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Spese di lite e principio di causalità: la Cassazione

In una complessa controversia su lavori condominiali post-sisma, la Corte di Cassazione ha rigettato sia il ricorso principale dei condomini che quello incidentale del direttore dei lavori. La decisione chiarisce l’applicazione del principio di causalità per le spese di lite: la parte che, perdendo la causa, ha provocato la chiamata in giudizio di un terzo, è tenuta a rimborsare a quest’ultimo le spese legali, anche se non aveva proposto domande dirette nei suoi confronti.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Spese di Lite: Chi Paga Quando si Chiama in Causa un Terzo?

La gestione delle spese di lite rappresenta un aspetto cruciale di ogni contenzioso. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti su come tali spese debbano essere ripartite, specialmente quando una parte chiama in causa un terzo per essere garantita. La decisione si fonda sul principio di causalità, stabilendo che chi perde la causa principale deve farsi carico anche dei costi legali del terzo coinvolto, anche se non ha agito direttamente contro di lui. Analizziamo questa complessa vicenda per comprendere la logica della Corte.

I Fatti: Una Complessa Vicenda di Lavori Condominiali

Il caso nasce da una serie di controversie legali scaturite dai lavori di ristrutturazione e consolidamento di un condominio gravemente danneggiato da un evento sismico. La vicenda ha visto contrapporsi l’impresa edile, i singoli condomini, i direttori dei lavori e una compagnia assicuratrice.

Le cause riunite includevano:
1. La richiesta di pagamento del saldo lavori da parte dell’impresa.
2. L’azione di risarcimento danni dei condomini contro uno dei direttori dei lavori, accusato di aver certificato costi per opere non eseguite.
3. La domanda riconvenzionale del direttore dei lavori per il saldo delle sue competenze e la sua richiesta di chiamare in causa il secondo direttore dei lavori e la propria assicurazione.
4. L’azione del condominio contro l’impresa per la restituzione di somme versate in eccesso.

La Decisione della Corte d’Appello

La Corte d’Appello aveva parzialmente riformato la sentenza di primo grado. Aveva respinto la domanda di risarcimento dei condomini contro il direttore dei lavori, ritenendo che, nonostante un’errata rendicontazione, i condomini non avessero subito un danno economico effettivo, avendo pagato meno del dovuto. Di conseguenza, la Corte aveva compensato le spese di lite tra condomini e direttore dei lavori, data la soccombenza reciproca. Tuttavia, aveva condannato i condomini a pagare le spese legali del secondo direttore dei lavori e della compagnia assicuratrice, in quanto la loro chiamata in causa era stata una conseguenza diretta della domanda (poi respinta) dei condomini stessi.

La Sentenza della Cassazione: il Principio di Causalità sulle Spese di Lite

La Corte di Cassazione ha rigettato sia il ricorso principale dei condomini che quello incidentale del direttore dei lavori, confermando la decisione d’appello.

Le censure dei condomini sulle spese di lite

I condomini contestavano la compensazione delle spese con il primo direttore dei lavori e la loro condanna al pagamento delle spese in favore degli altri soggetti chiamati in causa. La Suprema Corte ha respinto queste doglianze, ribadendo un principio fondamentale in materia di spese di lite: il principio di causalità. Secondo la Corte, la domanda di risarcimento (infondata) promossa dai condomini contro il primo direttore dei lavori è stata la causa diretta che ha reso necessaria la chiamata in giudizio del secondo direttore e dell’assicurazione. Pertanto, essendo la domanda principale stata rigettata, è corretto porre a carico dei condomini, quali attori soccombenti, l’onere delle spese sostenute dai terzi chiamati.

Il ricorso incidentale del direttore dei lavori

Anche il direttore dei lavori aveva impugnato la sentenza, lamentando il mancato riconoscimento di ulteriori compensi e la totale compensazione delle spese. La Cassazione ha ritenuto il suo ricorso infondato, specificando che la sua richiesta economica era carente di specificità e che la decisione sulla compensazione delle spese è un potere discrezionale del giudice di merito, non censurabile in sede di legittimità se non per vizi logici non riscontrati nel caso di specie.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la propria decisione richiamando il consolidato orientamento giurisprudenziale (Cass. n. 2492/2016) secondo cui, in tema di spese sostenute dal terzo chiamato in garanzia, una volta rigettata la domanda principale, il relativo onere va posto a carico della parte soccombente che ha provocato e giustificato la chiamata in garanzia. Questo avviene in applicazione del principio di causalità, a prescindere dal fatto che l’attore soccombente abbia o meno formulato domande dirette nei confronti del terzo. La decisione sulla compensazione delle spese tra le parti principali, invece, rientra nel potere discrezionale del giudice di merito, che non è tenuto a rispettare un’esatta proporzionalità tra la domanda accolta e la misura delle spese, ma valuta l’esito complessivo della lite.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un principio fondamentale in materia di ripartizione delle spese di lite. La parte che intraprende un’azione legale, se risulta soccombente, deve tenere conto non solo delle spese della controparte diretta, ma anche di quelle di eventuali terzi la cui partecipazione al processo sia stata resa necessaria dalla sua stessa iniziativa. Questa regola serve a responsabilizzare chi agisce in giudizio, assicurando che i soggetti coinvolti ingiustamente in una controversia siano tenuti indenni dai costi sostenuti per difendersi.

Chi paga le spese di lite del terzo chiamato in garanzia se la domanda principale viene respinta?
Le spese sono a carico della parte soccombente che ha provocato e giustificato la chiamata in causa, in applicazione del principio di causalità. Questo vale anche se l’attore soccombente non ha formulato domande dirette nei confronti del terzo.

La compensazione delle spese di lite tra le parti è sempre sindacabile in Cassazione?
No, la decisione di compensare le spese di lite, in caso di soccombenza reciproca, rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. Non è censurabile in Cassazione, a meno che non violi un principio esplicito in materia di attribuzione delle spese o non sia palesemente illogica.

È possibile presentare una domanda di risarcimento per un danno nuovo, come quello derivante dalla durata del processo, per la prima volta in Cassazione?
No, non è possibile. Una domanda di tal tipo, che prospetta un danno diverso da quello originariamente contestato, costituisce una domanda nuova e, come tale, è inammissibile se proposta per la prima volta davanti alla Corte di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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