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Spese di lite: la Cassazione sulla vittoria parziale

Una società, dopo aver perso una causa di revocatoria fallimentare, ha presentato appello ottenendo una vittoria solo parziale sulla quantificazione degli interessi. Nonostante ciò, la Corte d’Appello l’ha condannata a pagare la maggior parte delle spese di lite. La Corte di Cassazione ha confermato questa decisione, rigettando il ricorso. Secondo la Corte, la parte che risulta sostanzialmente soccombente nel giudizio complessivo, pur ottenendo una lieve riforma della sentenza in appello, può essere legittimamente condannata a rifondere gran parte delle spese legali, in applicazione dei principi di soccombenza e causalità.

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Spese di lite e Vittoria Parziale: La Cassazione Chiarisce Chi Paga

Una delle domande più frequenti in ambito legale è: “Se vinco la causa solo in parte, devo comunque pagare?” La questione della ripartizione delle spese di lite in caso di accoglimento parziale di una domanda o di un appello è un tema complesso. Con l’ordinanza n. 6461/2024, la Corte di Cassazione è tornata sull’argomento, offrendo un’importante precisazione sui principi di soccombenza e causalità, specialmente quando la vittoria è solo marginale. Questo articolo analizza la decisione per capire quando una vittoria parziale può comunque portare a una condanna al pagamento dei costi legali.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine da un’azione di revocatoria fallimentare. Una società di consulenza aveva ricevuto un pagamento da un’azienda cliente poco prima che quest’ultima venisse dichiarata fallita. Il curatore del fallimento ha agito in giudizio per revocare quel pagamento, sostenendo che fosse stato eseguito quando l’azienda era già insolvente e il creditore ne era a conoscenza.

Il Tribunale ha dato ragione al fallimento, dichiarando inefficace il pagamento e condannando la società di consulenza alla restituzione della somma, oltre al pagamento degli interessi e delle spese legali.

La società soccombente ha quindi presentato appello. La Corte d’Appello ha accolto il gravame solo in minima parte, modificando il criterio di calcolo degli interessi dovuti (qualificando il debito come ‘di valuta’ e non ‘di valore’), riducendo così di poco l’importo totale da restituire. Tuttavia, pur riconoscendo questo parziale successo, ha compensato le spese solo per un quinto, condannando l’appellante a pagare i restanti quattro quinti.

Insoddisfatta, la società ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che, avendo ottenuto una riforma parziale della sentenza, non avrebbe potuto essere condannata al pagamento, neppure parziale, delle spese.

La Decisione della Cassazione e la gestione delle spese di lite

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. Il fulcro della decisione si basa su una corretta interpretazione degli articoli 91 e 92 del codice di procedura civile, che regolano appunto la materia delle spese di lite.

L’appellante sosteneva che la giurisprudenza consolidata impedisse la condanna alle spese della parte parzialmente vittoriosa. La Suprema Corte, però, ha chiarito la distinzione fondamentale: un conto è essere l’attore che vince parzialmente la propria domanda, un altro è essere il convenuto, risultato soccombente nel merito, che in appello ottiene solo una lieve modifica della condanna.

In questo caso, la società di consulenza era la parte convenuta nel giudizio originario, e la domanda principale del fallimento (la revocatoria del pagamento) era stata interamente accolta. L’appello proposto dalla società ha inciso solo su un aspetto accessorio (gli interessi), senza intaccare il nucleo della decisione. Di conseguenza, essa rimaneva la parte sostanzialmente soccombente nell’intero contenzioso.

Le Motivazioni

La Corte ha ribadito che il principio cardine è quello della soccombenza, integrato da quello di causalità: le spese gravano sulla parte che, con il suo comportamento, ha dato causa al giudizio. Nel caso di specie, la società di consulenza, avendo ricevuto un pagamento poi legittimamente revocato, era la parte che aveva perso la causa nel merito.

L’accoglimento parziale dell’appello non ha alterato questa realtà sostanziale. La Corte d’Appello, quindi, ha agito correttamente nel:
1. Compensare parzialmente le spese (per 1/5), per dare atto del limitato successo dell’appellante.
2. Porre la restante e maggiore parte delle spese (i 4/5) a carico dello stesso appellante, in quanto parte sostanzialmente sconfitta nella controversia.

La Cassazione ha sottolineato che l’attore la cui domanda viene accolta solo in parte non può essere condannato a rimborsare le spese alla controparte. Tuttavia, il convenuto che ha perso la causa nel merito ma ottiene in appello una marginale riduzione del dovuto non si trova nella stessa posizione. Egli rimane il soggetto che ha perso la lite, e il parziale accoglimento del suo gravame può giustificare, al massimo, una parziale compensazione delle spese, non certo un esonero dal pagarle.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio di fondamentale importanza pratica: vincere un appello solo su punti secondari non garantisce di evitare la condanna alle spese. Il giudice deve sempre valutare l’esito complessivo della lite e identificare la parte che, a conti fatti, è risultata soccombente. Una vittoria ‘di Pirro’ in appello, che riduce solo marginalmente la condanna, non trasforma il soccombente in vincitore. Pertanto, la parte che ha perso la causa nel merito dovrà farsi carico della maggior parte dei costi legali, anche se il suo appello è stato parzialmente accolto.

Se il mio appello viene accolto solo in parte, posso essere comunque condannato a pagare le spese legali?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che se la domanda originale contro di te era fondata e il tuo appello ottiene solo una modifica minore della sentenza (ad esempio, una lieve riduzione dell’importo), rimani la parte sostanzialmente soccombente. Di conseguenza, il giudice può condannarti a pagare la maggior parte delle spese di lite, compensandone solo una piccola frazione.

Qual è il principio che regola la condanna alle spese di lite?
Il criterio principale è quello della ‘soccombenza’, secondo cui chi perde paga. Questo principio è bilanciato dalla possibilità per il giudice, in caso di soccombenza reciproca o di parziale accoglimento della domanda, di compensare le spese in tutto o in parte tra le parti, valutando l’esito complessivo della controversia.

Perché in questo caso la parte che ha vinto parzialmente in appello ha dovuto pagare la maggior parte delle spese?
Perché era la parte convenuta nel primo grado di giudizio e aveva perso sulla questione principale (la revocatoria del pagamento). Il suo successo in appello è stato limitato a un aspetto accessorio (il calcolo degli interessi), il che non ha modificato la sua posizione di parte sostanzialmente sconfitta nell’intera vicenda giudiziaria. La Corte d’Appello ha quindi correttamente applicato il principio di soccombenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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