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Sospensione feriale termini: no per le esecuzioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso contro un’esecuzione immobiliare perché notificato oltre i termini. La decisione ribadisce che la sospensione feriale termini non si applica alle procedure di opposizione agli atti esecutivi, data la loro natura urgente. I ricorrenti sono stati condannati anche per lite temeraria a causa della palese tardività del ricorso.

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Sospensione Feriale Termini: Non si Applica alle Opposizioni Esecutive

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale in materia di procedure esecutive: la sospensione feriale termini non vale per le opposizioni agli atti esecutivi. Questa decisione sottolinea l’urgenza intrinseca di tali procedimenti e le gravi conseguenze per chi non rispetta le scadenze perentorie, anche durante il periodo estivo.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una procedura di esecuzione immobiliare. Una debitrice e un comproprietario non debitore avevano proposto opposizione contro il decreto di trasferimento di una quota indivisa di un immobile, lamentando vizi formali nella procedura, tra cui la mancata notifica di alcuni atti ai comproprietari non esecutati.

Il Tribunale di primo grado aveva rigettato l’opposizione. Contro questa decisione, i due soggetti avevano proposto ricorso per Cassazione. Tuttavia, il ricorso veniva notificato ben oltre il termine breve previsto dalla legge, calcolato dalla data di notifica della sentenza impugnata. La difesa dei ricorrenti si basava sulla convinzione che il termine fosse stato sospeso durante il periodo feriale.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per tardività. Gli Ermellini hanno confermato l’orientamento consolidato secondo cui i procedimenti di opposizione agli atti esecutivi, data la loro natura, non sono soggetti alla sospensione dei termini processuali durante il periodo feriale.

Di conseguenza, il termine per impugnare la sentenza del Tribunale era decorso senza interruzioni, rendendo irrimediabilmente tardivo il ricorso presentato. La Corte non si è limitata a questa declaratoria, ma ha anche condannato i ricorrenti al pagamento delle spese legali e a sanzioni pecuniarie aggiuntive per lite temeraria, data la palese infondatezza e tardività dell’impugnazione.

Le motivazioni della Corte e la sospensione feriale termini

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione della normativa che regola la sospensione feriale termini. La Legge n. 742 del 1969, che istituisce la sospensione, prevede specifiche eccezioni per le cause ritenute urgenti. Tra queste, l’art. 92 del r.d. n. 12 del 1941 include esplicitamente le procedure di opposizione all’esecuzione.

La Cassazione ha respinto anche la questione di legittimità costituzionale sollevata dai ricorrenti. Essi sostenevano che l’esclusione dalla sospensione violasse il diritto di difesa garantito dall’art. 24 della Costituzione. La Corte ha chiarito che questa esclusione è pienamente giustificata dalla necessità di assicurare un rapido svolgimento dei procedimenti esecutivi. La tutela del diritto di difesa non è compromessa, poiché le parti possono comunque avvalersi di un difensore che non usufruisca del periodo di riposo feriale, bilanciando così le esigenze di celerità con la garanzia di una difesa tecnica effettiva. La manifesta infondatezza di tale eccezione ha ulteriormente aggravato la posizione dei ricorrenti.

Le conclusioni: conseguenze pratiche della decisione

L’ordinanza ha conseguenze pratiche molto severe per i ricorrenti. Oltre alla dichiarazione di inammissibilità, che rende definitiva la decisione di primo grado, la Corte ha applicato l’articolo 96, commi 3 e 4, del codice di procedura civile. Questa norma sanziona l’abuso del processo.

I ricorrenti sono stati condannati in solido a:
1. Rifondere le spese legali alla controparte.
2. Versare alla controparte un’ulteriore somma a titolo di risarcimento del danno, liquidata in via equitativa in misura pari ai compensi legali.
3. Pagare una somma in favore della cassa delle ammende, fissata nel massimo previsto.
4. Versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato, pari a quello già dovuto per il ricorso.

Questa pronuncia serve da monito: nelle materie esecutive, i termini processuali sono perentori e non ammettono la pausa estiva. Ignorare questa regola consolidata non solo porta al rigetto del ricorso, ma può anche comportare pesanti sanzioni economiche per lite temeraria.

La sospensione feriale dei termini si applica alle opposizioni agli atti esecutivi?
No. Secondo la giurisprudenza costante della Corte di Cassazione, confermata in questa ordinanza, i procedimenti di opposizione all’esecuzione (sia all’esecuzione stessa, sia agli atti esecutivi) non sono soggetti alla sospensione dei termini processuali nel periodo feriale, a causa della loro natura urgente.

È costituzionalmente legittima l’esclusione della sospensione feriale per queste procedure?
Sì. La Corte ha ritenuto la questione di legittimità costituzionale manifestamente infondata. L’esclusione si giustifica con l’esigenza di un rapido svolgimento di tali procedimenti e non viola il diritto di difesa (art. 24 Cost.), poiché la parte ha sempre la possibilità di avvalersi di un difensore che possa operare durante il periodo feriale.

Cosa rischia chi propone un ricorso palesemente inammissibile per tardività?
Oltre alla dichiarazione di inammissibilità del ricorso, chi agisce in giudizio con un’impugnazione palesemente tardiva rischia una condanna per abuso del processo ai sensi dell’art. 96 c.p.c. Questo può comportare il pagamento di una somma aggiuntiva alla controparte a titolo di risarcimento e di una sanzione pecuniaria a favore della cassa delle ammende, oltre al pagamento del doppio del contributo unificato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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