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Sospensione sentenza appello: il caso del sepolcro

La Corte d’Appello di Lecce ha concesso la sospensione di una sentenza di primo grado che condannava diverse persone al pagamento di 60.000 euro per la violazione di un sepolcro familiare e al ripristino dello stato dei luoghi. La decisione di accogliere la richiesta di sospensione della sentenza in appello si fonda sulla valutazione del ‘periculum’, ovvero il rischio di un pregiudizio grave e irreparabile per gli appellanti. In particolare, la Corte ha rilevato la mancanza di motivazione nella sentenza impugnata riguardo alla quantificazione del danno e la natura delle prestazioni imposte, difficilmente reversibili.

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Sospensione Sentenza Appello: Quando il Giudice Ferma l’Esecuzione

La sospensione di una sentenza in appello rappresenta un’importante tutela per chi, condannato in primo grado, ritiene di avere valide ragioni per impugnare la decisione. Questo strumento processuale, previsto dall’art. 283 del codice di procedura civile, permette di ‘congelare’ gli effetti di una sentenza in attesa del giudizio di secondo grado. Un’ordinanza della Corte d’Appello di Lecce ci offre un chiaro esempio di come e perché tale misura venga concessa, mettendo in luce l’importanza del ‘periculum’ e dei vizi di motivazione della decisione impugnata.

I Fatti del Caso: Una Disputa sul Sepolcro Familiare

La vicenda nasce da una sentenza del Tribunale di Brindisi che aveva condannato alcuni soggetti, in seguito appellanti, a una serie di obblighi molto gravosi. Nello specifico, erano stati condannati in solido a versare un risarcimento danni di 60.000 euro per lo spoglio e la violazione di un sepolcro di famiglia. Oltre alla condanna economica, la sentenza imponeva anche delle specifiche ‘prestazioni di facere’: il ripristino dell’intestazione del sepolcro, la tumulazione di una salma precedentemente esumata e di altre eventualmente estromesse, e il pagamento di oltre 20.000 euro di spese legali.

Sentendosi ingiustamente gravati da una decisione immediatamente esecutiva, i condannati hanno presentato appello e, contestualmente, un’istanza per ottenere la sospensione degli effetti della sentenza.

La Decisione della Corte d’Appello: Concessa la Sospensione

La Corte d’Appello di Lecce ha accolto l’istanza, sospendendo l’efficacia esecutiva della sentenza di primo grado. La Corte ha ritenuto sussistenti i presupposti previsti dalla legge, concentrandosi in particolare sull’aspetto del ‘periculum’, ovvero il rischio di un pregiudizio grave e irreparabile che sarebbe derivato dall’esecuzione immediata della condanna.

Le Motivazioni della Sospensione della Sentenza in Appello

La Corte ha basato la sua decisione su una valutazione prudenziale, analizzando le conseguenze pratiche che l’esecuzione della sentenza avrebbe comportato. Le ragioni principali possono essere riassunte nei seguenti punti:

1. Natura delle Prestazioni: Gli obblighi di ‘facere’, come il ripristino dell’intestazione del sepolcro e la tumulazione delle salme, sono per loro natura difficilmente reversibili. Se l’appello venisse accolto in futuro, sarebbe complesso e problematico annullare gli effetti di tali azioni già compiute.

2. Entità delle Somme: L’importo del risarcimento (60.000 euro) e delle spese legali (oltre 21.000 euro) è stato considerato significativo. La Corte ha tenuto conto delle condizioni economiche delle parti, valutando che il pagamento immediato avrebbe potuto creare un grave squilibrio.

3. Vizio di Motivazione: Questo è il punto cruciale dell’ordinanza. La Corte d’Appello ha esplicitamente rilevato che ‘nella sentenza impugnata non si rinviene alcuna motivazione in ordine alla determinazione della somma accordata a titolo di risarcimento del danno’. In altre parole, il giudice di primo grado ha liquidato 60.000 euro di danni senza spiegare il percorso logico-giuridico seguito per arrivare a quella cifra. Questa assenza di motivazione costituisce un potenziale vizio della sentenza che ne indebolisce la solidità e supporta la richiesta di sospensione.

Conclusioni: L’Importanza del Periculum e della Motivazione

Questa ordinanza è emblematica perché chiarisce i criteri per la sospensione di una sentenza in appello. Non è sufficiente contestare genericamente la decisione, ma è necessario dimostrare il rischio concreto di un danno grave e irreparabile (‘periculum’). La decisione evidenzia come tale rischio possa derivare non solo dall’entità di una condanna economica, ma anche dalla natura irreversibile delle azioni imposte.

Soprattutto, il provvedimento sottolinea un principio fondamentale dello stato di diritto: ogni decisione giurisdizionale, specialmente quando impone sacrifici economici, deve essere sorretta da una motivazione chiara e comprensibile. Una sentenza che condanna al pagamento di una somma ingente senza spiegare come tale somma sia stata calcolata è una sentenza vulnerabile, la cui esecuzione può e deve essere sospesa in attesa di un riesame approfondito nel merito.

In quali casi si può chiedere la sospensione dell’esecutività di una sentenza di primo grado?
Secondo l’art. 283 c.p.c. citato nel provvedimento, la sospensione può essere richiesta quando sussistono motivi di impugnazione ‘manifestamente fondati’ oppure quando dall’esecuzione della sentenza possa derivare un ‘pregiudizio grave e irreparabile’, anche legato al rischio di insolvenza di una delle parti.

Perché la Corte d’Appello ha sospeso l’esecutività della sentenza in questo caso specifico?
La Corte ha concesso la sospensione basandosi sul ‘periculum’ (rischio di danno grave), considerando la natura delle prestazioni di fare imposte (come la tumulazione di una salma), l’ingente somma economica della condanna e, soprattutto, il fatto che la sentenza di primo grado non motivava in alcun modo come fosse stato determinato l’importo del risarcimento di 60.000 euro.

Cosa significa che la sentenza di primo grado mancava di motivazione sul risarcimento del danno?
Significa che il giudice che ha emesso la prima sentenza, pur condannando al pagamento di 60.000 euro, non ha spiegato nel testo del provvedimento il ragionamento, i criteri e i calcoli utilizzati per arrivare a quella specifica cifra, rendendo la sua decisione arbitraria su quel punto e quindi debole in sede di appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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