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Specificità dell’appello: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Corte d’Appello che aveva dichiarato inammissibili i reclami di un Comune e di un gruppo di cittadini in una causa su usi civici. L’ordinanza sottolinea che la specificità dell’appello non richiede formule sacramentali, ma una chiara critica alle motivazioni della prima sentenza. Viene inoltre riaffermato il diritto dei cittadini, in quanto membri della collettività, di agire e impugnare autonomamente le decisioni riguardanti i beni demaniali, qualificando il loro intervento come litisconsortile e non meramente adesivo.

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Specificità dell’appello: la Cassazione fa chiarezza su usi civici e diritti dei cittadini

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaperto una complessa vertenza in materia di usi civici, fornendo importanti chiarimenti su due principi cardine del nostro ordinamento: la specificità dell’appello e la legittimazione ad agire dei cittadini per la tutela dei beni collettivi. La Suprema Corte ha annullato una decisione di merito che aveva frettolosamente dichiarato inammissibili le impugnazioni, riaffermando la necessità di un esame sostanziale delle critiche mosse alla sentenza di primo grado.

I fatti di causa: una lunga disputa su terreni demaniali

La vicenda giudiziaria ha origine dalla richiesta di un Comune di accertare la natura demaniale universale di un vasto terreno, occupato da alcuni privati. A sostegno della propria tesi, il Comune richiamava una storica pronuncia di una Commissione Feudale risalente al 1809. Nel giudizio di primo grado interveniva anche un gruppo di cittadini, sia come ex occupanti del terreno interessati a una legittimazione del possesso, sia come membri della collettività (cives) per rivendicare la natura pubblica del bene.

Il giudice di primo grado respingeva le domande del Comune e dei cittadini. La questione si spostava quindi dinanzi alla Corte d’Appello.

La decisione della Corte d’Appello e la questione della specificità dell’appello

La Corte d’Appello dichiarava inammissibili entrambi i reclami. Quello del Comune veniva giudicato privo dei requisiti di specificità richiesti dall’articolo 342 del codice di procedura civile, ritenendo che si limitasse a riproporre le tesi già esposte in primo grado senza una critica puntuale alla motivazione del primo giudice. Il reclamo dei cittadini veniva anch’esso dichiarato inammissibile, sulla base della loro qualificazione come meri “interventori adesivi”, ovvero soggetti privi di un autonomo potere di impugnazione. Contro questa doppia declaratoria di inammissibilità, il Comune e i cittadini proponevano ricorso in Cassazione.

Il ricorso in Cassazione: le ragioni del Comune e dei cittadini

Il Comune ha lamentato l’errata applicazione delle norme sulla specificità dell’appello, sostenendo di aver mosso critiche precise e circostanziate alla sentenza di primo grado, contestando punto per punto le conclusioni del giudice e le risultanze della consulenza tecnica d’ufficio. I cittadini, dal canto loro, hanno contestato la qualificazione del loro intervento come meramente adesivo. Hanno sostenuto di aver agito anche in qualità di cives, portatori di un interesse diretto alla tutela del bene collettivo, e che tale posizione conferiva loro una legittimazione autonoma a impugnare, come riconosciuto da una consolidata giurisprudenza.

Le motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto sia il ricorso del Comune sia quello dei cittadini.

In primo luogo, riguardo alla posizione del Comune, la Corte ha ribadito l’interpretazione, ormai consolidata, dell’art. 342 c.p.c. L’impugnazione, per essere ammissibile, deve contenere una chiara individuazione delle questioni e dei punti contestati, affiancando alla parte volitiva (la richiesta di riforma) una parte argomentativa che confuti le ragioni del primo giudice. Non è necessario un “progetto alternativo” di sentenza, ma è sufficiente che le critiche siano chiare e pertinenti. Nel caso di specie, la Cassazione ha ritenuto che il Comune avesse adeguatamente assolto a tale onere, incrinando il fondamento logico-giuridico della prima sentenza. Di conseguenza, la Corte d’Appello aveva errato nel dichiarare l’inammissibilità per un presunto difetto di specificità.

In secondo luogo, e con ancora maggiore enfasi, la Corte ha accolto il ricorso dei cittadini. Richiamando precedenti delle Sezioni Unite e una pronuncia della Corte Costituzionale (n. 113/2018), ha affermato che nei giudizi relativi all’accertamento di beni del demanio civico, “qualunque cittadino appartenente a quella determinata collettività è legittimato a svolgere intervento”. Tale legittimazione non è subordinata a quella dell’ente comunale ma è autonoma e concorrente, poiché la sentenza produce effetti diretti nei confronti di tutti i membri della comunità, quali contitolari del diritto di uso civico. Pertanto, i cittadini avevano pieno diritto di impugnare autonomamente la sentenza, e la Corte d’Appello aveva sbagliato a negare la loro legittimazione.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un importante promemoria su due fronti. Sul piano processuale, ribadisce un approccio sostanzialistico al requisito della specificità dell’appello, che non deve trasformarsi in una barriera formalistica all’accesso alla giustizia. Sul piano sostanziale, rafforza la tutela dei beni collettivi, riconoscendo ai singoli cittadini un ruolo attivo e autonomo nella loro difesa giudiziaria. La decisione della Cassazione, cassando con rinvio la sentenza d’appello, impone ora un nuovo esame del merito della controversia, che dovrà tenere conto dei principi enunciati e, finalmente, affrontare il cuore della questione sulla natura pubblica dei terreni contesi.

Quando un atto di appello è sufficientemente specifico?
Secondo la Corte, un appello è specifico quando contiene una chiara individuazione delle questioni e dei punti contestati della sentenza di primo grado, affiancando una parte argomentativa che confuta e contrasta le ragioni addotte dal primo giudice, senza che sia necessario redigere un progetto alternativo di decisione.

Un singolo cittadino può impugnare una sentenza che riguarda i terreni demaniali del proprio Comune?
Sì. La Cassazione, richiamando anche la Corte Costituzionale, afferma che nei giudizi sull’esistenza di beni del demanio civico, qualunque cittadino appartenente a quella collettività è legittimato non solo a intervenire ma anche a impugnare autonomamente la sentenza, poiché questa produce effetti diretti su di lui in quanto partecipe della comunità titolare dei diritti.

Cosa succede quando la Cassazione accoglie un ricorso e “cassa con rinvio”?
Significa che la Corte di Cassazione annulla la sentenza impugnata e rimanda il caso a un altro giudice di pari grado (in questo caso, un’altra sezione della Corte d’Appello). Questo nuovo giudice dovrà riesaminare la causa e decidere nel merito, attenendosi però ai principi di diritto stabiliti dalla Cassazione nella sua ordinanza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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