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Spese di lite: la Cassazione chiarisce i criteri

Un proprietario, dopo aver perso una causa per violazione delle distanze legali, ha impugnato la condanna al pagamento delle spese di lite. La Corte di Cassazione ha corretto la decisione precedente, stabilendo principi chiari sulla ripartizione dei costi. In particolare, ha chiarito che le spese di lite non sono dovute alla parte contumace (assente dal giudizio) e che in caso di più parti difese dallo stesso avvocato, il compenso è unico, seppur maggiorato.

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Spese di lite: la Cassazione stabilisce quando e come si pagano

La gestione delle spese di lite rappresenta un aspetto cruciale di ogni contenzioso. Sapere chi paga, quanto e sulla base di quali criteri è fondamentale per chiunque affronti un percorso giudiziario. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è intervenuta per fare chiarezza su alcuni aspetti controversi, in particolare sulla condanna alle spese a favore di parti contumaci e sulla liquidazione in caso di difesa congiunta. Analizziamo insieme la vicenda e i principi affermati dai giudici.

I fatti del caso: una disputa sulle distanze tra edifici

La vicenda ha origine da una causa civile intentata da un proprietario contro una società costruttrice e i successivi acquirenti di alcuni immobili. L’attore lamentava la violazione delle distanze legali nella costruzione di un nuovo edificio confinante con la sua proprietà, chiedendone la demolizione o, in subordine, il risarcimento dei danni.

Il Tribunale di primo grado aveva parzialmente accolto la domanda, ordinando un arretramento limitato della costruzione. In seguito, la Corte d’Appello, riformando la prima decisione, ha rigettato completamente le richieste del proprietario, condannandolo a rifondere le spese di lite di entrambi i gradi di giudizio a tutte le controparti.

Insoddisfatto non tanto dall’esito della causa nel merito, quanto dalla condanna alle spese, il proprietario ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando questioni specifiche sulla correttezza della liquidazione dei costi processuali.

Le questioni sulle spese di lite davanti alla Cassazione

Il ricorso si concentrava su tre punti principali:

1. Errata valutazione della soccombenza: Il ricorrente sosteneva di non essere stato totalmente soccombente, poiché alcune eccezioni delle controparti erano state respinte in primo grado.
2. Condanna a favore di parti contumaci: Era stata disposta la rifusione delle spese del primo grado anche a favore di alcune parti che non si erano costituite in giudizio, rimanendo contumaci.
3. Liquidazione multipla per difesa unica: Le spese d’appello erano state liquidate separatamente per ciascuno dei resistenti, nonostante fossero difesi dallo stesso avvocato con una posizione processuale identica.

Le motivazioni: i principi sulla condanna alle spese di lite

La Corte di Cassazione ha esaminato i tre motivi, rigettando il primo ma accogliendo, in tutto o in parte, gli altri due. Le sue motivazioni offrono importanti chiarimenti.

Il principio della soccombenza complessiva

Riguardo al primo motivo, la Corte ha ribadito che il principio della soccombenza, che determina chi deve pagare le spese di lite, va valutato in base all’esito finale complessivo della controversia. Essere vittoriosi su questioni procedurali o preliminari non cambia lo status di “parte soccombente” se le domande principali (in questo caso, demolizione e risarcimento) sono state integralmente respinte. La vittoria va considerata nel suo insieme, non per singoli punti.

Nessuna spesa per la parte contumace

Sul secondo motivo, la Corte ha accolto pienamente la doglianza. Ha affermato un principio fondamentale: la condanna alla rifusione delle spese processuali ha lo scopo di ristorare la parte vittoriosa dei costi effettivamente sostenuti per difendersi. Una parte rimasta contumace non svolge attività processuale e, di conseguenza, non sopporta spese legali. Pertanto, non può esserle riconosciuto alcun rimborso. Liquidare le spese a favore di un contumace costituisce una violazione di legge.

Compenso unico per difesa congiunta

Anche il terzo motivo è stato parzialmente accolto. La Cassazione ha confermato che, quando più parti con la stessa posizione processuale sono assistite dallo stesso avvocato, il compenso legale dovuto dalla parte soccombente è unico. La legge prevede la possibilità di un aumento percentuale per ogni parte assistita oltre la prima, ma non la liquidazione di tanti compensi separati quante sono le parti. Questo vale se la difesa è stata unitaria. Nel caso specifico, questo principio è stato applicato per le spese del giudizio di appello, dove la difesa era congiunta, ma non per quelle di primo grado, dove le parti si erano costituite con avvocati diversi.

Le conclusioni: implicazioni pratiche della decisione

Questa ordinanza della Cassazione consolida tre importanti regole pratiche in materia di spese di lite:

1. La valutazione della vittoria è globale: Per determinare chi paga, si guarda all’esito delle domande principali, non ai singoli passaggi del processo.
2. Niente rimborso al contumace: La parte che sceglie di non partecipare al giudizio, anche se risulta vittoriosa, non ha diritto al rimborso delle spese legali perché non ne ha sostenute.
3. Difesa comune, compenso unico: Se un avvocato difende più clienti con la stessa posizione, il giudice deve liquidare un onorario unico, eventualmente maggiorato, e non una parcella per ciascun cliente. Questo principio mira a evitare un’ingiustificata duplicazione dei costi a carico della parte soccombente.

Chi paga le spese di lite se una domanda viene solo parzialmente accolta in primo grado ma poi rigettata in appello?
La parte che paga le spese è quella che risulta soccombente all’esito finale del giudizio. Secondo la sentenza, la soccombenza si valuta rispetto alla domanda principale. Se la richiesta di demolizione o risarcimento viene alla fine completamente respinta, l’attore è considerato la parte soccombente e deve pagare le spese, anche se aveva ottenuto una vittoria parziale in primo grado o su questioni secondarie.

La parte che non si presenta in giudizio (contumace) ha diritto al rimborso delle spese legali se risulta vittoriosa?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la condanna alla rifusione delle spese serve a rimborsare i costi effettivamente sostenuti. Una parte contumace non svolge attività difensiva e quindi non sopporta spese legali. Di conseguenza, non può ottenere alcuna liquidazione a suo favore.

Se più persone sono difese dallo stesso avvocato, le spese vengono liquidate separatamente per ciascuna?
No. Se più parti hanno una posizione processuale identica e sono assistite dallo stesso difensore, il giudice deve liquidare un compenso unico. Tale compenso può essere aumentato in base al numero di parti assistite, secondo quanto previsto dalla normativa, ma non può essere moltiplicato per ogni singola parte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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