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Spese di custodia veicolo sequestrato: chi paga?

La Cassazione chiarisce che le spese di custodia di un veicolo sequestrato, dopo la comunicazione del dissequestro, gravano sul soggetto indicato nel provvedimento come avente diritto alla restituzione, ovvero il proprietario. Irrilevanti i rapporti interni con la compagnia assicurativa che ha già pagato l’indennizzo per furto. La Corte ha cassato la sentenza d’appello che aveva applicato una norma poi dichiarata incostituzionale per la liquidazione forfettaria delle spese.

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Pubblicato il 17 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Spese di custodia veicolo sequestrato: la Cassazione chiarisce chi deve pagare

Quando un veicolo rubato viene ritrovato e sottoposto a sequestro, sorge una domanda cruciale: chi deve sostenere le spese di custodia veicolo sequestrato? Il proprietario, che magari è già stato risarcito dall’assicurazione, o la compagnia assicurativa stessa? Con la sentenza n. 14368 del 2024, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale, stabilendo un principio netto che definisce le responsabilità tra le parti coinvolte.

I Fatti di Causa

Il caso nasce da una vicenda complessa. Un’automobile, dopo essere stata rubata, viene ritrovata e sequestrata dall’autorità giudiziaria. Il proprietario, nel frattempo, aveva già ricevuto l’indennizzo dalla propria compagnia assicurativa. L’auto viene affidata a una società di soccorso stradale per la custodia.

Successivamente, il Pubblico Ministero emette un provvedimento di dissequestro, ordinando la restituzione del veicolo al proprietario originario. Tuttavia, il proprietario non provvede al ritiro. La società di custodia, accumulando ingenti crediti per il servizio, cita in giudizio la compagnia assicurativa per ottenere il pagamento.

La Corte d’Appello, in riforma della sentenza di primo grado, condanna il proprietario a pagare una somma forfettaria, basandosi su una legge (L. 311/2004) che verrà in seguito dichiarata incostituzionale. Sia la società di custodia che il proprietario presentano ricorso in Cassazione.

La questione delle spese di custodia del veicolo sequestrato

Il cuore della controversia verteva sull’individuazione del soggetto obbligato al pagamento delle spese di custodia maturate dopo l’ordine di dissequestro.

* La società di custodia sosteneva che il suo credito doveva essere calcolato secondo i normali criteri civilistici, e non sulla base di una normativa incostituzionale che prevedeva un importo irrisorio.
* Il proprietario, d’altro canto, riteneva di non essere tenuto a pagare, sostenendo che, avendo ricevuto l’indennizzo e avendo conferito una procura a vendere all’assicurazione in caso di ritrovamento, il vero soggetto interessato al recupero del bene fosse la compagnia assicurativa. Quest’ultima, a suo dire, avrebbe dovuto attivarsi per il ritiro e farsi carico dei relativi costi.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso della società di custodia e ha rigettato quello del proprietario, stabilendo un principio di diritto chiaro e applicabile a casi simili.

Le Motivazioni

I giudici di legittimità hanno innanzitutto confermato che la Corte d’Appello aveva errato nell’applicare le norme della L. 311/2004, poiché dichiarate incostituzionali. Tale normativa penalizzava irragionevolmente i custodi, imponendo compensi irrisori.

Il punto decisivo della sentenza, tuttavia, risiede nell’individuazione del debitore. La Cassazione ha stabilito che l’obbligato al pagamento delle spese di custodia è il soggetto a cui il provvedimento di dissequestro dell’autorità giudiziaria ordina la restituzione. Nel caso di specie, il PM aveva chiaramente individuato nel proprietario originario l’avente diritto alla restituzione.

Questo soggetto, una volta ricevuta la comunicazione, ha l’onere di ritirare il bene. Se non lo fa entro il termine di 30 giorni, il rapporto di custodia perde la sua natura pubblicistica e si trasforma in un normale rapporto di deposito civilistico. Di conseguenza, il proprietario inadempiente è tenuto a corrispondere al custode le spese maturate secondo le tariffe ordinarie.

La Corte ha inoltre specificato che gli accordi interni tra l’assicurato e la compagnia assicurativa (come la procura a vendere) sono irrilevanti nei confronti del custode. Tali patti regolano i rapporti tra quelle due parti, ma non possono essere opposti al terzo depositario, che ha diritto di rivalersi su colui che la legge e il provvedimento giudiziario indicano come responsabile del ritiro. Se il proprietario avesse voluto contestare la sua qualità di avente diritto, avrebbe dovuto opporsi al decreto di dissequestro nelle sedi penali competenti, cosa che non aveva fatto.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La sentenza fissa un paletto fondamentale: la responsabilità per le spese di custodia di un veicolo sequestrato ricade direttamente sulla persona identificata nel provvedimento di dissequestro come titolare del diritto alla restituzione. Questa persona ha il dovere di agire con prontezza per recuperare il bene. Qualsiasi eventuale pretesa di rimborso nei confronti di terzi, come una compagnia assicurativa, dovrà essere oggetto di un’azione legale separata e non può bloccare il diritto del custode a essere pagato. Per i proprietari, ciò significa che non possono semplicemente ignorare un ordine di restituzione, anche se hanno già ricevuto un indennizzo, pena l’essere chiamati a rispondere personalmente dei costi di custodia.

Chi è responsabile per le spese di custodia di un veicolo dopo l’ordine di dissequestro?
È responsabile il soggetto che il provvedimento dell’autorità giudiziaria identifica come avente diritto alla restituzione. Nel caso specifico, il proprietario del veicolo.

L’accordo tra il proprietario e la sua assicurazione, che ha già pagato l’indennizzo per il furto, esonera il proprietario dal pagamento del custode?
No. Gli accordi interni tra assicurato e assicurazione sono irrilevanti per il custode. L’obbligo di pagare le spese di custodia sorge in capo al soggetto indicato nel provvedimento di dissequestro, indipendentemente dai suoi rapporti con terzi.

Cosa accade se il soggetto avente diritto non ritira il veicolo dopo la comunicazione di dissequestro?
Diventa inadempiente e sarà tenuto a pagare tutte le spese di custodia maturate. Dopo un certo periodo (30 giorni), il rapporto di custodia si trasforma in un rapporto di deposito regolato dal codice civile, e il debito continua a crescere secondo le tariffe ordinarie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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