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Spese accoglienza minori stranieri: chi paga?

La Corte di Cassazione ha confermato che la responsabilità finanziaria per l’accoglienza e il mantenimento di minori stranieri non accompagnati ricade sul Comune dove vengono rintracciati. La Corte ha respinto il ricorso di un ente locale, chiarendo che tale obbligo deriva direttamente dalla legge, rendendo superflua una convenzione formale con la struttura ospitante. La quantificazione delle spese di accoglienza minori stranieri può essere stabilita dal giudice in via equitativa qualora l’importo richiesto non sia pienamente provato.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Spese accoglienza minori stranieri: il Comune di rintraccio è obbligato a pagare

La questione delle spese accoglienza minori stranieri rappresenta un tema di grande attualità e complessità giuridica per gli enti locali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento decisivo, stabilendo che la competenza economica per l’assistenza ricade sul Comune nel cui territorio i minori vengono trovati. Questa pronuncia consolida un principio di responsabilità basato sul luogo del primo contatto, indipendentemente da accordi formali con le strutture ospitanti.

I fatti di causa

Il caso trae origine dalla richiesta di pagamento avanzata da un’associazione che gestisce una casa famiglia nei confronti di un Comune del Sud Italia. L’associazione aveva accolto cinque minori stranieri non accompagnati, rintracciati nel territorio del suddetto Comune e successivamente trasferiti presso la sua struttura. Di fronte al mancato pagamento delle rette di mantenimento, l’associazione si era rivolta al Tribunale, ottenendo in secondo grado, dalla Corte d’Appello, una condanna del Comune al pagamento di oltre 45.000 euro.

La Corte d’Appello aveva ritenuto che l’obbligo di pagamento gravasse sul Comune di rintraccio in base alla normativa nazionale e regionale sui servizi sociali, che individua come competente l’ente del territorio in cui si manifesta la necessità di un intervento “indifferibile”, come appunto l’accoglienza di minori soli.

I motivi del ricorso del Comune e le relative spese accoglienza minori stranieri

Il Comune soccombente ha presentato ricorso in Cassazione, articolando la propria difesa su quattro punti principali:

1. Errata individuazione del soggetto obbligato: Secondo il Comune, la responsabilità non sarebbe del Comune di rintraccio, bensì di quello in cui ha sede la struttura di accoglienza.
2. Assenza di una convenzione: L’ente sosteneva che l’obbligo di pagamento potesse sorgere solo da una convenzione scritta, nella fattispecie inesistente.
3. Errata liquidazione del quantum: Il Comune contestava la determinazione equitativa dell’importo giornaliero, ritenendola immotivata.
4. Violazione delle norme sull’arricchimento senza causa: Si lamentava che la Corte d’Appello avesse riconosciuto un obbligo legale quando l’azione originaria era basata su un presunto arricchimento ingiustificato.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, fornendo una motivazione dettagliata per ciascun punto.

In primo luogo, ha chiarito l’interpretazione della normativa regionale applicabile ratione temporis. La legge regionale pugliese, anche nella sua versione antecedente alle modifiche del 2013, andava interpretata nel senso che il Comune tenuto a garantire gli interventi indifferibili è quello “nel cui territorio si è manifestata la necessità dell’intervento”. La Corte ha specificato che tale locuzione coincide con il luogo del rintracciamento del minore. Questa interpretazione è stata confermata dalla mens legis della normativa successiva, che ha esplicitato questo principio, dimostrando la coerenza del legislatore nel tempo. Pertanto, è il Comune di primo contatto a dover farsi carico delle spese accoglienza minori stranieri.

In secondo luogo, la Corte ha affermato che l’obbligo di assistenza e mantenimento dei minori non accompagnati deriva direttamente dalla legge (ex lege) e non necessita di un preventivo accordo contrattuale o di una convenzione. La protezione dei soggetti vulnerabili è un dovere imposto dalla normativa sui servizi sociali che non può essere subordinato a formalità burocratiche.

Sul terzo motivo, relativo alla quantificazione della somma, i giudici hanno ritenuto corretta la liquidazione equitativa operata dalla Corte d’Appello. Quest’ultima, pur riconoscendo la mancata prova completa dei costi da parte dell’associazione, aveva fissato un importo giornaliero ragionevole basandosi su propri precedenti in casi analoghi, esercitando correttamente il proprio potere discrezionale.

Infine, il quarto motivo è stato dichiarato inammissibile perché non pertinente alla ratio decidendi della sentenza impugnata, la quale si fondava sull’esistenza di un obbligo legale e non su un’azione di ingiustificato arricchimento.

Conclusioni

La decisione della Cassazione stabilisce un principio di certezza giuridica fondamentale: la responsabilità per le spese accoglienza minori stranieri non accompagnati spetta al Comune di rintraccio. Questo onere sorge automaticamente per legge al manifestarsi della necessità di un intervento urgente, senza che sia richiesta alcuna convenzione formale. La pronuncia rafforza il sistema di protezione dei minori, garantendo che le strutture di accoglienza possano contare su un soggetto istituzionale chiaramente identificato come responsabile del pagamento, e offre agli enti locali un criterio chiaro per la gestione di queste delicate situazioni.

Chi è tenuto a sostenere le spese di accoglienza per i minori stranieri non accompagnati?
Il Comune nel cui territorio i minori vengono rintracciati. L’obbligo sorge nel momento in cui si manifesta la necessità di un intervento indifferibile di accoglienza.

È necessaria una convenzione scritta tra il Comune e la struttura di accoglienza per far sorgere l’obbligo di pagamento?
No. Secondo la Corte, l’obbligo di provvedere al mantenimento dei minori deriva direttamente dalla legge regionale, senza che sia necessaria la stipula di una convenzione.

Come viene determinato l’importo dovuto alla struttura se non c’è un accordo sul prezzo?
Se la struttura non fornisce una prova completa dei costi sostenuti, il giudice può determinare l’importo in via equitativa, basandosi su criteri di ragionevolezza e, come in questo caso, su precedenti decisioni in casi analoghi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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