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Spedizione assegno: il concorso di colpa del mittente

Una società assicurativa spedisce un assegno non trasferibile con posta ordinaria. Il titolo viene sottratto e incassato fraudolentemente. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 15062/2024, stabilisce il principio del concorso di colpa del mittente per aver scelto una modalità di spedizione insicura. La Corte chiarisce inoltre che la diligenza della banca negoziatrice si considera assolta con il controllo di un unico documento d’identità valido, purché privo di palesi segni di falsificazione.

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Pubblicato il 20 novembre 2025 in Diritto Bancario, Diritto Civile, Giurisprudenza Civile

Spedizione assegno: il mittente ha un concorso di colpa?

L’invio di un assegno tramite posta ordinaria è una pratica comune ma rischiosa. Cosa succede se il titolo viene rubato e incassato da un truffatore? La responsabilità ricade interamente sulla banca che ha effettuato il pagamento o anche chi ha spedito l’assegno in modo non sicuro ha una parte di responsabilità? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fatto chiarezza, affermando il principio del concorso di colpa del mittente. Questa decisione sottolinea come la scelta di un metodo di spedizione non tracciabile e non sicuro esponga volontariamente a un rischio che non può essere ignorato.

I Fatti: Un Assegno Spedito e un Incasso Fraudolento

Una compagnia di assicurazioni emetteva un assegno bancario non trasferibile di 5.500 euro a favore di un proprio cliente a titolo di risarcimento. La compagnia sceglieva di spedire l’assegno tramite posta ordinaria.

Un soggetto terzo, entrato in possesso del titolo, si presentava presso un ufficio postale, apriva un libretto di risparmio a nome del beneficiario e, dopo aver versato l’assegno, prelevava l’intera somma.

La compagnia di assicurazioni, costretta a emettere un nuovo pagamento a favore del legittimo beneficiario, citava in giudizio l’ente postale chiedendo il risarcimento del danno, sostenendo che l’ente avesse errato nell’identificazione del presentatore. Mentre il Tribunale rigettava la domanda, la Corte d’Appello la accoglieva, ritenendo l’ente postale l’unico responsabile per non aver adempiuto correttamente all’obbligo di identificazione.

La Decisione della Cassazione: Ribaltato il Giudizio d’Appello

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’ente postale, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa a un nuovo esame. La decisione si fonda su due principi cardine.

La Diligenza della Banca Negoziatrice: Basta un Documento

In primo luogo, la Corte ha chiarito quale sia il livello di diligenza richiesto all’operatore bancario o postale nell’identificazione di chi presenta un assegno per l’incasso. Contrariamente a quanto sostenuto dalla Corte d’Appello, non è necessario richiedere due documenti d’identità con fotografia.

Secondo la Cassazione, la diligenza professionale è soddisfatta quando l’operatore controlla un singolo documento d’identità valido e non scaduto (come la carta d’identità), a condizione che non presenti segni evidenti e macroscopici di contraffazione. Le circolari interne o le raccomandazioni di associazioni di categoria (come quella dell’ABI citata nel caso) non hanno forza di legge e non possono imporre standard più rigorosi di quelli previsti dall’ordinamento.

Il Principio del Concorso di Colpa del Mittente

Il punto cruciale della decisione riguarda il concorso di colpa del mittente. La Corte ha ribadito un orientamento già consolidato dalle Sezioni Unite: la scelta di spedire un assegno tramite posta ordinaria, un metodo privo di tracciabilità e garanzie di consegna, costituisce una condotta negligente che contribuisce a causare il danno.

Il mittente, optando per questa modalità, si espone volontariamente a un rischio (furto, smarrimento) che avrebbe potuto evitare utilizzando metodi più sicuri come la posta raccomandata, la posta assicurata o, ancora meglio, strumenti di pagamento elettronici come il bonifico bancario.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha spiegato che l’eventuale errore dell’ente pagatore nell’identificazione del presentatore non interrompe il nesso di causalità con la condotta imprudente del mittente. Le due condotte, quella del mittente (anteriore) e quella dell’ente (posteriore), concorrono entrambe alla produzione dell’evento dannoso. La spedizione incauta è un “antecedente necessario” senza il quale il furto e il successivo incasso fraudolento non si sarebbero potuti verificare.

L’invio per posta ordinaria rende l’assegno materialmente disponibile a soggetti non legittimati, creando il presupposto indispensabile per la truffa. La clausola di non trasferibilità, pur essendo una misura di sicurezza, non è sufficiente a scongiurare il rischio, specialmente a fronte di tecniche di contraffazione dei documenti sempre più sofisticate. Pertanto, la condotta del mittente deve essere valutata ai sensi dell’art. 1227 c.c., che prevede una riduzione del risarcimento in proporzione alla gravità della colpa e all’entità delle conseguenze che ne sono derivate.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Mittenti e Istituti di Credito

Questa ordinanza della Cassazione offre importanti indicazioni pratiche. Per chi spedisce assegni o altri valori, emerge chiaramente il dovere di utilizzare modalità di spedizione sicure e tracciabili per non incorrere in un concorso di colpa in caso di problemi. L’uso della posta ordinaria, sebbene economico, rappresenta una scelta negligente che può costare cara in termini di risarcimento ridotto. Per gli istituti di credito e gli intermediari finanziari, la sentenza conferma che l’obbligo di diligenza nell’identificazione del cliente è adempiuto tramite il controllo attento di un documento di identità valido, senza che sia necessario imporre procedure eccessivamente gravose non richieste dalla legge.

È negligente spedire un assegno non trasferibile con posta ordinaria?
Sì, secondo la Corte di Cassazione la scelta di avvalersi della posta ordinaria per la spedizione di un assegno costituisce una condotta negligente che espone volontariamente il mittente a un rischio superiore a quello consentito dalle normali regole di prudenza. Questa condotta integra un concorso di colpa in caso di furto e incasso fraudolento del titolo.

Quanti documenti deve controllare la banca o l’ufficio postale per identificare chi incassa un assegno?
La Corte ha stabilito che, per adempiere al proprio obbligo di diligenza, è sufficiente il controllo di un solo documento di identità personale, purché non sia scaduto e non presenti segni evidenti o facilmente riconoscibili di falsificazione. Non è richiesto dalla legge il controllo di due documenti.

Se la banca sbaglia a identificare chi incassa, la colpa del mittente che ha spedito l’assegno per posta ordinaria viene annullata?
No, la colpa del mittente non viene annullata. La condotta negligente del mittente (la spedizione incauta) e l’eventuale errore della banca negoziatrice nell’identificazione sono considerate cause concorrenti del danno. Pertanto, il comportamento del mittente non perde la sua rilevanza causale e giustifica un’affermazione di concorso di colpa, con conseguente riduzione del risarcimento dovuto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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