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Spese legali: chi paga se la domanda è accolta solo in parte?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8842/2024, ha chiarito un importante principio in materia di spese legali. Anche se la richiesta di pagamento di un creditore viene accolta in misura ridotta in appello, il debitore condannato al pagamento, seppur di una somma inferiore, resta la parte soccombente. Di conseguenza, non può essere il creditore (parte parzialmente vittoriosa) a dover rimborsare le spese legali al debitore. Al massimo, il giudice può disporre una compensazione parziale delle spese, ponendo la restante parte a carico del soccombente.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Spese Legali: La Cassazione chiarisce chi paga in caso di vittoria parziale

Una delle domande più frequenti in ambito legale è: se vinco una causa ma il giudice mi riconosce meno di quanto avevo chiesto, chi paga le spese legali? La Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 8842 del 3 aprile 2024, ha fornito una risposta chiara, consolidando un principio fondamentale in materia di soccombenza e ripartizione dei costi processuali.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine da un decreto ingiuntivo ottenuto da un’azienda fornitrice nei confronti di una ditta di termoidraulica per il pagamento di circa 4.500 euro per forniture risalenti a diversi anni prima. La ditta cliente si opponeva al decreto, sostenendo di aver già saldato interamente il proprio debito.

Il Tribunale di primo grado dava ragione al fornitore, confermando il decreto ingiuntivo e condannando la ditta cliente al pagamento delle spese processuali.

In appello, la situazione cambiava parzialmente. La Corte d’Appello, riformando la prima sentenza, riduceva significativamente l’importo dovuto a circa 2.100 euro. Tuttavia, in merito alle spese legali, decideva di compensarle per metà per entrambi i gradi di giudizio, ponendo la restante metà a carico della ditta appellante (il cliente). La motivazione dei giudici d’appello si basava sull’idea che, essendo la pretesa iniziale stata dimezzata, fosse giusto dividere i costi.

Insoddisfatta di dover comunque pagare parte delle spese, la ditta cliente ricorreva in Cassazione, sostenendo di essere la parte ‘totalmente vittoriosa’ in appello e che, pertanto, tutte le spese avrebbero dovuto gravare sul fornitore.

La Decisione della Corte di Cassazione e la gestione delle spese legali

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando, seppur con una motivazione giuridica più rigorosa, la correttezza sostanziale della decisione d’appello. I giudici hanno chiarito che l’accoglimento solo parziale di una domanda non trasforma automaticamente la parte che ha ottenuto meno di quanto richiesto in una parte soccombente.

Il punto centrale della decisione si fonda su un importante principio espresso dalle Sezioni Unite della Cassazione (sentenza n. 32061/2022): l’accoglimento di una domanda in misura ridotta non dà luogo a ‘reciproca soccombenza’. La parte che ha intentato la causa e ha ottenuto una condanna a proprio favore, anche se per un importo inferiore, rimane la parte vittoriosa. Di contro, la parte condannata al pagamento, seppur di una somma minore, è e resta la parte soccombente.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che il principio fondamentale che regola le spese legali è quello della causalità: le spese del processo gravano su chi ha dato causa al giudizio con il proprio comportamento inadempiente. Nel caso di specie, la ditta cliente, non pagando una parte del dovuto, ha costretto il fornitore ad agire in giudizio. Anche se il debito accertato era inferiore a quello inizialmente richiesto, l’obbligo di pagamento sussisteva, e quindi la causa del contenzioso era imputabile al debitore.

Secondo la Cassazione, condannare la parte parzialmente vittoriosa (il creditore) a pagare le spese della controparte soccombente (il debitore) sarebbe una palese violazione di questo principio. Un tale esito, inoltre, potrebbe scoraggiare chi ha ragione dal far valere i propri diritti in tribunale per timore di essere poi condannato alle spese.

La legge (art. 92 c.p.c.) consente al giudice, in casi come questo, di giustificare una compensazione totale o parziale delle spese, ma non una condanna della parte vittoriosa a favore di quella soccombente. La Corte d’Appello, pur motivando in modo non del tutto preciso, ha di fatto applicato correttamente questo principio: ha compensato metà delle spese e ha posto la restante parte a carico del soccombente, ovvero il debitore. La decisione era quindi, nel suo risultato finale, corretta.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un concetto cruciale per chiunque si trovi ad affrontare un contenzioso civile per il recupero di un credito. Vincere ‘un po’ meno’ di quanto si era sperato non significa perdere. La parte che ottiene una sentenza di condanna a proprio favore è vittoriosa e ha diritto, di norma, al rimborso delle spese legali. Il debitore che riesce a ottenere uno ‘sconto’ in tribunale sull’importo dovuto è comunque considerato la parte che ha perso la causa e, di conseguenza, sarà tenuto a sostenere i costi del processo, salvo diversa valutazione del giudice che può disporre una compensazione parziale o totale. Questo orientamento garantisce una maggiore certezza del diritto e tutela il diritto di agire in giudizio per la difesa dei propri interessi.

Se in una causa ottengo un pagamento inferiore a quello che avevo chiesto, devo pagare le spese legali della controparte?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la parte che ottiene una condanna a proprio favore, anche se per un importo ridotto, è considerata vittoriosa. Pertanto, non può essere condannata a pagare le spese legali della parte soccombente (chi è stato condannato a pagare).

Cosa significa ‘compensazione delle spese legali’?
La compensazione delle spese è una decisione del giudice con cui stabilisce che ogni parte debba farsi carico delle proprie spese legali, in tutto o in parte. Può essere disposta quando vi è una soccombenza reciproca o quando sussistono altre gravi ed eccezionali ragioni, come nel caso di accoglimento parziale della domanda.

Chi è considerato ‘parte soccombente’ se una domanda viene accolta solo in parte?
La parte soccombente è quella che, all’esito finale del giudizio, è risultata inadempiente e ha dato causa al processo. Nel caso esaminato, anche se il debito è stato ridotto, il debitore condannato a pagare la somma residua è considerato la parte soccombente, mentre il creditore è la parte vittoriosa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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