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Somministrazione abusiva: no decadenza per frode

Un lavoratore impiegato per 7 anni con oltre 300 contratti di somministrazione ha chiesto il riconoscimento di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato. I giudici di merito avevano respinto la domanda per la scadenza dei termini di impugnazione (decadenza). La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che la decadenza sui singoli contratti non impedisce di valutare l’intera sequenza per accertare una possibile somministrazione abusiva e una frode alla legge, in conformità con la normativa europea.

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Somministrazione Abusiva e Frode alla Legge: La Cassazione Supera la Decadenza

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nel diritto del lavoro: la somministrazione abusiva. Il caso riguarda un lavoratore impiegato per anni tramite una catena di contratti a termine. La Suprema Corte stabilisce un principio fondamentale: la scadenza dei termini per impugnare i singoli contratti non impedisce al giudice di valutare l’intero rapporto per accertarne la natura fraudolenta. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Una Catena Interminabile di Contratti

Il protagonista della vicenda è un autista di autobus che ha lavorato per un lungo periodo, dal 2008 al 2015, per le stesse aziende utilizzatrici. Il suo rapporto di lavoro era formalmente gestito da un’agenzia interinale, attraverso la quale sono stati stipulati oltre 300 contratti e proroghe.

Ritenendo che questa modalità operativa fosse irregolare, fraudolenta e simulata, il lavoratore ha agito in giudizio. La sua richiesta era chiara: accertare la nullità dei contratti a termine e ottenere la costituzione di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato direttamente con l’azienda utilizzatrice, sin dall’inizio della somministrazione.

La Decisione dei Giudici di Merito: La Scure della Decadenza

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno dichiarato inammissibile il ricorso del lavoratore. La motivazione si basava su un aspetto puramente procedurale: la decadenza. Secondo i giudici, il lavoratore non aveva impugnato i singoli contratti entro il termine di 60 giorni previsto dall’art. 32 della legge n. 183/2010. Questo termine, a loro avviso, si applicava a tutte le ipotesi in cui si chiede la costituzione di un rapporto di lavoro con un soggetto diverso dal datore di lavoro formale, inclusa la somministrazione irregolare.

La Valutazione sulla Somministrazione Abusiva e la Normativa Europea

Il lavoratore ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la Corte d’Appello avesse errato nel non esaminare nel merito la sua domanda principale: l’accertamento di una somministrazione abusiva posta in essere in frode alla legge. Il punto centrale del ricorso era che l’uso sistematico e prolungato di contratti di somministrazione aveva violato il requisito fondamentale della temporaneità, eludendo le norme imperative a tutela del lavoratore, anche in violazione della Direttiva europea 2008/104/CE.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del lavoratore, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa per un nuovo esame. Le motivazioni sono di grande rilevanza.

1. Irrilevanza della Decadenza di Fronte alla Frode: La Corte chiarisce che la decadenza dall’impugnazione dei singoli contratti non preclude l’accertamento di un’abusiva reiterazione complessiva. La vicenda contrattuale, anche se non più direttamente impugnabile, può e deve essere valutata come “antecedente storico” per verificare se la sequenza di missioni abbia superato ogni limite di ragionevole temporaneità.

2. Interpretazione Conforme al Diritto UE: Il ragionamento si fonda sul principio di interpretazione conforme al diritto dell’Unione Europea. La Direttiva 2008/104/CE impone agli Stati membri di prevenire il ricorso abusivo a missioni successive di lavoro tramite agenzia. Una norma nazionale, come quella sulla decadenza, non può essere interpretata in modo da vanificare tale obiettivo, offrendo uno scudo a pratiche elusive.

3. La Temporaneità come Requisito Strutturale: La Corte ribadisce che la temporaneità è un requisito immanente e strutturale del lavoro in somministrazione. Quando la reiterazione delle missioni presso la stessa azienda utilizzatrice diventa così estesa da far perdere al rapporto il suo carattere temporaneo, si realizza un’elusione delle norme imperative. Spetta al giudice di merito verificare, caso per caso, se tale limite sia stato superato.

Di conseguenza, la Corte d’Appello, limitandosi a dichiarare la decadenza, non ha affrontato la questione cruciale dell’eventuale elusione e della frode alla legge, come invece avrebbe dovuto fare.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rafforza la tutela dei lavoratori contro l’utilizzo distorto della somministrazione di lavoro. Il principio affermato è netto: le tutele procedurali, come i termini di decadenza, non possono essere usate per legittimare schemi fraudolenti che violano i principi fondamentali del diritto del lavoro, sia a livello nazionale che europeo. La decisione impone ai giudici di merito di guardare oltre il singolo contratto e di valutare la sostanza dell’intero rapporto di lavoro, per sanzionare gli abusi e ripristinare la legalità. Per le aziende, ciò rappresenta un monito a utilizzare la somministrazione per le finalità temporanee per cui è stata concepita, evitando di trasformarla in uno strumento per precarizzare stabilmente la forza lavoro.

La scadenza del termine (decadenza) per impugnare un singolo contratto di somministrazione impedisce di contestare l’abuso dell’intero rapporto di lavoro?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la decadenza maturata per i singoli contratti non preclude al giudice di valutare la sequenza complessiva dei rapporti per accertare se vi sia stata una somministrazione abusiva e una frode alla legge, poiché l’intera vicenda contrattuale può rilevare come antecedente storico per dimostrare l’abuso.

Qual è il ruolo della normativa europea in questa decisione?
La Direttiva UE 2008/104/CE è centrale. Essa impone agli Stati di adottare misure per prevenire il ricorso abusivo a missioni di lavoro successive. La Corte interpreta la legge nazionale (sulla decadenza) in modo “conforme” a tale direttiva, garantendo che le norme interne non vanifichino gli obiettivi di tutela del lavoratore previsti dal diritto dell’Unione Europea.

Cosa si intende per “requisito della temporaneità” nel lavoro in somministrazione?
Significa che il ricorso al lavoro tramite agenzia deve essere legato a esigenze non permanenti. Una successione ininterrotta e prolungata di contratti presso la stessa azienda, come nel caso esaminato, può far perdere questo carattere di temporaneità, configurando un’elusione delle norme imperative e un abuso dello strumento contrattuale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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