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Somministrazione irregolare: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 9265/2019, affronta un caso di somministrazione irregolare. Una lavoratrice aveva ottenuto in primo e secondo grado la conversione del suo contratto a tempo indeterminato presso l’azienda utilizzatrice, poiché la causale, legata a ‘punte di intensa attività’, era stata ritenuta troppo generica e non provata. La Cassazione conferma la conversione del rapporto ma cassa la sentenza sulla parte economica, stabilendo che al lavoratore spetta l’indennità risarcitoria onnicomprensiva prevista dall’art. 32 della L. 183/2010 e non l’integrale pagamento delle retribuzioni perse.

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Somministrazione irregolare: la Cassazione su causale e risarcimento

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale del diritto del lavoro: la somministrazione irregolare. Questa decisione chiarisce i requisiti di validità del contratto di somministrazione a termine e definisce con precisione i confini del risarcimento dovuto al lavoratore in caso di illegittimità. La sentenza analizza il caso di una lavoratrice il cui contratto, motivato da generiche ‘punte di intensa attività’, è stato convertito in un rapporto a tempo indeterminato.

I Fatti di Causa

Una lavoratrice era stata assunta tramite un’agenzia di somministrazione per prestare servizio presso una grande società utilizzatrice. I contratti erano giustificati dalla necessità di far fronte a ‘punte di più intensa attività’ legate a specifici progetti. La lavoratrice, ritenendo la causale generica e fittizia, ha agito in giudizio chiedendo di accertare l’esistenza di un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato direttamente con la società utilizzatrice.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello le hanno dato ragione, dichiarando la nullità del termine e la costituzione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato. I giudici di merito hanno ritenuto che la causale fosse troppo generica e che la società non avesse fornito prove concrete e specifiche per dimostrare l’effettiva esistenza di tali picchi di attività, che devono essere distinti dalla normale operatività aziendale.

La Decisione della Corte di Cassazione e la Prova della Somministrazione Irregolare

L’azienda utilizzatrice ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando diverse questioni. La Corte ha rigettato quasi tutti i motivi del ricorso, confermando i principi cardine in materia di somministrazione irregolare. In primo luogo, ha ribadito che la causale indicata nel contratto di somministrazione deve essere specifica. Non è sufficiente un richiamo astratto a ‘ragioni di carattere tecnico, produttivo, organizzativo’, ma è necessario esplicitare il collegamento tra la previsione astratta e la concreta situazione aziendale che giustifica l’assunzione a termine.

La questione della prova

La Corte ha sottolineato che l’onere di dimostrare la reale esistenza delle ragioni poste a fondamento del contratto a termine grava sull’azienda utilizzatrice. Nel caso di specie, la società non è riuscita a fornire dati concreti che dimostrassero la consistenza e la ricorrenza delle ‘punte di più intensa attività’. La semplice affermazione, anche se supportata da testimonianze generiche, non è stata ritenuta sufficiente a soddisfare l’onere probatorio.

Le Motivazioni

La Cassazione ha respinto la maggior parte dei motivi del ricorso della società, confermando che la mancanza di una causale specifica e provata conduce alla conversione del rapporto in uno a tempo indeterminato alle dipendenze dell’utilizzatore. L’unico motivo di ricorso accolto è stato quello relativo alle conseguenze economiche. La Corte ha stabilito che la condanna al pagamento di tutte le retribuzioni dal momento della messa a disposizione delle energie lavorative fino al ripristino effettivo del rapporto non era corretta. In applicazione dell’art. 32 della legge n. 183/2010, al lavoratore spetta un’indennità onnicomprensiva, forfettaria, che copre il periodo tra la scadenza del termine e la sentenza che ordina la ricostituzione del rapporto. Questa indennità sostituisce il risarcimento integrale del danno.

Le Conclusioni

In conclusione, l’ordinanza conferma un orientamento consolidato: per una legittima somministrazione a termine, la causale deve essere dettagliata e l’azienda deve essere in grado di provarla concretamente. In caso di somministrazione irregolare, il lavoratore ha diritto alla conversione del rapporto in uno a tempo indeterminato. Tuttavia, sul piano economico, il risarcimento non corrisponde a tutte le mensilità perse, ma è limitato all’indennità forfettaria prevista dalla legge, che bilancia la tutela del lavoratore con le esigenze di certezza del diritto.

Quando un contratto di somministrazione a termine è considerato irregolare?
Un contratto di somministrazione a termine è considerato irregolare quando la causale che giustifica l’apposizione del termine (es. ragioni tecniche, produttive, organizzative come ‘punte di intensa attività’) è indicata in modo generico, senza un collegamento specifico e concreto con la situazione aziendale, oppure quando l’azienda utilizzatrice non riesce a provare l’effettiva esistenza di tali ragioni.

Cosa succede se la causale del contratto di somministrazione non è sufficientemente specifica?
Se la causale è generica o non provata, il contratto si considera nullo nella parte relativa al termine. La conseguenza è la trasformazione del rapporto di lavoro in un contratto a tempo indeterminato direttamente alle dipendenze dell’azienda utilizzatrice, con effetto dalla data di inizio della somministrazione.

In caso di somministrazione irregolare, spetta il pagamento di tutte le retribuzioni perse?
No. Secondo la Corte di Cassazione, al lavoratore non spetta il pagamento di tutte le retribuzioni maturate dalla scadenza del contratto fino alla riammissione in servizio. Si applica invece l’art. 32 della Legge n. 183/2010, che prevede il pagamento di un’indennità risarcitoria onnicomprensiva, il cui importo è stabilito dalla legge e copre in modo forfettario il danno subito dal lavoratore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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