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Soglia reddituale e spese legali: sì all’aumento

Un pensionato è stato condannato a pagare le spese legali dopo aver perso una causa contro un ente previdenziale, poiché il suo reddito superava di poco il limite per l’esenzione. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che la soglia reddituale per l’esenzione dalle spese nelle controversie di previdenza deve essere aumentata per ogni familiare convivente. Questa decisione estende una tutela fondamentale, basata su principi di solidarietà sociale, per evitare che l’onere finanziario di una causa ricada sull’intero nucleo familiare.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Soglia reddituale e spese legali: la Cassazione estende l’aumento per i familiari

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha stabilito un principio di fondamentale importanza per la tutela dei cittadini nelle cause contro gli enti previdenziali. La Corte ha chiarito che nel calcolo della soglia reddituale per l’esenzione dal pagamento delle spese legali in caso di sconfitta, si deve tenere conto di un aumento per ogni familiare convivente. Questa decisione amplia le tutele per i nuclei familiari a basso reddito, garantendo una maggiore equità nell’accesso alla giustizia.

Il caso: un pensionato contro l’ente previdenziale

La vicenda ha origine dalla causa intentata da un pensionato per ottenere la riliquidazione del proprio trattamento pensionistico. Dopo aver perso la causa in appello, il pensionato veniva condannato al pagamento delle spese legali per entrambi i gradi di giudizio. La Corte d’Appello aveva infatti respinto la sua richiesta di esonero, prevista dall’articolo 152 delle disposizioni di attuazione del codice di procedura civile.

Il motivo del rigetto era che il reddito dichiarato dal pensionato superava, seppur di poco, il limite fissato dalla legge. Nello specifico, a fronte di una soglia di 23.056,82 euro, il suo reddito ammontava a 23.509,00 euro.

La decisione della Corte d’Appello e il nodo della soglia reddituale

Il pensionato sosteneva che la soglia reddituale avrebbe dovuto essere innalzata di 1.032,00 euro per la presenza della moglie convivente, portando il limite a 24.088,82 euro, cifra non superata dal suo reddito. La Corte d’Appello, tuttavia, aveva ritenuto che tale meccanismo di innalzamento, previsto dalla normativa sul gratuito patrocinio, fosse applicabile solo ai processi penali e non a quelli civili, come le cause previdenziali. A sostegno di questa tesi, i giudici di merito avevano richiamato una precedente pronuncia della Corte Costituzionale.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, accogliendo il ricorso del pensionato. I giudici supremi hanno sviluppato un’argomentazione articolata per giustificare l’estensione dell’aumento della soglia reddituale.

Distinzione tra gratuito patrocinio ed esonero dalle spese

Innanzitutto, la Corte ha operato una distinzione cruciale tra l’istituto del gratuito patrocinio e l’esonero dal pagamento delle spese previsto dall’art. 152. Il primo garantisce l’accesso alla giustizia fin dall’inizio del processo a chi non può permetterselo. Il secondo, invece, interviene solo alla fine, in caso di soccombenza, per evitare che un pregiudizio economico si aggiunga al rigetto della domanda. L’esonero risponde a un’esigenza di solidarietà sociale, tutelata a livello costituzionale (art. 38 Cost.), per proteggere chi agisce in giudizio per ottenere prestazioni essenziali come quelle previdenziali.

Il principio di solidarietà e la tutela del nucleo familiare

La Cassazione ha sottolineato che l’innalzamento della soglia in base al numero di familiari conviventi è una misura oggettiva che permette di soddisfare al meglio questa esigenza di tutela. Far gravare le spese processuali su un nucleo familiare già in condizioni di fragilità economica a causa di un evento protetto (come la malattia o la vecchiaia) sarebbe in contrasto con i principi di effettività della tutela giurisdizionale. L’aumento della soglia serve proprio a evitare che l’alea del processo abbia un impatto economico sproporzionato sull’intera famiglia.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha affermato che la normativa sull’esonero dalle spese nelle cause previdenziali (art. 152) deve essere interpretata in combinato disposto con le regole generali sul patrocinio a spese dello Stato. Pertanto, la soglia reddituale va calcolata tenendo conto dell’aumento previsto per ogni familiare convivente. La sentenza d’appello, non avendo applicato questo principio, è stata cassata con rinvio, affinché la questione delle spese venga riesaminata alla luce di questa importante interpretazione.

Nelle cause previdenziali, la soglia di reddito per essere esentati dal pagamento delle spese legali in caso di sconfitta può essere aumentata?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che la soglia reddituale prevista dall’art. 152 disp. att. c.p.c. deve essere aumentata di un importo fisso (attualmente Euro 1.032,91) per ogni familiare convivente, analogamente a quanto previsto per l’ammissione al patrocinio a spese dello Stato.

Perché la Corte di Cassazione ha ritenuto applicabile l’aumento della soglia reddituale per i familiari a carico anche nei processi civili previdenziali?
La Corte ha distinto l’esonero dal pagamento delle spese in caso di soccombenza dal gratuito patrocinio. L’esonero ha una finalità di solidarietà sociale (art. 38 Cost.) per proteggere il nucleo familiare dalle conseguenze economiche negative di una causa persa per prestazioni essenziali. L’aumento della soglia in base ai componenti familiari realizza al meglio questa tutela.

Qual è l’implicazione pratica di questa sentenza per i cittadini?
I cittadini che intendono avviare una causa previdenziale e il cui reddito supera di poco il limite base, possono ora beneficiare dell’esenzione dal pagamento delle spese legali in caso di sconfitta se, sommando l’aumento per i familiari conviventi, il loro reddito rientra nella nuova soglia più alta. Questo riduce il rischio economico e favorisce l’accesso alla tutela giurisdizionale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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