LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Spese di esecuzione: la ripartizione tra condebitori

Una parte, dopo aver saldato per intero le spese di un procedimento esecutivo per cui era stata condannata in solido con le sorelle, ha agito per il recupero delle loro quote. I giudici di merito avevano respinto la richiesta, addebitando l’intero importo alla sola proprietaria dell’immobile interessato. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che la ripartizione delle spese di esecuzione, liquidate con un provvedimento definitivo e non impugnato, si presume in quote uguali tra i condebitori. La mancata opposizione a tale provvedimento preclude future contestazioni sulla divisione interna dei costi.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Ripartizione delle spese di esecuzione: chi paga quando ci sono più debitori?

La gestione delle spese di esecuzione in presenza di più soggetti obbligati è una questione complessa che può generare notevoli contenziosi. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale: se il provvedimento del giudice dell’esecuzione, che liquida le spese e condanna più parti in solido al pagamento, non viene impugnato, esso diventa definitivo e stabilisce implicitamente una ripartizione interna in quote uguali. Questa decisione ha importanti implicazioni per chi si trova a dover anticipare i costi di un procedimento esecutivo e intende poi rivalersi sugli altri condebitori.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una vecchia sentenza del 1985 che condannava due coniugi a eseguire delle opere su un terreno di loro proprietà. A seguito del loro inadempimento e del successivo trasferimento degli immobili alle tre figlie tramite donazione, i vicini hanno avviato un’esecuzione forzata nei confronti di tutte e tre le sorelle.

Al termine della procedura, il Giudice dell’esecuzione ha condannato le tre sorelle, in solido, a rimborsare le spese legali e tecniche ai creditori. Una delle sorelle, unica proprietaria e possessore del terreno interessato dalle opere, ha pagato l’intera somma e ha poi chiesto alle altre due il rimborso della loro quota tramite due decreti ingiuntivi. Una delle sorelle si è opposta, dando inizio al contenzioso.

Le Decisioni dei Giudici di Merito

Sia il Giudice di Pace che il Tribunale, in grado d’appello, hanno dato ragione alla sorella che si opponeva al pagamento. Secondo i giudici di merito, l’obbligazione di eseguire i lavori era strettamente legata alla proprietà dell’immobile. Poiché solo una delle sorelle era diventata proprietaria del bene specifico, l’interesse all’esecuzione era esclusivamente suo. Di conseguenza, pur essendo stata emessa una condanna in solido, nei rapporti interni l’intero onere delle spese di esecuzione doveva ricadere su di lei, in applicazione dell’art. 1298 del codice civile, che regola la divisione del debito in base all’interesse di ciascuno.

Le Motivazioni sulla ripartizione delle spese di esecuzione

La Corte di Cassazione ha ribaltato completamente questa prospettiva, accogliendo il ricorso della sorella che aveva anticipato le spese. Il ragionamento della Suprema Corte si è concentrato su un aspetto procedurale decisivo: la mancata impugnazione del provvedimento del Giudice dell’esecuzione.

La Corte ha stabilito che, indipendentemente dal fatto che l’esecuzione fosse stata correttamente o meno avviata contro tutte e tre le sorelle, il provvedimento finale che le ha condannate in solido a pagare le spese è diventato definitivo e inoppugnabile. La sorella che oggi si oppone al pagamento avrebbe dovuto contestare la sua qualità di soggetto passivo dell’esecuzione e la sua condanna alle spese all’interno di quella procedura, ad esempio con un’opposizione all’esecuzione (ex art. 615 c.p.c.) o agli atti esecutivi (ex art. 617 c.p.c.).

Non avendolo fatto, quel provvedimento è diventato “legge tra le parti”. Di conseguenza, la questione della ripartizione interna delle spese non può più essere decisa sulla base dell’art. 1298 c.c. (il principio dell’interesse), ma deve essere regolata dall’art. 97 del codice di procedura civile. Questa norma stabilisce che, in caso di condanna in solido di più parti soccombenti, se il giudice non dispone diversamente, le spese si ripartiscono tra loro in quote uguali.

In sostanza, la condanna in solido non impugnata crea una presunzione di divisione paritaria delle spese nei rapporti interni, legittimando pienamente l’azione di regresso di chi ha pagato l’intero importo per recuperare la quota degli altri.

Conclusioni: Le implicazioni pratiche della sentenza

Questa sentenza sottolinea un principio di fondamentale importanza pratica: la tempestività delle contestazioni nei procedimenti giudiziari. Chi si ritiene erroneamente coinvolto in un’esecuzione forzata e condannato al pagamento delle spese non può rimanere inerte. È necessario impugnare tempestivamente il provvedimento del giudice dell’esecuzione per contestare la propria responsabilità.

In caso contrario, la condanna diventa definitiva e stabilisce non solo l’obbligo verso il creditore, ma anche il criterio di ripartizione interna delle spese di esecuzione tra i condebitori. Per chi paga l’intero debito, questa decisione rafforza il diritto di regresso, chiarendo che, in assenza di una diversa statuizione del giudice e di tempestive opposizioni, la divisione avviene in parti uguali.

Come si ripartiscono le spese di esecuzione tra più persone condannate in solido a pagarle?
Secondo la sentenza, se il provvedimento del giudice dell’esecuzione che condanna più parti in solido non viene impugnato e non specifica una diversa ripartizione, le spese si dividono nei rapporti interni in quote uguali, in base all’art. 97 del codice di procedura civile.

È possibile contestare la propria quota di spese di esecuzione in un momento successivo se non si è impugnato il provvedimento che le ha liquidate?
No. La mancata impugnazione del provvedimento di liquidazione delle spese lo rende definitivo. Questo preclude ogni successiva contestazione sulla ripartizione interna delle spese, che si consolida secondo il criterio della divisione in quote uguali.

Chi è il soggetto passivo in un’esecuzione forzata per obblighi di fare se la proprietà del bene è stata trasferita dopo la sentenza?
Soggetto passivo dell’esecuzione per obblighi di fare è l’acquirente del diritto sul bene (successore a titolo particolare), ma solo se al momento dell’esecuzione si trova nel possesso della cosa. Il possesso è necessario per poter adempiere spontaneamente o per consentire l’esecuzione coattiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati