LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Spese di resistenza: quando l’assicurazione non paga

Un medico, assolto in una causa per responsabilità professionale, ha richiesto il rimborso delle spese di resistenza alla propria assicurazione. La Cassazione ha respinto il ricorso, confermando la validità della clausola che esclude il rimborso per legali non designati dalla compagnia. Decisiva la scelta dell’assicurato di nominare un proprio difensore senza aver prima formalmente richiesto e ottenuto un diniego di assistenza legale da parte dell’assicuratore.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Spese di Resistenza e Assicurazione: La Cassazione Chiarisce i Limiti del Rimborso

Quando un professionista viene citato in giudizio, una delle prime preoccupazioni riguarda i costi della difesa. Le cosiddette spese di resistenza rappresentano un onere significativo, ma cosa accade se la polizza assicurativa contiene clausole specifiche sulla gestione della lite? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito un’importante chiarimento, stabilendo che la scelta autonoma di un legale da parte dell’assicurato può precludere il diritto al rimborso, anche in caso di vittoria processuale.

I Fatti del Caso: Un Medico e Due Polizze Assicurative

La vicenda ha origine da una causa di risarcimento danni per responsabilità medica intentata contro un gastroenterologo e la struttura sanitaria presso cui operava. Il medico, risultato completamente estraneo ai fatti e quindi assolto, aveva sostenuto ingenti spese legali per difendersi.

Egli era coperto da una propria polizza di responsabilità civile, stipulata come ‘assicurazione a secondo rischio’, ovvero operante solo dopo l’esaurimento del massimale della polizza principale, quella della struttura sanitaria. Una volta concluso vittoriosamente il giudizio, il professionista ha citato in causa la propria compagnia assicurativa per ottenere il rimborso delle spese di resistenza sostenute.

La Controversia Giudiziaria e il Patto di Gestione della Lite

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello hanno respinto la richiesta del medico. La decisione dei giudici di secondo grado si è fondata su una specifica clausola del contratto di assicurazione, nota come ‘patto di gestione della lite’. Questa clausola prevedeva che l’assicuratore non fosse tenuto a rimborsare le spese per legali non designati direttamente dalla compagnia.

Il medico ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la Corte d’Appello avesse basato la sua decisione su un fatto errato, ossia che egli avesse rifiutato un’offerta di assistenza legale da parte della compagnia. Al contrario, il professionista affermava di aver richiesto assistenza, ma che questa gli era stata negata proprio perché la sua polizza era ‘a secondo rischio’.

Le spese di resistenza secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso del medico inammissibile, non perché la sua ricostruzione dei fatti fosse errata, ma perché il suo ricorso non si confrontava correttamente con la reale motivazione della sentenza d’appello. I giudici di legittimità hanno chiarito che la Corte territoriale non aveva affermato che il medico avesse rifiutato un’offerta di assistenza legale. Piuttosto, aveva evidenziato che, una volta informato dalla propria assicurazione che la sua copertura era ‘a secondo rischio’, il medico avrebbe dovuto rivolgersi all’assicuratore principale (quello della struttura sanitaria) per la gestione della lite.

Le motivazioni della decisione

La motivazione centrale della Corte Suprema risiede nella validità ed efficacia del ‘patto di gestione della lite’. Questa clausola, perfettamente legittima e compatibile con l’articolo 1917 del codice civile, attribuisce all’assicuratore il diritto di gestire la controversia. La scelta dell’assicurato di nominare autonomamente un proprio difensore, senza aver prima formalmente richiesto e ricevuto un diniego scritto di assistenza da parte della propria compagnia, costituisce una violazione di tale patto. Di conseguenza, la compagnia è legittimata a rifiutare il rimborso delle spese legali.
La documentazione prodotta dal medico, inoltre, dimostrava solo l’avvenuta denuncia del sinistro, ma non una formale richiesta di assistenza legale né un esplicito rifiuto da parte dell’assicuratore. Mancando questi passaggi fondamentali, la scelta di agire con un proprio legale è ricaduta interamente a suo rischio e costo.

Le conclusioni: implicazioni pratiche per gli assicurati

Questa ordinanza offre una lezione fondamentale per tutti i professionisti e gli assicurati. Prima di nominare un proprio avvocato di fiducia in una causa coperta da assicurazione, è imperativo seguire una procedura precisa:
1. Leggere attentamente la polizza, con particolare attenzione alle clausole sulla gestione della lite.
2. Inviare una comunicazione formale (raccomandata A/R o PEC) alla compagnia assicurativa, denunciando il sinistro e richiedendo esplicitamente l’attivazione della copertura per l’assistenza legale.
3. Procedere con la nomina di un legale di fiducia solo dopo aver ricevuto un rifiuto scritto e motivato da parte dell’assicurazione.
Agire diversamente, come dimostra questo caso, espone al concreto rischio di dover sostenere interamente le spese legali, anche se si risulta vincitori nel merito della causa.

L’assicurazione deve sempre rimborsare le spese di resistenza all’assicurato che viene assolto?
No. Secondo la Corte, se la polizza contiene un ‘patto di gestione della lite’, l’assicurazione non è tenuta al rimborso se l’assicurato sceglie un proprio legale senza che questo sia stato designato o approvato dalla compagnia assicurativa.

Una clausola che esclude il rimborso delle spese legali per avvocati non scelti dall’assicuratore è valida?
Sì. La Corte ha confermato che il ‘patto di gestione della lite’ è perfettamente valido e compatibile con l’art. 1917, comma 3, del codice civile. La scelta dell’assicurato di non avvalersi di tale patto giustifica il rifiuto del rimborso.

Cosa deve fare l’assicurato prima di nominare un proprio avvocato per essere sicuro di ottenere il rimborso delle spese?
L’assicurato deve prima denunciare il sinistro e richiedere formalmente all’assicurazione di fornire assistenza legale. Solo in caso di un rifiuto esplicito da parte della compagnia, l’assicurato può nominare un proprio legale e poi chiederne il rimborso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati