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Sospensione sanzione avvocato: la Cassazione decide

Una avvocatessa, sanzionata dal Consiglio Nazionale Forense con la sospensione per un anno, ha richiesto e ottenuto dalla Corte di Cassazione la sospensione della sanzione disciplinare. La Corte ha accolto l’istanza ritenendo l’appello non palesemente infondato e per evitare un pregiudizio grave e irreparabile alla professionista in attesa della decisione finale sul ricorso.

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Pubblicato il 18 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Sospensione Sanzione Avvocato: La Cassazione Sospende l’Esecuzione per Evitare Danni Irreparabili

Recentemente, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno emesso un’importante ordinanza interlocutoria in materia di procedimenti disciplinari. Il caso riguardava la richiesta di sospensione della sanzione per un avvocato, sanzione che consisteva in un anno di sospensione dall’esercizio della professione. Questa decisione sottolinea l’importanza del principio di cautela per prevenire danni gravi e irreparabili in attesa di una sentenza definitiva.

I Fatti del Caso

Una professionista legale, iscritta all’ordine degli avvocati, era stata sanzionata dal Consiglio Nazionale Forense (CNF). La sanzione, già ridotta in sede di appello al CNF, consisteva nella sospensione dall’esercizio dell’attività professionale per la durata di un anno.

Ritenendo la decisione del CNF ingiusta, l’avvocatessa ha proposto ricorso per Cassazione. Contestualmente al ricorso, ha presentato un’istanza urgente per ottenere la sospensione dell’esecutività della sanzione disciplinare. La richiesta era motivata dalla necessità di evitare un “grave ed irreparabile pregiudizio” che la sospensione immediata dall’attività le avrebbe causato.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, a Sezioni Unite, ha accolto l’istanza e ha sospeso l’esecuzione della sentenza impugnata. Questo significa che, in attesa che la Corte decida nel merito la legittimità o meno della sanzione, l’avvocatessa può continuare a esercitare la sua professione.

Si tratta di un provvedimento cautelare e non definitivo, la cui funzione è quella di “congelare” gli effetti della decisione del CNF per impedire che la ricorrente subisca un danno che potrebbe poi rivelarsi ingiusto, qualora il suo ricorso venisse accolto.

Analisi sulla sospensione della sanzione per un avvocato

La base normativa per questa decisione si trova nell’articolo 36, settimo comma, della legge professionale forense (L. 247/2012). Questa norma consente alla Corte di Cassazione di sospendere l’esecuzione di una sanzione disciplinare quando ricorrono due condizioni fondamentali. La Corte ha valutato attentamente questi presupposti prima di emettere la sua ordinanza.

Il parere del Pubblico Ministero

Un elemento rilevante nel processo decisionale è stato il parere favorevole alla sospensione espresso dal Pubblico Ministero. Sia nella memoria scritta che durante la discussione in udienza, la Procura Generale ha sostenuto le ragioni della ricorrente, contribuendo a orientare la valutazione della Corte verso l’accoglimento dell’istanza.

Le Motivazioni della Sospensione

La Corte ha fondato la sua decisione su due pilastri fondamentali.

Il primo è il cosiddetto fumus boni iuris, ovvero la valutazione che il ricorso presentato dall’avvocatessa non appaia, a un primo esame (prima facie), manifestamente infondato. Senza entrare nel merito della questione, i giudici hanno ritenuto che le argomentazioni della ricorrente meritassero un approfondimento nella fase di giudizio, lasciando intendere la possibilità di un esito a lei favorevole.

Il secondo pilastro è il periculum in mora, cioè il “pericolo nel ritardo”. La Corte ha riconosciuto che l’esecuzione immediata della sanzione (un anno di sospensione) avrebbe potuto causare alla professionista un “danno irreparabile”. Un anno di inattività forzata può avere conseguenze devastanti sulla carriera, sulla clientela e sulla reputazione di un avvocato, danni che un eventuale annullamento successivo della sanzione non potrebbe pienamente ristorare.

Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione riafferma un principio di civiltà giuridica: la tutela cautelare serve a garantire che la durata del processo non si traduca in un danno ingiusto e irreversibile per chi ne è parte. In materia di sanzioni disciplinari, dove è in gioco il diritto al lavoro e la professionalità di un individuo, la sospensione dell’esecutività di un provvedimento così afflittivo è uno strumento essenziale. La decisione, pur non anticipando l’esito finale del giudizio, consente alla professionista di continuare a lavorare, bilanciando l’esigenza di tutelare la dignità della professione forense con il diritto di difesa e la presunzione di fondatezza del ricorso fino a prova contraria.

Quando un avvocato può chiedere la sospensione di una sanzione disciplinare?
Un avvocato può chiedere la sospensione degli effetti di una sanzione disciplinare quando presenta ricorso contro la decisione del Consiglio Nazionale Forense alla Corte di Cassazione, invocando il pericolo di un danno grave e irreparabile.

Quali sono i requisiti per ottenere la sospensione della sanzione?
Per ottenere la sospensione, devono sussistere due condizioni principali: il ricorso contro la sanzione non deve apparire a prima vista infondato (prima facie) e deve essere provato il rischio di subire un pregiudizio grave e irreparabile a causa dell’esecuzione immediata della sanzione.

La sospensione della sanzione da parte della Cassazione è una decisione definitiva?
No, non è una decisione definitiva. Si tratta di un’ordinanza interlocutoria e cautelare, che sospende l’efficacia della sanzione solo temporaneamente, in attesa che la stessa Corte di Cassazione decida nel merito la validità del ricorso principale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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