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Spese di lite: quando il giudice può compensarle

Una società ricorre in Cassazione contestando la modalità di svolgimento di un’udienza e la compensazione delle spese di lite in un giudizio di opposizione a precetto. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la piena legittimità dell’udienza a trattazione scritta e ribadendo l’ampio potere discrezionale del giudice di merito nella regolamentazione delle spese di lite, che non è sindacabile in sede di legittimità se non per vizi macroscopici.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Spese di lite: quando il giudice può compensarle?

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta temi cruciali della procedura civile, tra cui la gestione delle spese di lite e la legittimità delle udienze a trattazione scritta. La decisione offre spunti importanti per comprendere i limiti del sindacato della Suprema Corte sulle decisioni discrezionali dei giudici di merito.

I fatti di causa

Una società di servizi proponeva opposizione a un precetto notificatole da una società fornitrice e dal suo legale. La contestazione riguardava la non debenza dell’IVA e l’erroneità del compenso richiesto. Il Giudice di Pace accoglieva parzialmente l’opposizione, rideterminando la somma dovuta.

Non soddisfatta, la società debitrice impugnava la decisione dinanzi al Tribunale, che accoglieva in parte il suo gravame, riducendo ulteriormente l’importo e compensando le spese processuali per tre quarti. A questo punto, la società proponeva ricorso per Cassazione, basandolo su tre motivi principali: uno di natura procedurale e due relativi alla condanna alle spese di lite.

La decisione della Corte di Cassazione e le spese di lite

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, ritenendo i motivi infondati o inammissibili. Vediamo in dettaglio le argomentazioni della Corte.

Analisi del primo motivo: la trattazione scritta è legittima

Il ricorrente lamentava che l’udienza d’appello si fosse svolta con la modalità della “trattazione scritta”, una scelta che a suo dire non sarebbe consentita dall’ordinamento per le udienze di discussione orale. La Cassazione ha respinto questa tesi, affermando un principio consolidato: lo svolgimento di un’udienza di discussione orale in forma scritta è pienamente legittimo. Questa modalità, ampiamente utilizzata anche nel periodo di emergenza pandemica, è considerata idonea a garantire il contraddittorio tra le parti, che è il cuore del giusto processo.

Analisi dei motivi sulle spese di lite: l’insindacabilità della decisione del giudice

I motivi più corposi del ricorso riguardavano la gestione delle spese di lite. Il ricorrente sosteneva che il giudice d’appello avesse errato nel compensare le spese, dato che il suo appello era stato parzialmente accolto mentre quello incidentale della controparte era stato respinto. Inoltre, criticava il criterio di liquidazione, basato su uno scaglione di valore ritenuto troppo basso.

Anche su questo fronte, la Cassazione ha dichiarato i motivi inammissibili. In primo luogo, ha rilevato una “novità della censura”, poiché le argomentazioni specifiche portate in Cassazione non erano state adeguatamente sollevate nel giudizio d’appello. In secondo luogo, e questo è il punto cruciale, la Corte ha ribadito un principio fondamentale: la valutazione delle proporzioni della soccombenza reciproca e la decisione di compensare le spese (totalmente o parzialmente) rientrano nel potere discrezionale del giudice di merito. Questa scelta non è soggetta al sindacato della Corte di Cassazione, a meno che non sia palesemente illogica o arbitraria. Il giudice di merito non è tenuto a rispettare una proporzionalità esatta tra la domanda accolta e le spese poste a carico del soccombente.

le motivazioni

La Corte ha motivato il rigetto del ricorso basandosi su principi giurisprudenziali consolidati. Per quanto riguarda la procedura, ha sottolineato che la trattazione scritta non viola il diritto di difesa, ma rappresenta una modalità alternativa ed efficiente per la gestione del processo, pienamente rispettosa del principio del contraddittorio.
Per quanto concerne le spese di lite, la decisione si fonda sulla natura discrezionale del potere del giudice di merito, sancito dall’art. 92 c.p.c. La Cassazione può intervenire solo in casi di manifesta irragionevolezza, non potendo sostituire la propria valutazione a quella del giudice che ha gestito direttamente il merito della causa. La genericità del motivo, che non specificava nemmeno l’importo originario del precetto, ha contribuito a renderlo inammissibile per violazione del principio di autosufficienza del ricorso.

le conclusioni

In conclusione, l’ordinanza ribadisce due importanti concetti. Primo, le forme processuali moderne, come la trattazione scritta, sono valide se garantiscono il diritto di difesa. Secondo, la regolamentazione delle spese di lite è una prerogativa quasi esclusiva del giudice di merito. Le parti che intendono contestare una decisione sulla compensazione delle spese devono essere consapevoli che le possibilità di successo in Cassazione sono estremamente limitate e circoscritte a vizi di palese illogicità, non potendo la Corte riesaminare il merito della valutazione sulla soccombenza reciproca.

È legittimo svolgere un’udienza di discussione, prevista come orale, attraverso il deposito di note scritte?
Sì, la Corte di Cassazione conferma che è legittimo lo svolgimento dell’udienza di discussione orale in forma scritta, in quanto tale modalità è considerata idonea a garantire il contraddittorio tra le parti, principio fondamentale del giusto processo.

La decisione del giudice di compensare le spese di lite può essere contestata in Cassazione?
Generalmente no. La valutazione sulla proporzione della soccombenza reciproca e la conseguente decisione di compensare le spese rientrano nel potere discrezionale del giudice di merito. Tale decisione non è sindacabile in sede di legittimità, a meno che non sia viziata da un’evidente irragionevolezza o violazione di legge.

Perché un motivo di ricorso sulle spese di lite può essere dichiarato inammissibile?
Un motivo può essere dichiarato inammissibile per diverse ragioni, tra cui la genericità (se non indica con precisione gli elementi su cui si fonda la critica, violando il principio di autosufficienza) o la novità della censura (se solleva una questione non precedentemente discussa nei gradi di merito).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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