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Somministrazione nulla: reintegro per licenziamento

Il Tribunale di Venezia ha dichiarato una somministrazione nulla in un caso in cui un lavoratore, formalmente assunto da un’azienda, operava di fatto alle dipendenze di un’altra. La sentenza ha stabilito che, nonostante la nullità, le retribuzioni già percepite dal datore formale estinguono il debito del datore effettivo. Tuttavia, il licenziamento orale comunicato da quest’ultimo è stato dichiarato nullo, con conseguente ordine di reintegrazione del lavoratore e condanna al risarcimento del danno.

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Somministrazione Nulla: Quando il Lavoratore ha Diritto al Reintegro

Una recente sentenza del Tribunale di Venezia ha affrontato un caso emblematico di somministrazione nulla, chiarendo le tutele spettanti al lavoratore in caso di interposizione fittizia di manodopera e successivo licenziamento orale. La decisione sottolinea come, anche se le retribuzioni sono state corrisposte dal datore di lavoro formale, il lavoratore licenziato verbalmente dal datore di lavoro effettivo abbia pieno diritto alla reintegrazione nel posto di lavoro.

I Fatti di Causa

Il caso riguardava un lavoratore formalmente assunto da una prima società, ma che di fatto prestava la sua attività lavorativa in via esclusiva per una seconda società, la quale esercitava su di lui il potere direttivo, organizzativo e disciplinare. Il rapporto di lavoro era proseguito anche dopo che il datore di lavoro formale lo aveva licenziato per mancato superamento del periodo di prova. Successivamente, era stato il legale rappresentante della società utilizzatrice a comunicargli oralmente, tramite una telefonata, la cessazione del rapporto.

Il lavoratore si è quindi rivolto al Tribunale per chiedere l’accertamento della somministrazione nulla e la costituzione di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato con l’azienda utilizzatrice, oltre alla declaratoria di illegittimità del licenziamento orale con conseguente reintegra.

La Somministrazione Nulla e l’Eccezione di Decadenza

Le società convenute avevano eccepito in via preliminare la decadenza dall’azione, sostenendo che il lavoratore non avesse impugnato la somministrazione irregolare nei termini di legge. Il Giudice ha rigettato questa eccezione, operando una distinzione fondamentale:

* Somministrazione irregolare: Si verifica quando, pur esistendo un contratto scritto, non vengono rispettati limiti e condizioni di legge. In questo caso, si applicano specifici termini di decadenza per l’impugnazione.
* Somministrazione nulla: Ricorre in assenza di un contratto scritto di somministrazione. Questa fattispecie è assimilabile a un’interposizione fittizia di manodopera, dove un soggetto funge da schermo per mascherare il reale datore di lavoro. Per questa ipotesi, il Tribunale ha ritenuto non applicabili i termini di decadenza previsti per la somministrazione irregolare, poiché manca un atto formale da cui farli decorrere.

L’Accertamento del Rapporto di Lavoro di Fatto

Il Tribunale ha ritenuto pienamente provata l’esistenza di un rapporto di lavoro subordinato di fatto tra il ricorrente e la società utilizzatrice. Le prove raccolte, sia documentali (come le e-mail) che testimoniali, hanno dimostrato in modo inequivocabile che:

* Il lavoratore riceveva direttive precise sull’organizzazione del lavoro direttamente dalla società utilizzatrice.
* Utilizzava un indirizzo e-mail aziendale di quest’ultima per le comunicazioni professionali.
* Il suo ruolo era organicamente inserito nell’organizzazione dell’azienda utilizzatrice, che esercitava su di lui un potere direttivo e disciplinare.

Questi elementi hanno confermato che il contratto con la prima società era meramente formale e che il vero datore di lavoro era la seconda.

Le Motivazioni della Decisione

La sentenza si basa su due pilastri fondamentali: il trattamento della retribuzione e le conseguenze del licenziamento orale.

La Questione Retributiva

Il Giudice ha rigettato la domanda del lavoratore volta a ottenere il pagamento delle retribuzioni dalla società utilizzatrice. La motivazione risiede nel principio dell’adempimento del terzo, disciplinato dall’art. 1180 del Codice Civile. Poiché il lavoratore aveva ammesso di aver ricevuto regolarmente la retribuzione dal datore di lavoro formale, il Tribunale ha ritenuto che tale pagamento avesse estinto l’obbligazione retributiva anche in capo al datore di lavoro effettivo. In altre parole, il debito è stato saldato, seppur da un soggetto terzo.

Il Licenziamento Orale e il Diritto al Reintegro

Il punto cruciale della decisione riguarda il licenziamento. Il Tribunale ha accertato che la cessazione del rapporto è avvenuta per volontà unilaterale del datore di lavoro effettivo, comunicata in forma orale. La legge italiana sancisce la nullità radicale del licenziamento orale, in quanto privo della forma scritta richiesta ad substantiam. Tale nullità comporta l’applicazione della massima tutela prevista dall’ordinamento: la reintegrazione nel posto di lavoro.

Di conseguenza, il Giudice ha ordinato alla società utilizzatrice di reintegrare il lavoratore e di corrispondergli un’indennità risarcitoria pari alle retribuzioni perse dalla data del licenziamento fino a quella dell’effettiva reintegrazione.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce principi consolidati nel diritto del lavoro. In primo luogo, evidenzia i rischi connessi alla somministrazione nulla, che determina la costituzione di un rapporto di lavoro diretto con l’utilizzatore. In secondo luogo, conferma che i pagamenti effettuati dall’intermediario fittizio possono liberare l’utilizzatore dall’obbligo retributivo. Infine, e soprattutto, riafferma l’assoluta inefficacia del licenziamento orale, che garantisce al lavoratore il diritto fondamentale alla reintegrazione nel proprio posto di lavoro, ristabilendo la continuità giuridica del rapporto interrotto illegittimamente.

Quando una somministrazione di lavoro è considerata ‘nulla’?
Secondo la sentenza, una somministrazione di lavoro è considerata ‘nulla’ quando manca la forma scritta del contratto, configurandosi come un’interposizione fittizia di manodopera che maschera un rapporto di lavoro subordinato diretto con l’azienda che utilizza effettivamente la prestazione del lavoratore.

Se il lavoratore è stato pagato dal datore di lavoro formale, può chiedere le retribuzioni anche al datore di lavoro effettivo in caso di somministrazione nulla?
No. La sentenza ha stabilito che, in base al principio dell’adempimento del terzo (art. 1180 c.c.), i pagamenti effettuati dal datore di lavoro formale (somministratore) sono validi e liberano il datore di lavoro effettivo (utilizzatore) dal corrispondente obbligo retributivo, fino a concorrenza della somma pagata.

Quali sono le conseguenze di un licenziamento comunicato oralmente in un rapporto di lavoro di fatto?
Un licenziamento comunicato oralmente è radicalmente nullo e privo di effetti. La conseguenza principale, come affermato nella decisione, è il diritto del lavoratore alla reintegrazione nel posto di lavoro e al risarcimento del danno, pari alle retribuzioni maturate dalla data del licenziamento fino a quella dell’effettiva reintegrazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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