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Spese giudizio divisione: chi paga in caso di pignoramento?

Una sentenza del Tribunale di Torino chiarisce la ripartizione delle spese nel giudizio di divisione di un immobile cointestato, scaturito da un pignoramento a carico di uno solo dei comproprietari. Il provvedimento stabilisce un doppio criterio: il debitore, per il principio di soccombenza, deve rimborsare integralmente le spese legali ai creditori che hanno agito. Le spese funzionali alla divisione (es. CTU), invece, vengono poste a carico della massa e ripartite tra tutti i comproprietari in base alle rispettive quote, poiché rispondono a un interesse comune.

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Spese Giudizio Divisione: Come si Ripartiscono in caso di Esecuzione Forzata?

La gestione delle spese giudizio divisione rappresenta una questione complessa, specialmente quando il procedimento nasce non dalla volontà dei comproprietari, ma dalla necessità di un creditore di pignorare la quota di uno di essi. Una recente sentenza del Tribunale di Torino offre un’analisi chiara e dettagliata sui criteri di ripartizione dei costi, distinguendo tra le spese causate dall’inadempimento del debitore e quelle sostenute nell’interesse comune di tutti i contitolari. Questo articolo analizza la decisione, fornendo un quadro pratico per comprendere chi paga cosa in queste situazioni.

I Fatti del Caso: Divisione Immobiliare e Creditori

Il caso esaminato dal Tribunale ha origine dall’azione di alcuni creditori procedenti contro un debitore, comproprietario al 50% di diversi immobili. Poiché non era possibile procedere alla vendita forzata della sola quota, i creditori hanno avviato, come previsto dalla legge, un giudizio di divisione per sciogliere la comunione tra il loro debitore e l’altro comproprietario, estraneo al debito. A questo procedimento hanno partecipato sia i creditori (attori), sia il debitore (rimasto contumace), sia il comproprietario non esecutato e altri creditori intervenuti. Approvato il progetto di divisione, la causa è giunta a decisione per la sola regolamentazione delle spese processuali.

La Questione Legale: Chi Paga le Spese del Giudizio di Divisione?

Il nodo centrale della controversia era stabilire come dovessero essere ripartite le spese legali e processuali. Dovevano essere addossate interamente al debitore esecutato, la cui inadempienza aveva dato origine a tutto il procedimento? Oppure dovevano essere divise tra i comproprietari in base alle loro quote, trattandosi di un giudizio di divisione? O ancora, era necessario adottare un criterio misto? La risposta del giudice si fonda su un’attenta applicazione dei principi giurisprudenziali consolidati.

Le Motivazioni della Decisione del Tribunale

Il Tribunale ha basato la sua decisione su un doppio binario, distinguendo la natura e la finalità delle diverse tipologie di spese sostenute, in linea con l’orientamento della Corte di Cassazione.

Il Principio della Soccombenza a Carico del Debitore

In primo luogo, il giudice ha stabilito che i rapporti tra il debitore esecutato e tutti i creditori (sia quelli che hanno iniziato la causa sia quelli intervenuti) sono regolati dal principio della soccombenza. Il ‘comportamento antigiuridico’ del debitore, ovvero il suo inadempimento, ha costretto i creditori a intraprendere un’azione legale per soddisfare il proprio credito. La partecipazione al giudizio di divisione non è una scelta per i creditori, ma una tappa obbligata imposta dall’inadempienza altrui. Di conseguenza, il debitore è considerato la parte ‘soccombente’ e deve rimborsare per intero tutte le spese di lite sostenute dai creditori, inclusi compensi legali, spese forfettarie, CPA e IVA.

Il Principio del Comune Interesse tra i Comproprietari

In secondo luogo, per le spese necessarie a condurre il giudizio alla sua ‘fisiologica conclusione’, vale un principio diverso: quello dell’imputazione alla massa. Si tratta di costi oggettivamente sostenuti per realizzare la divisione, come gli oneri per la Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), che servono a valutare e dividere concretamente i beni. Poiché lo scioglimento della comunione va a vantaggio di tutti i comproprietari, queste spese rispondono a un ‘interesse comune’. Pertanto, devono essere poste a carico della massa e ripartite tra i condividenti in proporzione alle rispettive quote. Nel caso di specie, essendo le quote del 50%, tali costi sono stati divisi a metà tra il debitore esecutato e il comproprietario non debitore.

Le Conclusioni: Ripartizione Chiara delle Spese

La sentenza del Tribunale di Torino traccia una linea netta e coerente per la gestione delle spese giudizio divisione in contesti esecutivi. Il debitore è l’unico responsabile dei costi generati dal suo inadempimento e deve quindi risarcire i creditori per le loro spese legali. D’altro canto, i costi intrinsecamente legati all’operazione di divisione, che avvantaggia tutti i contitolari, vengono equamente ripartiti tra di loro. Questa decisione non solo riafferma principi giuridici consolidati, ma fornisce anche un’indicazione pratica fondamentale per creditori, debitori e comproprietari coinvolti in simili procedure, garantendo che ogni parte sostenga solo i costi direttamente riconducibili alla propria posizione e al proprio interesse nel procedimento.

In un giudizio di divisione causato da un pignoramento, chi paga le spese legali dei creditori?
Le spese legali dei creditori (sia quelli che hanno promosso la causa sia quelli intervenuti) sono poste interamente a carico del debitore esecutato. Questo perché il suo inadempimento è considerato la causa scatenante dell’intero procedimento giudiziario, applicando il principio della soccombenza.

Le spese per la perizia tecnica (CTU) come vengono divise tra il debitore e il comproprietario non esecutato?
Le spese della CTU e altri oneri simili, essendo funzionali a realizzare la divisione nell’interesse comune di tutti i comproprietari, vengono poste a carico della massa e ripartite tra i condividenti in proporzione alle rispettive quote (nel caso di specie, al 50% ciascuno).

Perché il debitore esecutato è condannato a pagare tutte le spese dei creditori?
Il debitore è condannato a pagare integralmente le spese dei creditori perché il suo ‘ingiustificato comportamento’ (l’inadempimento del debito) ha costretto i creditori a partecipare al giudizio di divisione per poter soddisfare il loro diritto. Non avendo i creditori un interesse diretto alla divisione in sé, ma solo al recupero del credito, i costi da loro sostenuti sono una conseguenza diretta della condotta del debitore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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