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Spese condominiali gronde: chi paga? La Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 10371/2025, ha chiarito la ripartizione delle spese condominiali gronde. Due condomini avevano impugnato una delibera che considerava le gronde dei balconi della facciata interna come beni comuni, ripartendone i costi tra tutti. La Corte ha respinto il ricorso, stabilendo che se le gronde hanno la funzione di proteggere la facciata comune dall’acqua piovana, sono da considerarsi bene condominiale. Di conseguenza, le spese per la loro manutenzione devono essere suddivise tra tutti i condomini in base ai millesimi di proprietà, come previsto dall’art. 1123, primo comma, del codice civile.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Spese Condominiali Gronde: La Funzione Determina la Proprietà

La gestione delle spese condominiali gronde è spesso fonte di dibattito. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto cruciale: quando le gronde e le sottogronde dei balconi sono da considerarsi parti comuni e, di conseguenza, come devono essere ripartite le spese per la loro manutenzione? La Corte ha stabilito un principio fondamentale: è la funzione del bene a determinarne la natura, se privata o condominiale. Se le gronde servono a proteggere l’intera facciata dell’edificio, allora sono un bene comune.

I Fatti di Causa: La Controversia sulle Gronde della Facciata Interna

Il caso ha origine dalla contestazione di due sorelle, proprietarie di un’unità immobiliare, contro una delibera assembleare. La delibera aveva qualificato le gronde e le sottogronde dei balconi della facciata interna come beni condominiali, ripartendo le spese di rifacimento tra tutti i condomini in base ai millesimi di proprietà. Le ricorrenti sostenevano che, poiché le loro unità non si affacciavano su quella facciata, non avrebbero dovuto contribuire. In subordine, chiedevano che le spese fossero addebitate solo ai proprietari delle unità immobiliari prospicienti la facciata interna, secondo il criterio dell’uso differenziato.

La Decisione della Cassazione e le Spese Condominiali Gronde

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando le decisioni dei giudici di merito. Il punto centrale della decisione si basa sulla funzione effettiva delle gronde in questione. La Corte ha ribadito che non si può chiedere al giudice di legittimità una nuova valutazione dei fatti, ma solo un controllo sulla corretta applicazione della legge. I giudici di appello avevano già accertato, basandosi su prove fotografiche, che le gronde assolvevano a una funzione di protezione dell’intera facciata interna, convogliando le acque piovane verso il pluviale comune per salvaguardare la struttura dell’edificio.

Il Principio della Funzione a Beneficio Comune

La Suprema Corte ha chiarito che elementi come muri, tetti, fognature e canali di scarico, che hanno lo scopo di preservare l’edificio dagli agenti atmosferici e dalle infiltrazioni, rientrano tra le parti comuni. La loro funzione è a beneficio di tutti i condomini. Poiché nel caso specifico le gronde proteggevano la facciata, un bene indiscutibilmente comune, esse stesse assumono natura condominiale, indipendentemente dal fatto che siano posizionate in corrispondenza di balconi di proprietà esclusiva.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che la Corte d’Appello aveva correttamente applicato l’articolo 1117 del codice civile. La presunzione di condominialità non era stata vinta dalle ricorrenti, le quali non avevano fornito la prova della natura privata delle gronde. Al contrario, era emerso che la loro funzione primaria era quella di allontanare l’acqua piovana dalla facciata, un interesse comune a tutti i proprietari. Di conseguenza, il criterio di ripartizione delle spese non poteva che essere quello generale previsto dall’articolo 1123, primo comma, del codice civile, ovvero in base al valore della proprietà di ciascun condomino (millesimi). Viene così esclusa l’applicazione del secondo comma dello stesso articolo, che riguarda le cose destinate a servire i condomini in misura diversa.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Condomini

Questa ordinanza offre un’importante guida pratica per amministratori e condomini. Per stabilire a chi competono le spese condominiali gronde, è necessario analizzare la loro funzione specifica. Se le gronde servono unicamente a raccogliere l’acqua dal singolo balcone, la spesa sarà a carico del proprietario. Se, invece, esse fanno parte di un sistema integrato che protegge una parte comune dell’edificio, come la facciata, allora la spesa dovrà essere ripartita tra tutti i condomini. Questo principio funzionale prevale sulla collocazione fisica del bene e fornisce un criterio chiaro per risolvere potenziali conflitti.

Le gronde e le sottogronde di un balcone privato sono sempre considerate parte privata?
No. Secondo la Corte, la loro natura dipende dalla funzione che svolgono. Se hanno lo scopo di raccogliere e smaltire le acque piovane per proteggere una parte comune dell’edificio, come la facciata, sono da considerarsi beni condominiali, anche se installate su balconi di proprietà esclusiva.

Come si ripartiscono le spese per la manutenzione delle gronde se queste sono considerate bene comune?
Se le gronde sono qualificate come bene comune perché proteggono l’intero edificio o una sua parte comune, le relative spese di manutenzione e rifacimento devono essere ripartite tra tutti i condomini in proporzione al valore della proprietà di ciascuno (millesimi), ai sensi dell’art. 1123, primo comma, del codice civile.

Una consuetudine condominiale può derogare ai criteri legali di ripartizione delle spese per le parti comuni?
Nel caso specifico, la presunta consuetudine di addebitare le spese ai singoli proprietari dei balconi non è stata considerata determinante, in quanto era stata contestata dal Condominio e la sua esistenza non era stata accertata in modo definitivo. In generale, l’assemblea può deliberare una diversa ripartizione delle spese, ma deve farlo nel rispetto dei criteri legali, a meno che non esista un regolamento condominiale di natura contrattuale che disponga diversamente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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