LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Sospensione termini COVID e opposizioni esecutive

Una società creditrice si oppone a un atto esecutivo, ma il Tribunale dichiara l’atto tardivo. La Cassazione interviene, affermando che la sospensione termini COVID si applica anche a queste procedure. Inoltre, chiarisce che per la tempestività conta la data di notifica dell’atto, non la successiva iscrizione a ruolo. L’ordinanza del Tribunale viene quindi annullata con rinvio.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Sospensione Termini COVID: La Cassazione Conferma la sua Applicabilità alle Opposizioni Esecutive

L’emergenza sanitaria ha imposto una revisione temporanea delle regole processuali, introducendo la sospensione termini COVID per quasi tutti gli atti giudiziari. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso emblematico, chiarendo due principi fondamentali per gli operatori del diritto: la generale applicabilità di tale sospensione anche alle opposizioni esecutive e il criterio corretto per valutare la tempestività di un’azione legale.

I Fatti di Causa

Una società creditrice avviava un’espropriazione presso terzi nei confronti di una società debitrice, coinvolgendo un Ente Pubblico come terzo pignorato. Il giudice dell’esecuzione rigettava la richiesta del creditore. Contro tale provvedimento, la società creditrice proponeva opposizione agli atti esecutivi.

Il giudice fissava un termine perentorio di novanta giorni, decorrente dal 19 dicembre 2019, per l’introduzione del giudizio di merito. La società creditrice notificava l’atto di citazione il 14 maggio 2020 e lo iscriveva a ruolo il 20 maggio 2020. Tuttavia, il Tribunale di merito dichiarava l’opposizione inammissibile per tardività, sostenendo che la sospensione termini COVID non si applicasse e che il termine fosse scaduto il 20 marzo 2020.

La Cassazione e la corretta applicazione della sospensione termini COVID

La società creditrice ricorreva in Cassazione, lamentando l’errata interpretazione delle norme emergenziali. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, cassando l’ordinanza impugnata e individuando un duplice errore di diritto commesso dal giudice di merito.

### Errore n. 1: Notifica dell’Atto vs. Iscrizione a Ruolo

Il primo errore del Tribunale è stato quello di considerare la data di iscrizione a ruolo (20 maggio 2020) come momento determinante per verificare il rispetto del termine. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: quando un giudizio viene introdotto con atto di citazione, il momento che rileva per valutare la tempestività è quello della notifica dell’atto alla controparte. L’iscrizione a ruolo è una formalità successiva, necessaria per la gestione interna del procedimento, ma non per impedire la decadenza. Nel caso di specie, la notifica era avvenuta il 14 maggio 2020.

### Errore n. 2: La Portata Generale della Sospensione Straordinaria

Il secondo e più significativo errore riguarda la mancata applicazione della sospensione termini COVID. La normativa emergenziale (art. 83 del D.L. n. 18/2020) ha disposto la sospensione del decorso dei termini per il compimento di qualsiasi atto dei procedimenti civili dal 9 marzo all’11 maggio 2020. La Corte ha sottolineato il tenore letterale inequivocabile della norma, la cui ratio era quella di evitare decadenze processuali in un periodo di oggettiva difficoltà.

Questa sospensione, a differenza di quella feriale estiva (che prevede specifiche eccezioni), aveva una portata generale e si applicava a tutte le procedure, incluse le opposizioni esecutive, in assenza di una norma che le escludesse espressamente.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sulla base di un’interpretazione letterale e teleologica della normativa emergenziale. Il legislatore, di fronte a un evento eccezionale come la pandemia, ha inteso proteggere il diritto di difesa in modo ampio e generalizzato. Escludere le opposizioni esecutive da questa tutela sarebbe stato contrario sia alla lettera della legge sia al suo spirito.

Inoltre, la Corte ha ribadito la distinzione funzionale tra la notifica dell’atto introduttivo, che instaura il contraddittorio e manifesta la volontà di agire in giudizio, e l’iscrizione a ruolo, che ha una funzione meramente amministrativa. Confondere i due momenti processuali ai fini della decadenza costituisce un grave errore di diritto.

Le Conclusioni

Con questa ordinanza, la Suprema Corte ha stabilito due punti fermi:
1. La sospensione termini COVID si applica a tutte le procedure civili, comprese le opposizioni nel contesto delle esecuzioni forzate.
2. Il rispetto di un termine perentorio per l’introduzione di un giudizio di merito si valuta con riferimento alla data di notifica dell’atto introduttivo, non a quella della sua iscrizione a ruolo.

La causa è stata quindi rinviata al Tribunale di Salerno per un nuovo esame nel merito, affermando un principio di certezza del diritto fondamentale per tutti i contenziosi incorsi durante il difficile periodo pandemico.

La sospensione dei termini processuali per l’emergenza COVID-19 si applicava anche alle opposizioni esecutive?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che la sospensione straordinaria dei termini processuali, disposta dalla legislazione emergenziale, aveva portata generale e si applicava a tutti i procedimenti civili, incluse le opposizioni agli atti esecutivi, in assenza di una specifica norma di esclusione.

Per rispettare un termine perentorio, è più importante la data di notifica dell’atto di citazione o quella di iscrizione a ruolo della causa?
Secondo la Corte, quando la fase di merito di un’opposizione viene introdotta con atto di citazione, il parametro per valutare la tempestività è l’epoca della notifica dell’atto stesso. L’iscrizione a ruolo è una formalità successiva e non rileva ai fini del rispetto del termine perentorio.

Come è stato ricalcolato il termine di scadenza nel caso specifico?
Il termine di 90 giorni, che iniziava a decorrere il 19 dicembre 2019, è stato sospeso dal 9 marzo 2020 fino all’11 maggio 2020. Il conteggio è ripreso dal 12 maggio, portando la nuova data di scadenza al 21 maggio 2020. Poiché la notifica è avvenuta il 14 maggio 2020, è stata considerata tempestiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati