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Soglia di fallibilità e debito leasing: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 20671/2024, ha stabilito che per la verifica della soglia di fallibilità, un debito derivante da un contratto di leasing risolto prima del fallimento non può essere conteggiato per intero. Il giudice deve calcolare l’effettivo debito residuo, tenendo conto del ricavato dalla vendita del bene, prima di poter dichiarare il fallimento di un imprenditore. La Corte ha rinviato il caso alla Corte d’Appello per una nuova valutazione.

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Soglia di fallibilità e leasing: il debito va ricalcolato dopo la vendita del bene

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha fornito un’importante precisazione sul calcolo della soglia di fallibilità per un imprenditore. Quando un debito deriva da un contratto di leasing risolto e il bene è stato venduto prima della dichiarazione di fallimento, il suo importo non può essere considerato per intero. Il giudice ha il dovere di accertare l’effettivo debito residuo, sottraendo il valore ricavato dalla vendita. Questo principio garantisce una valutazione più equa e accurata della situazione debitoria dell’impresa.

I Fatti del Caso

Un imprenditore individuale, attivo nel settore delle lavorazioni meccanico-agricole, veniva dichiarato fallito dal Tribunale di Cremona su istanza di due società creditrici. Il Tribunale aveva accertato un’esposizione debitoria totale superiore a 500.000 euro, superando così la soglia di fallibilità prevista dalla legge. Questo importo includeva, oltre ai debiti verso i creditori istanti e il fisco, un cospicuo debito verso una società finanziaria per un contratto di leasing relativo a macchinari agricoli.

L’imprenditore presentava reclamo alla Corte d’Appello di Brescia, sostenendo che il debito verso la società di leasing era stato erroneamente calcolato. Egli evidenziava che, prima della dichiarazione di fallimento, il contratto di leasing era già stato risolto e i macchinari venduti per un importo significativo (328.000 euro). Pertanto, il debito residuo era notevolmente inferiore a quello conteggiato. La Corte d’Appello, tuttavia, respingeva il reclamo, affermando che la vendita non estingueva automaticamente il credito e che mancavano elementi certi per determinare l’esatta riduzione del debito.

Contro questa decisione, l’imprenditore ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando la violazione di legge nel calcolo dell’indebitamento complessivo.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla soglia di fallibilità

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’imprenditore, cassando la sentenza della Corte d’Appello e rinviando la causa per un nuovo esame. I giudici hanno stabilito che la Corte d’Appello ha commesso un errore nel non tener conto del risultato della vendita dei beni in leasing per quantificare il debito residuo.

Secondo la Cassazione, anche se la contestazione di un debito non ne impedisce di per sé l’inclusione nel calcolo del passivo, il giudice investito dell’istanza di fallimento deve compiere un accertamento, seppur incidentale, sulla fondatezza delle ragioni del debitore. In questo caso, la vendita dei beni era un fatto oggettivo che riduceva l’esposizione debitoria. La Corte d’Appello non poteva limitarsi a escludere l’estinzione totale del debito, ma avrebbe dovuto procedere a una valutazione del suo ammontare residuo al momento della dichiarazione di insolvenza.

Le Motivazioni della Corte

La Cassazione ha basato la sua decisione su principi consolidati in materia di valutazione dell’indebitamento ai fini della soglia di fallibilità. Il giudice del fallimento ha il potere e il dovere di valutare l’intero passivo dell’imprenditore, includendo anche i debiti contestati, ma non senza un esame sommario della loro consistenza.

Nel caso specifico del leasing, la Corte ha sottolineato che, a seguito della risoluzione del contratto per inadempimento, il concedente ha diritto a un equo compenso e al risarcimento del danno, ma non può trattenere un importo superiore al pregiudizio effettivamente subito. Il ricavato della vendita del bene deve essere imputato a riduzione del credito.

I giudici hanno inoltre chiarito che, a seconda che la risoluzione sia avvenuta prima o dopo l’entrata in vigore della Legge n. 124/2017, si applicano discipline diverse (rispettivamente, l’art. 1526 c.c. o la nuova normativa), ma entrambe portano allo stesso risultato: il valore del bene restituito o venduto deve essere considerato per determinare il giusto credito residuo del concedente. La Corte d’Appello avrebbe quindi dovuto stabilire quale normativa applicare e, di conseguenza, ricalcolare il debito, operazione fondamentale per una corretta verifica della soglia di fallibilità.

Le Conclusioni

In definitiva, la sentenza rafforza il principio secondo cui la determinazione dello stato di insolvenza deve basarsi su una valutazione concreta e non meramente formale della situazione patrimoniale dell’imprenditore. L’errore della corte distrettuale è stato quello di non quantificare il debito residuo del ricorrente verso la società di leasing, ignorando l’effetto della vendita dei beni. L’accoglimento del ricorso comporta la cassazione della sentenza impugnata e il rinvio alla Corte d’Appello di Brescia, in diversa composizione, che dovrà attenersi ai principi enunciati e ricalcolare correttamente l’indebitamento complessivo, decidendo poi nuovamente sulla dichiarazione di fallimento.

Un debito contestato può essere incluso nel calcolo per la soglia di fallibilità?
Sì, la contestazione di un debito non ne impedisce, di per sé, l’inclusione nel computo dell’indebitamento complessivo. Tuttavia, il giudice incaricato deve effettuare un accertamento incidentale per verificare se il credito vada considerato e in quale misura, specialmente se le ragioni del debitore appaiono fondate.

Come si calcola il debito residuo di un contratto di leasing risolto prima del fallimento?
Il debito residuo deve essere calcolato tenendo conto del valore ricavato dalla vendita del bene oggetto del leasing. Questo importo deve essere detratto dal credito totale vantato dalla società concedente. Il giudice deve quantificare questo residuo per determinare correttamente l’esposizione debitoria complessiva dell’imprenditore.

Quale normativa si applica ai contratti di leasing risolti per inadempimento?
Dipende dal momento in cui si sono verificati i presupposti della risoluzione. Per i contratti risolti prima dell’entrata in vigore della Legge n. 124/2017 (4 agosto 2017), si applica in via analogica l’art. 1526 del Codice Civile. Per quelli risolti successivamente, si applica la disciplina specifica introdotta dalla stessa Legge n. 124/2017.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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