LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Somministrazione illegittima: danno e prescrizione

Un ente pubblico ha utilizzato una serie di contratti di somministrazione a termine (somministrazione illegittima) per impiegare lavoratrici per anni sulle stesse mansioni. La Corte di Cassazione ha confermato l’illegittimità di tale pratica, riconoscendo il diritto delle lavoratrici a un risarcimento forfettario (“danno comunitario”) senza necessità di provare un danno specifico. Tuttavia, ha chiarito che il termine di prescrizione per i crediti retributivi (come i premi di produzione) decorre in costanza di rapporto e non dalla sua cessazione, accogliendo parzialmente su questo punto il ricorso dell’ente e rinviando la causa per un nuovo esame.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 16 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Somministrazione Illegittima: Danno Presunto e Prescrizione nel Pubblico Impiego

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è tornata a pronunciarsi su un tema di grande attualità nel diritto del lavoro pubblico: la somministrazione illegittima. Il caso analizzato riguarda l’abuso di contratti di lavoro tramite agenzia da parte di un ente pubblico per coprire esigenze lavorative stabili e durature. La pronuncia offre chiarimenti fondamentali sul diritto al risarcimento del danno per i lavoratori e, soprattutto, sulle complesse regole della prescrizione dei crediti retributivi.

I Fatti del Caso: Lavoro Precario Pluriennale

Quattro lavoratrici avevano prestato servizio per diversi anni, dal 2004 al 2010, presso un ente previdenziale pubblico. Non erano state assunte direttamente, ma tramite una successione ininterrotta di contratti di somministrazione a termine, stipulati con diverse agenzie interinali. Di fatto, le lavoratrici svolgevano le medesime mansioni del personale di ruolo, nella stessa sede e senza soluzione di continuità, coprendo di fatto un fabbisogno stabile dell’ente. Ritenendo questa pratica abusiva, avevano adito il giudice del lavoro per ottenere il riconoscimento dell’illegittimità dei contratti, il risarcimento del danno e il pagamento dei premi di produttività riconosciuti ai dipendenti diretti.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha confermato l’illegittimità della catena di contratti, rigettando le difese dell’ente pubblico. Ha stabilito che l’utilizzo prolungato e sistematico della somministrazione per soddisfare esigenze non temporanee costituisce un abuso, configurando una somministrazione illegittima. Di conseguenza, ha confermato il diritto delle lavoratrici al risarcimento del cosiddetto “danno comunitario”.

La novità più rilevante della decisione, tuttavia, riguarda la prescrizione. La Corte ha accolto parzialmente il ricorso dell’ente su questo punto, distinguendo nettamente tra la prescrizione del diritto al risarcimento e quella dei crediti retributivi (i premi di produzione). Ha quindi cassato la sentenza d’appello e rinviato la causa a un nuovo giudice per ricalcolare la prescrizione dei premi in base ai principi enunciati.

Le Motivazioni: Analisi della Somministrazione Illegittima e dei Diritti dei Lavoratori

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su un’attenta analisi di diversi principi giuridici.

Abuso del Contratto e Frode alla Legge

I giudici hanno innanzitutto chiarito che una successione di contratti di somministrazione, pur formalmente legittimi se presi singolarmente, può diventare illegittima se nel complesso mira a eludere le norme imperative sul reclutamento nel pubblico impiego. L’utilizzo dello strumento per coprire esigenze stabili e permanenti, di fatto, snatura la sua funzione, che dovrebbe essere legata a necessità temporanee. Questa pratica è stata qualificata come “frode alla legge”, in quanto utilizza uno schema legale per un fine illecito.

Il Risarcimento del Danno “Comunitario”

Per quanto riguarda il risarcimento, la Corte ha ribadito un principio consolidato: in caso di somministrazione illegittima nel pubblico impiego, al lavoratore spetta un risarcimento del danno che ha natura sanzionatoria. Questo “danno comunitario” è presunto, il che significa che il lavoratore non deve fornire la prova di aver subito un pregiudizio specifico (come la perdita di altre occasioni di lavoro). La sua quantificazione è stabilita dalla legge in una misura compresa tra un minimo e un massimo di mensilità dell’ultima retribuzione. La Corte ha precisato che la prescrizione per questo tipo di danno è decennale e inizia a decorrere solo dalla cessazione dell’ultimo contratto, data la natura unitaria della condotta illecita.

Il Diritto ai Premi di Produttività ex Art. 2126 c.c.

Un altro punto qualificante della sentenza riguarda il fondamento del diritto delle lavoratrici ai premi di produttività. La Corte d’Appello lo aveva basato sul principio di parità di trattamento. La Cassazione, pur confermando il diritto, ne corregge il fondamento giuridico. Poiché i contratti erano illegittimi, il diritto non sorge dalle norme sulla somministrazione (che presuppongono contratti validi), ma dall’applicazione dell’art. 2126 del codice civile sulla “prestazione di fatto”. Questa norma stabilisce che, anche in presenza di un contratto nullo, il lavoro effettivamente prestato deve essere retribuito con tutto ciò che spetta a un lavoratore con contratto valido, inclusi i premi, se è stato dimostrato il contributo al raggiungimento degli obiettivi aziendali.

La Questione Cruciale della Prescrizione dei Crediti Retributivi

La parte più innovativa della decisione riguarda la prescrizione dei crediti come i premi. Richiamando una recente e fondamentale sentenza delle Sezioni Unite (n. 36197/2023), la Corte ha affermato che, nel pubblico impiego contrattualizzato, la prescrizione quinquennale dei crediti retributivi decorre in costanza di rapporto e non dalla sua cessazione. Il motivo è che non si presume che il dipendente pubblico si trovi in uno stato di soggezione psicologica (metus) tale da impedirgli di far valere i propri diritti per timore di ritorsioni, a differenza di quanto accade nel settore privato non protetto dalla stabilità reale. Pertanto, la Corte d’Appello aveva sbagliato a far decorrere la prescrizione per i premi solo dalla fine del rapporto lavorativo.

Conclusioni: Implicazioni della Sentenza

L’ordinanza ha importanti implicazioni pratiche. In primo luogo, ribadisce con forza che le pubbliche amministrazioni non possono utilizzare la somministrazione di lavoro come uno strumento per creare rapporti di lavoro precari a tempo indeterminato, eludendo le regole sui concorsi pubblici. In secondo luogo, consolida la tutela risarcitoria per i lavoratori vittime di somministrazione illegittima, confermando la natura presunta e sanzionatoria del danno. Infine, e soprattutto, cristallizza un principio fondamentale sulla prescrizione nel pubblico impiego: i diritti retributivi devono essere richiesti entro cinque anni dalla loro maturazione, anche se il rapporto di lavoro è ancora in corso. Una distinzione cruciale che impone una maggiore vigilanza da parte dei lavoratori pubblici nella tutela dei propri diritti.

Quando una serie di contratti di somministrazione nel pubblico impiego diventa illegittima?
Diventa illegittima quando la successione di contratti viene utilizzata per soddisfare esigenze stabili e permanenti dell’ente pubblico, eludendo di fatto le norme sul reclutamento e sulla natura temporanea di tale tipologia contrattuale. La Corte la definisce una pratica in “frode alla legge”.

In caso di somministrazione illegittima, il lavoratore pubblico ha diritto a un risarcimento anche senza provare un danno specifico?
Sì. La Corte di Cassazione conferma che il lavoratore ha diritto al cosiddetto “danno comunitario”, un’indennità risarcitoria con funzione sanzionatoria che è presunta dalla legge. Non è quindi necessario che il lavoratore dimostri di aver subito un concreto pregiudizio economico.

Come funziona la prescrizione per i crediti di lavoro derivanti da somministrazione illegittima nel settore pubblico?
La Corte distingue due regimi. Per il risarcimento del “danno comunitario”, la prescrizione è decennale e decorre dalla fine dell’ultimo contratto. Per i crediti retributivi (come i premi di produzione), la prescrizione è quinquennale e decorre giorno per giorno, durante lo svolgimento del rapporto di lavoro, poiché non si ritiene che il dipendente pubblico sia in uno stato di timore reverenziale verso il datore di lavoro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati