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Sostituzione giudice relatore: quando è legittima?

Una società ha impugnato una decisione che la condannava a restituire un pagamento in eccesso ricevuto da un ente pubblico. L’appello si basava su vizi procedurali, tra cui la sostituzione del giudice relatore. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando che tale sostituzione costituisce una mera irregolarità interna e che i motivi di ricorso devono confrontarsi specificamente con la ratio decidendi della sentenza impugnata. La decisione originale rimane quindi valida.

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Sostituzione Giudice Relatore: La Cassazione Fa Chiarezza

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un’interessante questione procedurale: quali sono le conseguenze della sostituzione del giudice relatore nel corso di un giudizio di appello? La vicenda, nata da una complessa controversia su un contratto di locazione tra una società e un’amministrazione pubblica, offre importanti spunti sulla stabilità delle decisioni giudiziarie di fronte a vizi meramente formali.

I Fatti di Causa

La controversia trae origine da un rapporto di locazione di un immobile destinato a sede di un ufficio pubblico. Dopo la scadenza del contratto, il contenzioso si è protratto per anni, attraversando tutti i gradi di giudizio. Inizialmente, il Tribunale aveva condannato l’amministrazione al pagamento di una cospicua somma per canoni pregressi e indennità di occupazione. La Corte d’Appello aveva parzialmente riformato tale decisione, la quale era stata poi cassata con rinvio dalla Corte di Cassazione.

Nel successivo giudizio di rinvio, la Corte d’Appello territoriale ha ricalcolato il credito della società, determinandolo in un importo inferiore a quanto l’amministrazione aveva già versato. Di conseguenza, ha accolto la domanda restitutoria dell’ente pubblico, condannando la società a restituire la somma di 183.077,13 euro. È contro questa decisione che la società ha proposto un nuovo ricorso in Cassazione.

I Motivi del Ricorso e la questione sulla Sostituzione del Giudice Relatore

La società ricorrente ha basato la sua impugnazione su quattro motivi principali, di natura prevalentemente procedurale:
1. Nullità della sentenza per immotivata sostituzione del giudice relatore: il relatore originariamente designato era stato sostituito nella fase di stesura della sentenza dal presidente del collegio, senza alcuna spiegazione formale.
2. Mancata individuazione della persona fisica rappresentante l’ente pubblico: un’eccezione già sollevata e, secondo la Corte d’Appello, già superata nei precedenti gradi.
3. Vizi procedurali nel giudizio di rinvio: si contestava che l’amministrazione non avesse riproposto correttamente le proprie domande, determinando il passaggio in giudicato della sentenza di primo grado.
4. Errata valutazione delle prove contabili: si lamentava un’omessa valutazione delle risultanze di una consulenza tecnica e l’errata applicazione del principio di non contestazione.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, fornendo chiarimenti decisivi su ciascuno dei motivi sollevati.

Il punto centrale della decisione riguarda la presunta nullità derivante dalla sostituzione del giudice relatore. Gli Ermellini hanno ribadito un orientamento consolidato: nel giudizio d’appello, la sostituzione del relatore, anche in assenza di un formale provvedimento e per esigenze di organizzazione interna, costituisce una mera irregolarità. Tale vizio, non essendo sanzionato espressamente con la nullità, non incide sulla valida costituzione del giudice né sulla validità della sentenza. Si tratta di una questione interna all’ufficio giudiziario che non lede il diritto di difesa delle parti.

Per quanto riguarda gli altri motivi, la Corte li ha dichiarati inammissibili o infondati. La questione sulla rappresentanza dell’ente era stata già decisa in precedenza, e il ricorrente non aveva efficacemente contestato la ratio decidendi della Corte d’Appello su questo punto. Analogamente, le censure sul comportamento processuale dell’amministrazione nel giudizio di rinvio sono state respinte, poiché tale giudizio è strettamente vincolato ai principi stabiliti dalla precedente sentenza di Cassazione. Infine, anche il motivo relativo alla valutazione contabile è stato giudicato inammissibile, in quanto la Corte di merito aveva basato la sua decisione sul principio di non contestazione riguardo all’avvenuto pagamento in eccesso, un’altra ratio decidendi non adeguatamente contrastata dal ricorrente.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rafforza un principio fondamentale del nostro sistema processuale: non tutte le irregolarità formali comportano l’invalidità degli atti giudiziari. La sostituzione del giudice relatore, in particolare, rientra tra quelle dinamiche organizzative interne che non compromettono la correttezza del giudizio. La decisione sottolinea inoltre l’importanza, per chi impugna una sentenza, di confrontarsi specificamente con le ragioni giuridiche essenziali (ratio decidendi) che la sorreggono. Attaccare una decisione su questioni formali o senza centrare il nucleo della motivazione si rivela una strategia processuale inefficace.

La sostituzione del giudice relatore in appello, senza un provvedimento formale, rende nulla la sentenza?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che si tratta di una mera irregolarità di carattere interno che non incide sulla validità del procedimento o della sentenza.

Cosa succede se in un ricorso non si contesta specificamente la ragione principale (ratio decidendi) della decisione impugnata?
Il motivo di ricorso viene dichiarato inammissibile, perché non si confronta con il passaggio logico-giuridico fondamentale su cui si basa la sentenza, rendendo la critica inefficace.

Nel giudizio di rinvio, la parte deve riproporre tutte le domande originali in modo esplicito?
No, il giudizio di rinvio è vincolato dalla precedente pronuncia della Cassazione. Non è necessario, quindi, che la parte insista nel chiedere espressamente la riforma della sentenza di primo grado, in quanto l’oggetto del giudizio è già definito dai principi stabiliti dalla Corte Suprema.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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