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Solidarietà Attiva: Non si presume mai tra creditori

Un professionista ha richiesto il pagamento dei suoi onorari a una società committente. Quest’ultima sosteneva di aver già saldato il debito pagando lo studio tecnico associato di cui il professionista faceva parte. La Corte d’Appello aveva dato ragione alla società, presumendo una ‘solidarietà attiva’ tra i professionisti. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo che la solidarietà attiva non si presume mai, ma deve essere esplicitamente prevista dalla legge o da un accordo. Il caso è stato rinviato per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Solidarietà Attiva e Pagamento Liberatorio: Il Caso

Quando si effettua un pagamento a favore di uno studio professionale associato, si può essere certi di aver estinto il debito verso tutti i singoli professionisti che vi hanno lavorato? La recente ordinanza della Corte di Cassazione Civile, Sez. 2, n. 23713 del 2024, offre una risposta chiara e fondamentale su un principio cardine del diritto delle obbligazioni: la solidarietà attiva. Questa decisione sottolinea che, a differenza della solidarietà passiva (tra debitori), quella attiva (tra creditori) non può mai essere presunta e deve derivare da un titolo specifico. Analizziamo insieme la vicenda.

I Fatti: Una parcella contesa tra professionista e società

La controversia nasce dalla richiesta di pagamento di un ingegnere nei confronti di una società immobiliare per l’attività di ‘coordinatore per la sicurezza’ svolta in un cantiere. L’ingegnere ottiene un decreto ingiuntivo per circa 30.000 euro.

La società si oppone, sostenendo di aver conferito l’incarico non al singolo professionista, ma a un altro ingegnere rappresentante di uno studio tecnico associato (di cui anche il primo faceva parte). Aggiunge di aver già interamente saldato il compenso pattuito di 60.000 euro per l’intera prestazione, che includeva progettazione e direzione lavori.

Il Tribunale di primo grado accoglie parzialmente l’opposizione, riducendo la somma dovuta all’ingegnere. La Corte d’Appello, in seguito, riforma ulteriormente la sentenza, riducendo ancora di più il compenso del professionista a circa 17.000 euro.

La Decisione della Corte d’Appello: La presunzione errata

Il punto cruciale della decisione di secondo grado è stata l’interpretazione di un pagamento di 35.000 euro effettuato dalla società allo studio associato. La Corte d’Appello ha ritenuto che tale somma dovesse essere imputata anche al compenso dell’ingegnere ricorrente, applicando una presunzione basata sull’art. 1298 c.c. In pratica, ha presunto l’esistenza di un vincolo di solidarietà attiva tra i vari professionisti dello studio, concludendo che il pagamento fatto allo studio liberasse, in parte, la società anche nei confronti del singolo creditore.

Questa interpretazione si basava anche sulle dichiarazioni rese da un altro professionista dello studio in un diverso giudizio, che confermavano una suddivisione interna dei compensi.

Il Principio della Solidarietà Attiva secondo la Cassazione

Insoddisfatto, l’ingegnere si rivolge alla Corte di Cassazione, lamentando diversi vizi, tra cui la violazione dell’art. 1298 c.c. e un errato apprezzamento delle prove. La Suprema Corte accoglie questi motivi, ribaltando la logica della Corte d’Appello.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Cassazione ha chiarito un punto fondamentale: la solidarietà attiva non si presume. A differenza della solidarietà tra più debitori (passiva), che la legge presume per rafforzare la posizione del creditore, quella tra più creditori (attiva) costituisce un’eccezione e deve essere espressamente prevista dalla legge o da un accordo contrattuale (il ‘titolo’).

La Corte d’Appello ha commesso un errore di diritto applicando l’art. 1298 c.c. per creare una presunzione di solidarietà. Quell’articolo, infatti, serve solo a regolare i rapporti interni tra concreditori una volta che la solidarietà sia già stata accertata, stabilendo che l’obbligazione si divide in parti uguali tra loro, salvo patto contrario. Non può, quindi, essere usato come fondamento per presumere l’esistenza stessa del vincolo solidale.

Inoltre, la Cassazione ha censurato la valutazione superficiale delle prove. La Corte territoriale non aveva adeguatamente considerato che la fattura pagata allo studio si riferiva a ‘progettazione e direzione lavori’, un’attività non perfettamente coincidente con quella specifica di ‘coordinatore della sicurezza’ svolta dal ricorrente. L’esistenza di prestazioni distinte avrebbe dovuto indurre a una maggiore cautela prima di presumere un unico vincolo obbligatorio.

Conclusioni: Cosa insegna questa ordinanza?

Questa ordinanza offre importanti lezioni pratiche per debitori e creditori.

1. Per i debitori (committenti): Pagare uno studio associato o uno solo dei professionisti coinvolti in un progetto non garantisce di per sé l’estinzione del debito verso tutti gli altri, a meno che un contratto non preveda esplicitamente la solidarietà attiva. Per evitare rischi, è fondamentale che i contratti specifichino chiaramente a chi e come devono essere effettuati i pagamenti, e se il pagamento a uno ha effetto liberatorio per tutti.
2. Per i creditori (professionisti): L’ordinanza protegge il diritto del singolo professionista a ricevere il proprio compenso per la prestazione personale resa, anche se opera all’interno di una struttura associata. Ribadisce che il suo credito è autonomo, a meno che non abbia espressamente accettato di essere un creditore in solido con i suoi colleghi.

In definitiva, la Suprema Corte ha riaffermato un principio di certezza giuridica: le eccezioni, come la solidarietà attiva, devono essere provate e non possono essere dedotte in via presuntiva, garantendo così una più chiara tutela dei rapporti obbligatori.

Pagare uno dei professionisti di uno studio associato libera il debitore dal debito verso tutti gli altri?
No, non necessariamente. Secondo la sentenza, il pagamento a uno solo dei professionisti libera il debitore anche verso gli altri solo se è esplicitamente previsto un vincolo di solidarietà attiva dalla legge o da un contratto. In assenza di ciò, ogni professionista ha diritto al proprio compenso per la prestazione svolta.

La solidarietà attiva tra più creditori può essere presunta dal giudice?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la solidarietà attiva, a differenza di quella passiva (tra debitori), non può mai essere presunta. Deve essere espressamente prevista da un titolo negoziale o dalla legge.

Le prove raccolte in un altro processo possono essere usate in un nuovo giudizio?
Sì, il giudice può utilizzare le prove raccolte in un diverso giudizio. Tuttavia, la loro valutazione non deve essere limitata all’esame isolato del singolo elemento, ma deve essere globale e inserita in un’indagine unitaria e organica che ricostruisca la realtà dei rapporti tra le parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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