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Somministrazione abusiva: stop alla reiterazione

Una lavoratrice ha contestato una lunga serie di contratti di somministrazione e a termine, ritenendoli una forma di somministrazione abusiva. La Corte di Cassazione ha stabilito che, per valutare l’abuso, si deve considerare la durata complessiva del rapporto di lavoro presso l’azienda utilizzatrice, anche in presenza di interruzioni tra un contratto e l’altro. La discontinuità non è sufficiente a escludere la violazione del principio di temporaneità imposto dalla normativa europea. La sentenza del giudice di merito è stata cassata con rinvio per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Somministrazione Abusiva: La Cassazione Sancisce il Limite alla Reiterazione dei Contratti

L’utilizzo di contratti di somministrazione a termine è una pratica diffusa, ma quando la reiterazione diventa un sistema per coprire esigenze stabili, si entra nel campo della somministrazione abusiva. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha rafforzato i principi a tutela dei lavoratori, chiarendo che le interruzioni tra una missione e l’altra non sono sufficienti a sanare l’illegittimità di un rapporto di lavoro che, di fatto, perde il suo carattere di temporaneità. Analizziamo questa importante decisione.

Il Caso: Una Lunga Serie di Contratti Precari

Una lavoratrice si è rivolta al tribunale per far accertare l’illegittimità di una lunga sequenza di contratti, ben 22 di somministrazione a tempo determinato e 3 a termine, stipulati in un arco temporale di circa otto anni con la stessa azienda utilizzatrice. La sua richiesta era volta a ottenere la costituzione di un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato e il conseguente risarcimento del danno.

Inizialmente, le sue domande sono state respinte sia in primo grado sia in appello. La Corte di Cassazione, adita una prima volta, aveva annullato la decisione d’appello, stabilendo che il giudice di merito aveva errato nel condurre un “esame atomistico” della vicenda, ovvero analizzando i contratti singolarmente senza considerarli nel loro insieme. La causa è stata quindi rinviata a una diversa sezione della Corte d’Appello per un nuovo esame.

La Decisione del Giudice di Rinvio: L’Errore sull’Interruzione dei Contratti

Nonostante le chiare indicazioni della Cassazione, anche il giudice del rinvio ha respinto le richieste della lavoratrice. La motivazione principale si basava sulla discontinuità dei rapporti: la presenza di periodi di non lavoro tra un contratto e l’altro è stata considerata decisiva per escludere l’esistenza di un unico rapporto di lavoro prolungato e, quindi, per negare il superamento del limite di “durata ragionevolmente temporanea”.

Questa interpretazione ha portato la lavoratrice a ricorrere nuovamente in Cassazione, denunciando la violazione dei principi di diritto stabiliti nella precedente ordinanza.

Somministrazione Abusiva e Temporaneità: Il Richiamo della Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso della lavoratrice, cassando per la seconda volta la sentenza d’appello. I giudici di legittimità hanno ribadito con forza un concetto fondamentale derivato dal diritto dell’Unione Europea, in particolare dalla Direttiva 2008/104.

La Visione Globale Contro l’Esame “Atomistico”

L’errore del giudice di merito è stato quello di non conformarsi al decisum della precedente pronuncia. La Cassazione aveva già chiarito che, per verificare l’esistenza di una somministrazione abusiva, il giudice deve valutare la vicenda contrattuale in modo globale. L’esistenza di intervalli tra le missioni non impedisce di considerare la durata complessiva del lavoro prestato presso la stessa impresa utilizzatrice. Focalizzarsi sulla discontinuità, come ha fatto la Corte d’Appello, rappresenta un errore di interpretazione del principio di diritto vincolante.

Il Ruolo della Direttiva Europea

La Corte ha sottolineato che il requisito della “temporaneità” è un elemento strutturale e immanente del lavoro tramite agenzia interinale, come interpretato dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Quando una successione di missioni, anche se intervallate, supera un limite di durata ragionevole, si realizza un’elusione delle finalità della Direttiva, che mira a proteggere la forma comune di rapporto di lavoro, ossia quella a tempo indeterminato.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha motivato la sua decisione affermando che il giudice del rinvio avrebbe dovuto accertare se la reiterazione di ben 72 contratti complessivi avesse realizzato un ricorso abusivo alla somministrazione, violando l’articolo 5 della Direttiva 2008/104. Questa verifica doveva essere compiuta considerando la durata complessiva delle missioni e le eventuali motivazioni addotte dall’utilizzatore, senza dare peso determinante alla diversità delle agenzie di somministrazione o agli intervalli non lavorati.

Il mancato rispetto del decisum della precedente ordinanza della Cassazione costituisce un error in procedendo, cioè un vizio del procedimento che legittima l’annullamento della sentenza. Il giudice di rinvio non ha la possibilità di discostarsi dai principi di diritto enunciati dalla Suprema Corte.

Le Conclusioni: Cosa Cambia per Lavoratori e Aziende

Questa ordinanza consolida un orientamento fondamentale: la lotta alla somministrazione abusiva passa attraverso una valutazione complessiva e non frammentaria della storia lavorativa di un dipendente presso un’azienda utilizzatrice. Le imprese non possono fare affidamento sulle pause tra i contratti per giustificare un utilizzo prolungato e sistematico del lavoro somministrato per coprire esigenze stabili. Per i lavoratori, si apre una via più solida per far valere i propri diritti alla stabilità occupazionale quando la precarietà viene utilizzata in modo fraudolento. La causa è stata nuovamente rinviata a un’altra Corte d’Appello, che dovrà finalmente applicare correttamente i principi stabiliti.

Le interruzioni tra più contratti di somministrazione escludono automaticamente la natura abusiva del rapporto?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la presenza di intervalli non lavorati tra una missione e l’altra non è di per sé sufficiente a escludere l’abuso. Ciò che conta è la valutazione complessiva della durata delle missioni presso la stessa azienda utilizzatrice per verificare se sia stato superato il limite della ragionevole temporaneità.

Cosa deve fare il giudice per valutare se una serie di contratti di somministrazione è abusiva?
Il giudice deve esaminare la vicenda in modo globale e non “atomistico”. Deve considerare la durata complessiva di tutte le missioni, anche se intervallate e stipulate con diverse agenzie, per accertare se la reiterazione dei contratti abbia eluso le finalità della normativa europea sulla temporaneità del lavoro in somministrazione.

Qual è la conseguenza di una reiterazione abusiva di contratti di somministrazione?
Se viene accertato che la reiterazione dei contratti ha superato il canone di temporaneità, eludendo norme imperative, i contratti possono essere dichiarati nulli. Ciò può portare, come richiesto in questo caso dalla lavoratrice, alla costituzione di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato direttamente con l’azienda utilizzatrice e al risarcimento del danno.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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