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Spese legali: il divieto di reformatio in pejus

In una causa per una donazione nulla tra familiari, il figlio appellante ottiene una riduzione della somma da restituire ma si vede aumentare le spese legali del primo grado. La Corte di Cassazione interviene, ribadendo che, in assenza di appello incidentale, la statuizione sulle spese legali non può essere peggiorata per chi ha impugnato la sentenza. Viene così cassata la decisione d’appello sul punto specifico delle spese, applicando il principio del divieto di “reformatio in pejus”.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto di Famiglia, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Spese Legali: la Cassazione fissa i paletti sul potere del giudice d’appello

Quando si impugna una sentenza, l’obiettivo è migliorarne l’esito. Ma cosa succede se, pur ottenendo una vittoria parziale nel merito, ci si ritrova con una condanna più pesante per le spese legali del primo grado? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale del processo civile: il divieto di reformatio in pejus, un principio che tutela l’appellante da un inaspettato peggioramento della propria posizione proprio in relazione alle spese.

I Fatti: Una Donazione Familiare e la Controversia Legale

La vicenda nasce da una dazione di denaro di oltre 58.000 euro da un padre al proprio figlio, effettuata tramite un vaglia postale circolare. Il denaro proveniva da un conto cointestato tra il padre e sua moglie. Dopo il decesso del genitore, la sorella del beneficiario, in qualità di amministratrice di sostegno della madre, agiva in giudizio sostenendo che tale trasferimento fosse una donazione nulla per difetto di forma solenne (l’atto pubblico richiesto dalla legge).

Il Tribunale di primo grado accoglieva la domanda, dichiarava la nullità della donazione e condannava il figlio a restituire l’intera somma.

La Decisione della Corte d’Appello e il nodo delle spese legali

Il figlio proponeva appello e la Corte territoriale riformava parzialmente la sentenza. I giudici riducevano la somma da restituire a circa 39.000 euro, tenendo conto della quota di comproprietà del padre sul conto e dei diritti ereditari della madre. Fin qui, un successo per l’appellante.

Tuttavia, nel ridefinire le spese legali di entrambi i gradi di giudizio, la Corte d’Appello compensava parzialmente le spese ma, di fatto, condannava l’appellante a pagare per il primo grado una somma superiore a quella stabilita in origine dal Tribunale. Ciò avveniva nonostante la controparte non avesse presentato un appello specifico su tale punto (appello incidentale).

Il Ricorso in Cassazione e il divieto di reformatio in pejus sulle spese legali

Il figlio ricorreva quindi in Cassazione, lamentando proprio questa anomalia. Il suo secondo motivo di ricorso si concentrava sulla violazione del principio secondo cui l’impugnazione può solo giovare, e non nuocere, a chi la propone (divieto di reformatio in pejus), specialmente riguardo al capo autonomo della sentenza che statuisce sulle spese legali.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il motivo, fornendo una motivazione chiara e di grande rilevanza pratica. I giudici hanno affermato che, sebbene il giudice d’appello che riforma parzialmente una sentenza abbia il potere di riconsiderare la ripartizione delle spese dell’intero giudizio, tale potere incontra un limite invalicabile nel divieto di reformatio in pejus.

In altre parole, la condanna alle spese del primo grado costituisce un capo autonomo della sentenza. Se la parte che ne trae vantaggio non lo impugna a sua volta, il giudice d’appello non può peggiorare la posizione dell’appellante su quel punto. Nel caso specifico, la Corte d’Appello, pur riducendo la condanna nel merito, aveva aumentato l’onere economico per le spese legali del primo grado a carico dell’appellante. Questo, secondo la Cassazione, costituisce una violazione del principio, poiché la riforma è avvenuta in peius (in peggio) per l’appellante su un capo della sentenza non oggetto di impugnazione da parte della controparte.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza rafforza un importante principio di garanzia per chi decide di impugnare una sentenza. La decisione sulle spese legali non è una mera appendice della decisione di merito, ma una statuizione con una sua autonomia. La sua modifica in appello, in assenza di una specifica contestazione dalla controparte, non può mai tradursi in un danno per chi ha promosso il giudizio di secondo grado. La sentenza viene quindi cassata sul punto, e le spese del primo grado vengono liquidate nell’importo originariamente stabilito, a tutela del diritto di difesa e della logica stessa del sistema delle impugnazioni.

Se una sentenza viene parzialmente riformata in appello, il giudice può modificare la condanna alle spese legali del primo grado?
Sì, il giudice d’appello ha il potere di rideterminare la ripartizione delle spese di lite. Tuttavia, non può peggiorare la posizione dell’appellante riguardo alle spese del primo grado se la controparte non ha presentato un appello specifico (incidentale) su quel punto.

Cosa significa “divieto di reformatio in pejus” in relazione alle spese legali?
Significa che la parte che impugna una sentenza non può, per effetto della sua stessa impugnazione, trovarsi in una posizione peggiore riguardo alla condanna alle spese. Se l’altra parte non contesta la decisione sulle spese, quella decisione non può essere modificata in senso sfavorevole all’appellante.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la decisione sulle spese della Corte d’Appello?
Perché la Corte d’Appello, pur avendo accolto parzialmente l’appello nel merito, aveva condannato l’appellante a pagare un importo per le spese del primo grado quantitativamente superiore a quello stabilito dalla sentenza originale. Questa decisione ha violato il divieto di reformatio in pejus ed è stata considerata una statuizione extrapetizione (oltre i limiti della domanda), poiché mancava un appello della controparte su quel punto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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