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Spese di lite terzo chiamato: chi paga se la causa è persa

Una società acquirente si oppone a un decreto ingiuntivo per una fornitura, lamentando vizi della merce. La società venditrice si difende e chiama in causa il produttore e l’assicurazione. Persa la causa in tutti i gradi di giudizio, la società acquirente viene condannata a pagare le spese legali di tutte le parti, inclusi i terzi da lei non citati. La Cassazione conferma che, in base al principio di causalità, chi avvia una causa che si rivela infondata deve sostenere le spese di lite del terzo chiamato, poiché il suo coinvolgimento è diretta conseguenza dell’azione iniziale.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Spese di lite terzo chiamato: Chi Paga se la Domanda Principale Viene Rigettata?

Quando si avvia una causa, una delle preoccupazioni principali riguarda i costi. Ma cosa succede se la controparte coinvolge un’altra persona o azienda nel processo? Se alla fine si perde la causa, si rischia di dover pagare anche le spese legali di questo terzo soggetto? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha chiarito un punto fondamentale in materia di spese di lite del terzo chiamato, basandosi sul principio di causalità. Analizziamo la vicenda per comprendere le implicazioni pratiche di questa decisione.

I Fatti del Caso

Una società specializzata in tecnologie per l’enologia si opponeva a un decreto ingiuntivo ottenuto da un suo fornitore per il pagamento di circa 80.000 euro, a saldo della fornitura di membrane per il filtraggio del vino. L’azienda acquirente sosteneva che la merce fosse difettosa e inidonea all’uso, chiedendo la risoluzione del contratto e il risarcimento dei danni.

La società fornitrice, convenuta in giudizio, si è difesa e ha deciso di chiamare in causa due soggetti terzi: l’azienda tedesca produttrice delle membrane e la propria compagnia di assicurazioni, per essere garantita (in gergo tecnico, ‘manlevata’) in caso di accoglimento della domanda dell’acquirente.

Il Tribunale prima, e la Corte d’Appello poi, hanno dato torto alla società acquirente, rigettando la sua opposizione e confermando il suo obbligo di pagamento. Di conseguenza, è stata condannata a rimborsare le spese legali non solo al suo fornitore diretto, ma anche alla società produttrice e alla compagnia assicurativa, ovvero i terzi chiamati in causa.

L’acquirente, non soddisfatta, ha presentato ricorso in Cassazione, contestando proprio quest’ultimo punto: perché doveva pagare le spese di soggetti con cui non aveva un rapporto diretto e che non aveva citato lei in giudizio?

La Decisione della Corte e il ruolo delle spese di lite del terzo chiamato

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la decisione dei giudici di merito. Il punto centrale della decisione riguarda l’applicazione del cosiddetto ‘principio di causalità’ nella liquidazione delle spese processuali. Secondo la Suprema Corte, la condanna dell’attore soccombente a pagare le spese di lite del terzo chiamato è corretta e giustificata.

Le Motivazioni: Il Principio di Causalità

Il ragionamento della Corte è lineare. Chi ha dato origine al processo e ha causato la necessità di coinvolgere altre parti? L’attore, ovvero la società acquirente, che ha proposto un’opposizione al decreto ingiuntivo che si è poi rivelata infondata. L’azione della società venditrice (la chiamata in causa del produttore e dell’assicurazione) non è stata un atto arbitrario o palesemente infondato. Al contrario, era una mossa processuale logica e giustificata: se l’acquirente avesse avuto ragione sui vizi del prodotto, la venditrice avrebbe potuto a sua volta rivalersi sul produttore o attivare la polizza assicurativa.

In sostanza, il coinvolgimento dei terzi è stata una conseguenza diretta e necessaria dell’iniziativa giudiziaria dell’attore. Pertanto, nel momento in cui la domanda dell’attore viene respinta, è giusto che egli si faccia carico di tutte le conseguenze economiche del processo che ha inutilmente innescato, comprese le spese legali dei terzi.

L’unica eccezione a questa regola si verifica quando la chiamata in causa del terzo da parte del convenuto si rivela ‘palesemente infondata o arbitraria’. In quel caso, le spese del terzo resterebbero a carico di chi lo ha chiamato. Ma non era questa la situazione, poiché la chiamata era del tutto coerente con le difese svolte.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale per chiunque intenda avviare un’azione legale: la valutazione del rischio non può limitarsi ai soli costi diretti (il proprio avvocato) e a quelli della controparte diretta. Bisogna considerare che la dinamica processuale può ampliarsi, coinvolgendo altri soggetti. Se la propria pretesa si rivela infondata, il principio di causalità e di soccombenza imporrà di farsi carico delle spese legali di tutti i partecipanti al giudizio, la cui presenza sia stata resa necessaria dalla propria azione. Prima di intraprendere una causa, è quindi cruciale una valutazione approfondita e prudente non solo del merito della propria posizione, ma anche delle possibili ramificazioni processuali e dei relativi oneri economici.

Se perdo una causa, devo pagare anche le spese legali di un terzo che non ho citato io direttamente?
Sì, secondo la sentenza, se la tua domanda viene rigettata, devi pagare anche le spese del terzo chiamato in causa dalla controparte. Questo avviene perché si considera che sia stata la tua azione legale, rivelatasi infondata, a causare la necessità di coinvolgere quel terzo nel processo.

Cos’è il “principio di causalità” nella regolazione delle spese legali?
È il criterio secondo cui la parte che ha dato origine a un processo, le cui richieste si sono poi rivelate infondate (l’attore soccombente), deve farsi carico di tutti i costi che ne sono derivati. Ciò include non solo le spese della controparte diretta, ma anche quelle dei terzi il cui coinvolgimento è stato una conseguenza logica e giustificata della lite iniziale.

C’è un’eccezione alla regola che fa pagare le spese del terzo chiamato all’attore che ha perso?
Sì, l’eccezione si verifica quando l’iniziativa del convenuto di chiamare in causa il terzo si rivela ‘manifestamente infondata o palesemente arbitraria’. In questo caso, le spese del terzo rimangono a carico di chi lo ha chiamato in giudizio, anche se la domanda principale dell’attore viene respinta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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