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Sospensione esecuzione sentenza: quando viene negata?

Una società ha richiesto la sospensione esecuzione sentenza di primo grado che la condannava a un pagamento. La Corte d’Appello ha rigettato l’istanza per mancanza dei requisiti di ‘manifesta fondatezza’ dell’appello e di ‘periculum in mora’, ovvero il rischio di un danno grave e irreparabile. Inoltre, la Corte ha rilevato che il pagamento era già stato eseguito, rendendo la richiesta di sospensione priva di oggetto.

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Pubblicato il 6 settembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Sospensione Esecuzione Sentenza: Quando la Corte d’Appello Dice No

Quando una parte viene condannata in primo grado, può appellare la decisione. Ma cosa succede nel frattempo? La sentenza è immediatamente esecutiva. L’unico modo per fermarla è chiedere la sospensione esecuzione sentenza, un’istanza che però non viene sempre accolta. Un’ordinanza della Corte di Appello di Roma ci offre un chiaro esempio dei motivi per cui tale richiesta può essere respinta, analizzando i requisiti della ‘manifesta fondatezza’ e del ‘periculum in mora’.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Sospensione

Una società, condannata dal Tribunale di Roma a restituire una somma significativa (circa 79.000 euro) a titolo di canoni locativi precedentemente ricevuti, ha presentato appello. Contestualmente, ha richiesto alla Corte, ai sensi degli artt. 283 e 351 c.p.c., di sospendere l’efficacia esecutiva della sentenza di primo grado. L’obiettivo era evitare di dover pagare quella somma in attesa della decisione finale del giudizio d’appello.

La Decisione della Corte d’Appello: Istanza Rigettata

La Corte di Appello, dopo un’analisi sommaria, ha rigettato l’istanza di sospensione. La decisione si fonda su una valutazione negativa dei due pilastri su cui si deve basare ogni richiesta di questo tipo, oltre a una constatazione fattuale che ha reso, di fatto, la questione superata.

Le Motivazioni della Decisione: Analisi dei Requisiti

La Corte ha esaminato i presupposti normativi per la concessione della sospensiva, giungendo a conclusioni nette.

Assenza di ‘Manifesta Fondatezza’

Il primo requisito per ottenere la sospensione è che l’appello appaia, a una prima valutazione, ‘manifestamente fondato’. La Corte ha osservato che nel caso di specie sussisteva una notevole incertezza interpretativa riguardo alle precedenti pronunce che avevano determinato la cessazione del rapporto di locazione. Poiché la fondatezza dell’appello dipendeva proprio da questa interpretazione, i giudici non hanno ravvisato quel carattere di evidenza e chiarezza necessario per accogliere l’istanza. In altre parole, l’esito dell’appello non appariva per nulla scontato.

Carenza del ‘Periculum in Mora’ e la Sospensione Esecuzione Sentenza

Il secondo requisito fondamentale è il ‘periculum in mora’, ovvero il rischio di subire un pregiudizio grave e irreparabile se si dovesse pagare subito, in attesa della decisione d’appello. La società ricorrente si era limitata a prospettare il danno derivante dal semplice pagamento della somma. La Corte ha ritenuto questa argomentazione insufficiente. La mera prospettiva del pagamento, da sola, non è considerata un danno irreparabile, poiché in caso di vittoria in appello, la somma potrebbe essere restituita. Mancava la prova di un danno più profondo, come il rischio di fallimento o una crisi di liquidità irreversibile.

L’Irrilevanza dell’Avvenuto Pagamento

Infine, la Corte ha rilevato un fatto decisivo: il pagamento della somma dovuta era già stato effettuato integralmente da un ‘terzo pignorato’ (ad esempio, una banca dove la società aveva i suoi conti). Poiché l’esecuzione si era già conclusa, non c’era più nulla da sospendere. Questo ha reso la richiesta di sospensione priva di oggetto, poiché il suo scopo era proprio quello di evitare un’esecuzione che, nei fatti, si era già perfezionata.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza ribadisce un principio cruciale: la sospensione dell’esecuzione di una sentenza non è un atto dovuto, ma una misura eccezionale concessa solo in presenza di requisiti rigorosi. Per ottenerla, non basta semplicemente aver presentato appello. È necessario dimostrare, con argomenti solidi, che le proprie ragioni sono palesemente fondate (‘fumus boni iuris’) e che l’esecuzione immediata della sentenza causerebbe un danno grave e non altrimenti riparabile (‘periculum in mora’). La semplice allegazione di dover effettuare un pagamento non è sufficiente a integrare quest’ultimo requisito. Inoltre, la tempestività è essenziale: se l’esecuzione si completa, ogni richiesta di sospensione diventa inutile.

Quali sono i requisiti per ottenere la sospensione dell’esecuzione di una sentenza in appello?
Secondo l’ordinanza, è necessario dimostrare la sussistenza di due requisiti: la ‘manifesta fondatezza’ dell’appello, ovvero che le ragioni del ricorso appaiano chiaramente valide a un primo esame, e il ‘periculum in mora’, cioè il rischio di subire un pregiudizio grave e irreparabile dall’esecuzione della sentenza.

La semplice prospettiva di dover pagare una somma di denaro costituisce un pregiudizio grave e irreparabile?
No. La Corte ha stabilito che la mera prospettazione del pagamento di una somma, da sola, è inidonea a fondare il requisito del pregiudizio grave ed irreparabile, poiché se l’appello venisse accolto, la somma potrebbe essere restituita.

Cosa succede alla richiesta di sospensione se il pagamento viene effettuato da un terzo pignorato prima della decisione?
Se il pagamento integrale delle somme viene effettuato (in questo caso, da un terzo pignorato) prima che la Corte si pronunci, la richiesta di sospensione diventa priva di oggetto. L’esecuzione si è già conclusa e, di conseguenza, non vi è più alcuna statuizione da sospendere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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