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Spese elettorali: obbligo di dichiarazione per tutti

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 27148/2024, ha confermato la sanzione amministrativa a carico di un candidato per la mancata presentazione della dichiarazione delle spese elettorali. La Corte ha stabilito che l’obbligo di presentare il rendiconto sussiste per tutti i candidati, anche per coloro che non hanno sostenuto spese né ricevuto contributi. La finalità della norma è garantire la massima trasparenza del finanziamento delle campagne elettorali. L’affidamento al proprio gruppo politico o la presunta buona fede non costituiscono una valida esimente.

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Pubblicato il 25 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Obbligo di Dichiarazione Spese Elettorali: Anche a Zero, la Trasparenza è d’Obbligo

L’obbligo di rendicontazione delle spese elettorali rappresenta un pilastro per la trasparenza e la correttezza delle competizioni democratiche. Ma cosa succede se un candidato non sostiene alcuna spesa? È comunque tenuto a presentare una dichiarazione? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito una risposta chiara e inequivocabile, ribadendo la natura formale e imprescindibile di questo adempimento.

I Fatti del Caso: Una Sanzione per Omessa Dichiarazione

Un candidato alle elezioni veniva sanzionato dal Collegio Regionale di Garanzia Elettorale con una multa di oltre 25.000 euro per non aver depositato il rendiconto dei contributi ricevuti e delle spese elettorali sostenute, né la dichiarazione sostitutiva di non averne avute. Il candidato si opponeva alla sanzione, sostenendo di non aver personalmente gestito alcuna spesa e di essersi affidato al proprio gruppo politico. La sua difesa si basava su due punti principali: la tardività della diffida-contestazione da parte del Collegio e la sua buona fede, che avrebbe dovuto essere provata tramite testimonianza.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello rigettavano le sue ragioni, confermando la legittimità della sanzione. Il caso è quindi approdato in Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del candidato, confermando le decisioni dei giudici di merito. I giudici hanno chiarito che l’obbligo di dichiarazione è un dovere formale che grava su ogni singolo candidato, a prescindere dal fatto che abbia effettivamente sostenuto costi o ricevuto finanziamenti.

L’Obbligo di Trasparenza sulle Spese Elettorali

Il fulcro della normativa in materia di spese elettorali è la trasparenza. La legge mira a consentire un controllo efficace sulle fonti di finanziamento delle campagne politiche. Per questo motivo, ogni candidato, eletto o meno, deve presentare una dichiarazione. Se non sono state sostenute spese o ricevuti contributi, il candidato è tenuto a presentare una dichiarazione negativa. Questo adempimento non può essere delegato a terzi, nemmeno al proprio partito.

La Validità della Procedura Sanzionatoria

La Corte ha inoltre respinto la doglianza relativa alla presunta tardività della diffida. I giudici hanno spiegato che la diffida in materia elettorale ha una duplice funzione: avvertire il trasgressore della pendenza del procedimento e, al contempo, offrirgli la possibilità di sanare l’illecito presentando la documentazione richiesta. Essendo il candidato già a conoscenza della procedura, non è necessaria un’ulteriore e distinta contestazione formale dell’illecito, come previsto dalla disciplina generale sulle sanzioni amministrative (L. 689/81), dalla quale la normativa elettorale deroga specificamente.

Le motivazioni della Corte

Le motivazioni della Cassazione si fondano su una consolidata giurisprudenza. L’obbligo di attestare la situazione patrimoniale e le spese sostenute per la campagna elettorale, anche attraverso una dichiarazione negativa, è essenziale per garantire la trasparenza delle fonti di finanziamento. Questa esigenza impone che tutti i candidati, senza eccezioni, adempiano a tale dovere.

La Corte ha sottolineato che anche nei “casi limite”, come quello di un candidato che non ha speso nulla e non si è avvalso di mezzi del partito, l’obbligo di dichiararlo in forma solenne persiste. L’ignoranza della legge o l’affidamento a rassicurazioni di terzi non possono scusare il mancato adempimento. La responsabilità è personale e non delegabile.

Infine, la richiesta di ammettere una prova testimoniale è stata correttamente ritenuta superflua dalla Corte d’Appello. L’obbligo è di natura formale e la prova di non aver sostenuto spese non sana l’omissione della dichiarazione stessa, che era l’adempimento richiesto dalla legge.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un principio fondamentale per chiunque partecipi a una competizione elettorale: la trasparenza non ammette deroghe né scorciatoie. L’obbligo di dichiarare le spese elettorali è un dovere personale, formale e non delegabile. Anche in assenza totale di movimenti finanziari, la presentazione di una dichiarazione negativa è un atto necessario per confermare la correttezza del proprio operato di fronte agli elettori e agli organi di controllo. La decisione serve da monito: la buona fede non può essere invocata per giustificare la violazione di un obbligo di legge così cruciale per la salute del sistema democratico.

Un candidato che non sostiene spese elettorali è comunque obbligato a presentare la dichiarazione?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che l’obbligo di presentare la dichiarazione sussiste per tutti i candidati, anche per coloro che non hanno sostenuto spese né ricevuto contributi. In tal caso, devono presentare una dichiarazione negativa, attestando formalmente l’assenza di spese e finanziamenti.

Affidarsi al proprio partito politico per gli adempimenti burocratici esonera il candidato da responsabilità?
No, l’obbligo di presentare la dichiarazione delle spese elettorali è un dovere personale del candidato e non può essere delegato a terzi, incluso il proprio partito politico. La responsabilità per l’omissione ricade direttamente sul candidato, e l’affidamento a rassicurazioni di altri non costituisce una valida esimente.

La notifica tardiva della diffida da parte del Collegio di Garanzia Elettorale rende nulla la sanzione?
No, secondo la Corte, la normativa speciale in materia elettorale prevale su quella generale. La diffida ha la duplice funzione di avvertire il candidato e dargli la possibilità di sanare l’illecito. Essendo il candidato già a conoscenza dell’obbligo e della procedura, una presunta tardività della diffida, secondo i termini della legge generale, non invalida la sanzione irrogata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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