base all’esito finale complessivo della lite, non solo sulla base della revoca del decreto ingiuntivo. Se il creditore, all’esito del giudizio di opposizione, ottiene la conferma del proprio diritto di credito, anche se per un importo inferiore a quello inizialmente richiesto, non può essere considerato soccombente.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che la parte sostanzialmente sconfitta è l’opponente (l’ASL, in questo caso), la cui opposizione ha portato solo a una riduzione degli importi accessori (gli interessi) ma non ha intaccato il diritto al pagamento della somma capitale. La revoca del decreto ingiuntivo è una conseguenza procedurale dell’accoglimento, anche parziale, dell’opposizione, ma non trasforma il creditore in parte perdente.

Il creditore che vede riconosciuto il proprio credito, sebbene in parte ridotto, è comunque la parte vittoriosa. Pertanto, non può essere condannato a pagare neppure una frazione delle spese legali della controparte. Il giudice, in casi di accoglimento parziale della domanda, ha la facoltà di compensare le spese (cioè, ogni parte paga le proprie), ma non di porle a carico della parte il cui diritto è stato, in sostanza, accertato.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza d’appello nella parte relativa alla condanna sulle spese. Decidendo direttamente nel merito, ha riformulato la ripartizione dei costi dei precedenti gradi di giudizio, compensandoli per metà e ponendo la restante metà a carico dell’ASL. Questa ordinanza fornisce un’indicazione chiara e netta: l’esito sostanziale della controversia prevale sugli aspetti formali. Un creditore che ha ragione sul merito della pretesa, anche se non sulla sua intera quantificazione, non deve temere di essere penalizzato con la condanna alle spese legali.

Se ottengo un decreto ingiuntivo ma in seguito il giudice mi riconosce solo una parte della somma, devo pagare le spese processuali?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il creditore il cui diritto viene confermato, anche se per un importo inferiore, non è la parte soccombente (perdente) e quindi non può essere condannato a pagare le spese legali della controparte. Al massimo, il giudice può decidere di compensare le spese.

Come si prova in un processo che una sentenza precedente è diventata definitiva (passata in giudicato)?
Per provare l’esistenza di un giudicato esterno, è necessario produrre una copia della sentenza munita della specifica certificazione rilasciata dal Cancelliere del tribunale, che attesti il suo passaggio in giudicato, come previsto dall’art. 124 delle disposizioni di attuazione del codice di procedura civile. Un semplice certificato di mancata proposizione dell’appello non è sufficiente.

La revoca del decreto ingiuntivo nel giudizio di opposizione significa automaticamente che il creditore ha perso la causa?
No. La revoca del decreto ingiuntivo è una conseguenza procedurale dell’accoglimento, anche solo parziale, dell’opposizione. La valutazione su chi ha vinto o perso deve basarsi sull’esito finale della lite sul diritto di credito. Se il credito viene confermato, anche in parte, il creditore è considerato la parte vittoriosa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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