LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Liquidazione giudiziale: quando si apre la procedura?

Un creditore ha richiesto la liquidazione giudiziale di una società debitrice per un credito non saldato. Il Tribunale, constatata l’assenza della società in giudizio e analizzando una serie di indizi come l’omesso deposito dei bilanci, l’esistenza di debiti fiscali e previdenziali e la chiusura della sede operativa, ha accolto il ricorso. La sentenza ha dichiarato lo stato di insolvenza e aperto la procedura di liquidazione giudiziale, nominando gli organi preposti.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Liquidazione Giudiziale: L’Analisi di un Caso Concreto

La liquidazione giudiziale rappresenta uno strumento fondamentale nel nostro ordinamento per gestire le crisi d’impresa. Sostituendo il precedente istituto del fallimento, questa procedura mira a liquidare il patrimonio dell’imprenditore insolvente per soddisfare, in modo equo e ordinato, i suoi creditori. Una recente sentenza del Tribunale di Torino offre un chiaro esempio pratico dei presupposti e degli indizi che possono portare un’azienda verso questa procedura. Analizziamo insieme i dettagli del caso per comprendere meglio i meccanismi legali in gioco.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dal ricorso presentato da un creditore, che vantava un credito di oltre 11.000 euro nei confronti di una società a responsabilità limitata semplificata, operante nel settore dell’allestimento di stand fieristici. Il credito era supportato da un decreto ingiuntivo e da un successivo atto di precetto, rimasti entrambi non pagati.

Nonostante la regolare notifica del ricorso e del decreto di fissazione dell’udienza, la società debitrice ha scelto di non costituirsi in giudizio, rimanendo assente per tutto il procedimento. Questa assenza si è rivelata un elemento significativo nella valutazione del giudice.

Il Tribunale ha inoltre acquisito informazioni dall’Agenzia delle Entrate, dalle quali è emersa una considerevole esposizione debitoria della società, pari a oltre 25.000 euro, per carichi iscritti a ruolo. Le uniche dichiarazioni fiscali reperibili negli ultimi tre anni erano relative all’IVA per il 2021, da cui comunque emergeva un volume d’affari non trascurabile.

La Decisione del Tribunale sulla Liquidazione Giudiziale

Alla luce degli elementi raccolti, il Tribunale ha ritenuto sussistenti tutti i presupposti per accogliere la domanda del creditore. Di conseguenza, ha dichiarato l’apertura della liquidazione giudiziale nei confronti della società debitrice. Contestualmente, ha nominato un Giudice Delegato per supervisionare la procedura e un Curatore con il compito di amministrare e liquidare il patrimonio aziendale, fissando le date per l’esame dello stato passivo e impartendo le necessarie disposizioni operative.

Le Motivazioni della Sentenza

La decisione del collegio si fonda su una valutazione congiunta di diversi elementi, che insieme hanno delineato un quadro inequivocabile di insolvenza. Le principali motivazioni sono state:

1. Stato di Insolvenza Manifesto: Il Tribunale ha definito l’insolvenza come l’incapacità del debitore di adempiere regolarmente alle proprie obbligazioni. In questo caso, lo stato di insolvenza è stato provato da una pluralità di ‘fatti esteriori’:
* Mancato deposito dei bilanci: Nonostante l’attività fosse iniziata da anni, la società non aveva depositato i bilanci, impedendo la verifica della sua situazione patrimoniale.
* Esposizione debitoria: L’accumulo di debiti significativi verso l’Erario, l’INPS, l’INAIL e la Camera di Commercio, oltre al debito verso il creditore ricorrente.
* Inadempimento specifico: Il mancato pagamento del debito verso il creditore, nonostante l’importo relativamente contenuto.
* Comportamento processuale: La mancata costituzione in giudizio è stata interpretata come un segnale di disinteresse per le sorti dell’impresa o, in alternativa, come la conseguenza di una mancata lettura delle comunicazioni PEC, sintomo di inattività.
* Inattività operativa: La chiusura della sede legale, riscontrata già due anni prima durante il tentativo di notifica del decreto ingiuntivo.

2. Superamento della Soglia di Debito: La sentenza ha evidenziato come l’ammontare complessivo dei debiti scaduti e non pagati (sommando il credito del ricorrente e i debiti fiscali) superasse ampiamente la soglia di 30.000 euro, uno dei requisiti previsti dall’art. 49 del Codice della Crisi d’Impresa.

3. Onere della Prova non Assolto: Il Tribunale ha ricordato che, ai sensi dell’art. 121 del Codice della Crisi, spetta al debitore dimostrare di possedere i requisiti per essere considerato ‘impresa minore’ e quindi non essere soggetto alla liquidazione giudiziale. In assenza della società e di qualsiasi documentazione contabile, tale prova non è stata fornita.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: lo stato di insolvenza non viene accertato solo sulla base di un singolo inadempimento, ma attraverso una valutazione complessiva di una serie di indicatori sintomatici. L’omesso deposito dei bilanci, l’accumulo di debiti di varia natura, l’irreperibilità della sede e la passività processuale sono tutti elementi che, letti insieme, costruiscono una prova solida della crisi irreversibile dell’impresa. Per gli imprenditori, questo caso sottolinea l’importanza cruciale di una gestione contabile trasparente e della partecipazione attiva ai procedimenti legali. Per i creditori, dimostra come sia possibile ottenere tutela anche di fronte a un debitore inattivo, raccogliendo e presentando al giudice un quadro probatorio completo della sua insolvenza.

Quali elementi dimostrano lo stato di insolvenza per l’apertura di una liquidazione giudiziale?
Secondo la sentenza, lo stato di insolvenza è provato da una valutazione congiunta di vari elementi, tra cui: il mancato deposito dei bilanci, l’assenza di dichiarazioni fiscali recenti, l’esposizione debitoria verso enti pubblici (INPS, INAIL, Erario), il mancato pagamento di debiti verso creditori privati, la mancata partecipazione al procedimento giudiziario e la chiusura della sede operativa.

Cosa succede se un’azienda non si presenta in tribunale nel procedimento di liquidazione giudiziale?
La mancata costituzione in giudizio della società debitrice viene considerata un elemento significativo. Può essere interpretata dal giudice come un’alternativa tra la mancata lettura della posta certificata, sintomo di inattività, e un totale disinteresse per le sorti dell’impresa, rafforzando così il quadro probatorio a sostegno dello stato di insolvenza.

Chi ha l’onere di provare che un’impresa non è soggetta a liquidazione giudiziale?
L’onere della prova è a carico della società debitrice. Ai sensi dell’art. 121 del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, spetta al debitore dimostrare di possedere i requisiti dimensionali per essere qualificata come ‘impresa minore’ e, di conseguenza, essere esclusa dalla procedura di liquidazione giudiziale. In assenza di tale prova, si presume che l’impresa sia soggetta alla procedura.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati