LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Sopraelevazione abusiva: sanatoria salva la demolizione

La Corte di Cassazione ha stabilito che una sopraelevazione abusiva non deve essere demolita se il costruttore ottiene una sanatoria edilizia, anche dopo la sentenza di primo grado. La Corte ha chiarito che se la sanatoria attesta l’assenza di pregiudizio per la stabilità dell’edificio, la richiesta di demolizione non può essere accolta. In questo caso, al proprietario del piano sottostante spetta solo un’indennità economica per la sopraelevazione, come previsto dalla legge.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 30 settembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Sopraelevazione Abusiva: la Sanatoria Blocca la Demolizione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un caso emblematico di sopraelevazione abusiva, stabilendo un principio fondamentale: l’ottenimento di una concessione in sanatoria, anche se successiva alla sentenza di primo grado, può impedire la demolizione dell’opera se ne viene accertata la sicurezza statica. Questo apre importanti riflessioni sul rapporto tra regolarità urbanistica e diritti dei proprietari confinanti.

I Fatti del Contenzioso: una Lunga Vicenda Giudiziaria

La controversia ha origine nel lontano 1998, quando il proprietario di un immobile citava in giudizio la vicina del piano superiore. L’accusa era di aver realizzato opere non autorizzate, consistenti in una parziale sopraelevazione e in un ampliamento della sua proprietà. L’attore chiedeva la demolizione delle opere o, in alternativa, il pagamento di un’indennità come previsto dall’articolo 1127 del codice civile.

Il Tribunale di primo grado accoglieva parzialmente la domanda, condannando la convenuta al pagamento di un’indennità di 3.440 euro per la sopraelevazione. La situazione cambiava in appello: la Corte territoriale rigettava l’appello principale degli eredi dell’attore e accoglieva quello incidentale della vicina. Il motivo? La produzione di un nuovo documento, una concessione edilizia in sanatoria ottenuta dopo la sentenza di primo grado. Questo documento, secondo la Corte d’Appello, attestava che le opere non solo non pregiudicavano, ma addirittura miglioravano la statica dell’edificio, facendo venir meno il presupposto per la demolizione.

La Decisione della Corte di Cassazione

Gli eredi del proprietario originario hanno quindi proposto ricorso in Cassazione, basandosi su quattro motivi, tutti respinti dalla Suprema Corte. Analizziamoli nel dettaglio.

Primo Motivo: L’ammissibilità della sanatoria in appello

I ricorrenti contestavano l’ammissibilità della concessione in sanatoria prodotta solo in appello. La Cassazione ha ritenuto infondata la censura, spiegando che il documento si era formato dopo la conclusione del primo grado di giudizio e, pertanto, non poteva essere prodotto prima. Data la sua rilevanza decisiva per la causa, la sua produzione in appello era pienamente legittima.

Secondo e Terzo Motivo: La questione della sicurezza statica della sopraelevazione abusiva

Con i motivi successivi, i ricorrenti sostenevano che la Corte d’Appello avesse errato nel non considerare il pregiudizio alla statica dell’edificio. Secondo loro, la natura abusiva delle opere e gli elementi raccolti in primo grado dimostravano la loro pericolosità. La Cassazione ha dichiarato inammissibili queste censure, ribadendo un principio cardine del giudizio di legittimità: la Suprema Corte non può riesaminare il merito dei fatti o rivalutare le prove. La Corte d’Appello aveva fondato la sua decisione sulla sanatoria e sulla relativa perizia tecnica che escludeva pericoli statici. Tentare di offrire una lettura alternativa delle prove è un’attività preclusa in sede di Cassazione.

Quarto Motivo: La corretta ripartizione delle spese legali

Infine, i ricorrenti si dolevano dell’errata regolamentazione delle spese di lite. Anche questo motivo è stato respinto. La Cassazione ha confermato che la Corte d’Appello ha correttamente applicato il criterio del decisum (l’importo effettivamente liquidato, 3.440 euro) per calcolare le spese e ha legittimamente ravvisato una soccombenza reciproca, compensando parzialmente le spese tra le parti.

Le Motivazioni

La ratio della decisione della Suprema Corte risiede nella netta distinzione tra il giudizio di merito e quello di legittimità. La Corte di Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti, ma un organo che controlla la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione delle sentenze impugnate. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva motivato in modo logico e coerente la propria decisione, basandola su un documento (la sanatoria) ritenuto ammissibile e decisivo. La valutazione sull’assenza di pericolo per la statica dell’edificio, supportata da una relazione tecnica, è un accertamento di fatto che, se adeguatamente motivato, non può essere sindacato in Cassazione. La Corte ha quindi concluso che, una volta accertata l’assenza di pregiudizio per la stabilità dell’immobile tramite la sanatoria, la domanda di demolizione, basata proprio su tale presupposto, non poteva trovare accoglimento.

Conclusioni

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione pratica: l’ottenimento di una sanatoria edilizia può essere determinante per neutralizzare una richiesta di demolizione di una sopraelevazione abusiva. Il punto cruciale è la dimostrazione, attraverso la sanatoria e le perizie ad essa collegate, che le condizioni statiche dell’edificio non sono state compromesse. Per i proprietari che subiscono un abuso edilizio, ciò significa che la sola irregolarità urbanistica potrebbe non essere sufficiente a ottenere la demolizione, dovendo invece dimostrare un concreto pregiudizio ai propri diritti, come quello alla sicurezza statica del fabbricato. Se tale pregiudizio viene escluso da un provvedimento amministrativo successivo, la tutela si riduce al solo indennizzo economico previsto dalla legge.

È possibile presentare in appello un documento come una sanatoria edilizia ottenuta dopo la fine del primo grado di giudizio?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che un documento rilevante per la decisione, formatosi dopo la conclusione del primo grado di giudizio, è ammissibile in appello, in quanto non poteva materialmente essere prodotto prima.

Una sanatoria che attesta la sicurezza statica di una sopraelevazione abusiva può impedirne la demolizione?
Sì. Secondo la Corte, se la sanatoria esclude pericoli per la statica dell’edificio, viene meno il presupposto principale per la richiesta di demolizione avanzata dal vicino. In tal caso, la tutela del vicino è limitata al diritto di ricevere un’indennità economica.

Come vengono calcolate le spese legali se la domanda viene accolta solo per un importo molto inferiore a quello richiesto?
Le spese legali vengono regolate in base al principio della soccombenza. La Corte ha ritenuto corretto che il giudice d’appello abbia calcolato le spese sulla base del decisum (l’importo effettivamente ottenuto, in questo caso 3.440 euro) e non del valore totale della domanda, e che abbia disposto una compensazione parziale delle spese data la soccombenza reciproca.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati