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Spese custodia pignoramento: come opporsi?

La Cassazione Civile, con la sentenza n. 34751/2019, chiarisce i rimedi per contestare la liquidazione delle spese custodia pignoramento. Un creditore si era opposto, ai sensi dell’art. 170 T.U. Spese di Giustizia, al provvedimento che gli addebitava i costi del custode, sostenendo dovessero gravare sul debitore. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che tale strumento serve solo a contestare il ‘quantum’ (l’importo), non il soggetto obbligato. Per quest’ultima questione, lo strumento corretto è l’opposizione agli atti esecutivi (art. 617 c.p.c.).

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Le spese custodia pignoramento rappresentano un costo significativo nelle procedure esecutive, e capire a chi spettano e come contestarle è fondamentale per i creditori. Un errore nella scelta dello strumento processuale può costare caro, come dimostra una recente sentenza della Corte di Cassazione che ha fatto chiarezza sui rimedi esperibili.

I Fatti di Causa

Nel corso di una procedura di espropriazione immobiliare promossa da un’Associazione Temporanea di Imprese (ATI) contro un Comune, il giudice dell’esecuzione liquidava il compenso spettante al custode giudiziario, ponendolo a carico del creditore procedente, ovvero l’ATI stessa. Ritenendo che tale onere dovesse invece gravare sul debitore esecutato (il Comune), l’ATI proponeva opposizione avverso il decreto di liquidazione, basandosi sull’art. 170 del Testo Unico sulle Spese di Giustizia (D.P.R. 115/2002). Il Tribunale, tuttavia, dichiarava l’opposizione inammissibile. La questione giungeva così dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

Con la sentenza n. 34751 del 2019, la Terza Sezione Civile della Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’ATI, confermando la decisione del Tribunale. La Corte ha ribadito un principio cruciale: la scelta del rimedio processuale non è libera, ma vincolata all’oggetto della contestazione. Utilizzare lo strumento sbagliato comporta l’inammissibilità dell’azione.

Le Motivazioni: la Scelta del Rimedio Giusto è Cruciale

La decisione della Corte si fonda su una distinzione netta tra la contestazione dell’importo e quella relativa al soggetto obbligato al pagamento.

L’Ambito Limitato dell’Art. 170 T.U.S.G.

Il primo punto chiave della sentenza è che il rimedio previsto dall’art. 170 del T.U. Spese di Giustizia è circoscritto esclusivamente alle contestazioni che riguardano il quantum della liquidazione. In altre parole, un creditore può utilizzare questo strumento per sostenere che l’importo liquidato al custode sia eccessivo o non corretto, ma non può usarlo per affermare che a pagare debba essere un’altra parte.

Lo Strumento Corretto per le Spese Custodia Pignoramento

La Corte ha chiarito che, per contestare l’individuazione del soggetto tenuto al pagamento delle spese, lo strumento corretto è l’opposizione agli atti esecutivi, disciplinata dall’art. 617 del codice di procedura civile. Questo rimedio serve a contestare la regolarità formale dei provvedimenti del giudice dell’esecuzione, inclusa la decisione su chi debba sostenere un determinato costo. L’opposizione deve essere proposta nel termine perentorio di 20 giorni dalla comunicazione del provvedimento.

L’Onere di Anticipazione delle Spese

Infine, la Corte ricorda il principio generale sancito dall’art. 95 c.p.c.: le spese del processo esecutivo sono sempre anticipate dal creditore procedente. Questo include le spese custodia pignoramento. Il creditore, tuttavia, non perde queste somme. Potrà recuperarle con preferenza assoluta rispetto ad altri creditori in sede di distribuzione del ricavato della vendita dei beni pignorati.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Creditori

La sentenza offre una lezione pratica di fondamentale importanza per chiunque agisca in via esecutiva. La distinzione tra i rimedi disponibili non è un mero formalismo. Per contestare il compenso del custode:

1. Se si contesta l’importo (il quantum): si deve utilizzare l’opposizione speciale prevista dall’art. 170 T.U.S.G.
2. Se si contesta chi deve pagare (l’an): si deve utilizzare l’opposizione agli atti esecutivi ex art. 617 c.p.c.

Scegliere la strada sbagliata, come accaduto nel caso di specie, porta a una declaratoria di inammissibilità, con conseguente spreco di tempo e risorse. È quindi essenziale, per i creditori e i loro legali, identificare con precisione l’oggetto della propria doglianza prima di intraprendere qualsiasi azione giudiziaria.

A chi spetta pagare le spese del custode in un pignoramento?
In via provvisoria, le spese devono essere anticipate dal creditore che ha avviato o prosegue il pignoramento (il creditore procedente). Questo creditore potrà poi recuperare tali somme con priorità assoluta al momento della distribuzione del ricavato della vendita del bene pignorato.

Posso usare l’opposizione ex art. 170 del Testo Unico Spese di Giustizia per contestare il fatto che il giudice mi abbia ordinato di pagare il custode?
No. Secondo la Cassazione, questo strumento può essere utilizzato solo per contestare l’ammontare (il quantum) del compenso liquidato, non per discutere su quale parte (creditore o debitore) sia tenuta al pagamento.

Qual è lo strumento corretto per contestare l’ordine del giudice che mi impone di pagare le spese del custode?
Lo strumento processuale corretto è l’opposizione agli atti esecutivi, come previsto dall’art. 617 del codice di procedura civile. Deve essere proposta entro il termine perentorio di 20 giorni dalla conoscenza legale del provvedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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