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Sospensione sentenza primo grado: la Corte decide

La Corte d’Appello di Firenze concede una parziale sospensione della sentenza di primo grado. La decisione si basa sul principio che un singolo condomino può richiedere solo la propria quota di risarcimento per danni alle parti comuni, non l’intero importo. La sospensione è stata concessa per la somma eccedente la quota del condomino e un’altra posta debitoria.

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Sospensione Sentenza di Primo Grado: Limiti al Risarcimento del Singolo Condomino

L’ordinanza della Corte d’Appello di Firenze offre un’importante analisi sui presupposti per la sospensione di una sentenza di primo grado e chiarisce i limiti dell’azione del singolo condomino per il risarcimento dei danni alle parti comuni. La decisione evidenzia come, in fase di appello, il giudice possa paralizzare parzialmente l’efficacia esecutiva di una condanna quando l’impugnazione appaia, ad un primo esame, manifestamente fondata.

I Fatti del Caso

Una parte, condannata in primo grado al risarcimento dei danni in solido con altri soggetti, proponeva appello chiedendo la sospensione dell’efficacia esecutiva della sentenza. La condanna originaria prevedeva un risarcimento in favore di alcuni condomini per danni arrecati alle parti comuni dell’edificio. La parte appellante sosteneva l’illegittimità della condanna per l’intero importo, basando la propria richiesta di sospensiva sulla manifesta fondatezza dei motivi di appello.

La Sospensione della Sentenza di Primo Grado secondo l’Art. 283 c.p.c.

L’articolo 283 del Codice di Procedura Civile stabilisce che il giudice d’appello, su istanza di parte, può sospendere l’efficacia esecutiva o l’esecuzione della sentenza di primo grado quando l’impugnazione è fondata su motivi che appaiono, a una prima analisi, fondati e convincenti. La Corte fiorentina ha ribadito che per concedere l’inibitoria è necessario che la sentenza impugnata sia affetta da errori ictu oculi (evidenti a prima vista) e che la soluzione del primo giudice non appaia confermabile neppure con una diversa motivazione.

Questo esame, noto come fumus boni iuris, deve essere condotto in via sommaria, senza entrare nel merito approfondito della controversia, che sarà oggetto della decisione finale dell’appello.

Le motivazioni della Corte

La Corte d’Appello ha accolto parzialmente l’istanza, concentrandosi su un punto specifico del diritto condominiale. Richiamando un consolidato orientamento della Corte di Cassazione (sentenza n. 11606/2022), i giudici hanno sottolineato un principio fondamentale: quando un singolo condomino agisce in giudizio per il risarcimento dei danni alle parti comuni, senza un titolo che lo legittimi a rappresentare l’intera compagine condominiale, può ottenere solo il risarcimento corrispondente alla sua quota parte sull’intero.

Nel caso di specie, i condomini che avevano agito in primo grado detenevano una quota millesimale specifica. Pertanto, la loro pretesa risarcitoria avrebbe dovuto essere limitata a tale quota, calcolata sul danno totale accertato. La condanna al pagamento dell’intero importo da parte del primo giudice è stata quindi ritenuta, in questa fase preliminare, un errore evidente che giustificava la sospensione della sentenza di primo grado per la parte eccedente.

La Corte ha quantificato la quota di spettanza dei condomini e ha sospeso l’esecutività della sentenza per qualsiasi importo superiore a una somma determinata, che includeva tale quota e un’altra voce di debito. I giudici hanno invece ritenuto generiche e non provate le allegazioni sul periculum in mora (il pregiudizio grave e irreparabile), ma la manifesta fondatezza del motivo di diritto è stata sufficiente per una decisione favorevole, seppur parziale, all’appellante.

Le conclusioni

L’ordinanza è di notevole interesse pratico. In primo luogo, conferma che la sospensiva in appello può essere concessa anche solo sulla base del fumus boni iuris, ossia sulla probabile fondatezza dell’appello, a prescindere dalla prova di un grave pregiudizio. In secondo luogo, ribadisce un principio cruciale in materia di condominio: l’azione individuale del condomino per i danni comuni è limitata alla sua quota, a meno che non agisca come rappresentante di tutti. Questa decisione protegge il debitore da esecuzioni basate su sentenze potenzialmente viziate, bilanciando il diritto del creditore con la necessità di una revisione accurata nel giudizio di appello.

Quando può essere richiesta la sospensione di una sentenza di primo grado?
Secondo l’ordinanza, la sospensione può essere concessa quando l’appello appare ‘manifestamente fondato’, ovvero quando la sentenza di primo grado presenta errori immediatamente evidenti, anche in assenza di un comprovato pregiudizio grave e irreparabile.

Un singolo condomino può chiedere il risarcimento per l’intero danno alle parti comuni dell’edificio?
No. La Corte, richiamando la giurisprudenza della Cassazione, stabilisce che il singolo condomino, se agisce in giudizio senza un titolo che lo legittimi a rappresentare gli altri, può ottenere solo il risarcimento corrispondente alla sua quota di proprietà sull’intero danno.

La Corte ha sospeso integralmente l’esecutività della sentenza in questo caso?
No, la sospensione è stata solo parziale. La Corte ha sospeso l’efficacia esecutiva della sentenza solo per la somma che superava l’importo calcolato come quota di danno spettante ai singoli condomini che avevano iniziato la causa, più un’altra somma non contestata, per un totale residuo esigibile di 8.770,98 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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