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Società dilettantistica: esenzione e professionalità

La Corte di Cassazione ha stabilito che una società dilettantistica, per beneficiare dell’esenzione contributiva sui compensi erogati, deve dimostrare la natura non professionale dell’attività svolta dai suoi collaboratori. La mera affiliazione a una federazione sportiva non è sufficiente. La Corte ha cassato la precedente sentenza che aveva concesso l’esenzione senza un’adeguata verifica di questo requisito sostanziale, rinviando il caso per un nuovo esame.

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Società Dilettantistica: L’Esenzione Contributiva Non È Automatica

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale per il mondo dello sport: i requisiti per beneficiare dell’esenzione contributiva per una società dilettantistica. La decisione chiarisce che la semplice affiliazione a una federazione sportiva non basta. È necessario un accertamento sostanziale sulla natura non professionale delle prestazioni rese dai collaboratori. Questo principio è fondamentale per distinguere le vere attività amatoriali da quelle che mascherano un rapporto di lavoro professionale.

I Fatti del Caso

Una società sportiva a responsabilità limitata si era opposta a un avviso di addebito emesso dall’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS) per il pagamento di contributi. Sia in primo grado che in appello, i giudici avevano dato ragione alla società, ritenendola una società dilettantistica non tenuta al versamento dei contributi. Secondo la Corte d’Appello, il requisito della professionalità dell’attività svolta non era rilevante ai fini dell’esenzione prevista dalla normativa fiscale. L’INPS, ritenendo errata tale interpretazione, ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che l’esenzione è subordinata a un’effettiva verifica della natura non professionale dell’attività.

La Decisione della Cassazione sulla Società Dilettantistica

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’ente previdenziale, ribaltando la decisione della Corte d’Appello. I giudici supremi hanno affermato che, per l’applicazione dell’esenzione prevista dall’art. 67 del d.P.R. 917/86, non è sufficiente la qualifica formale di società dilettantistica affiliata al CONI. È invece indispensabile un accertamento concreto che dimostri la natura non professionale dell’attività svolta dai collaboratori. La Corte d’Appello ha errato nel non compiere questa verifica, basando la sua decisione unicamente sullo status formale della società. Di conseguenza, la sentenza è stata cassata con rinvio, il che significa che il caso dovrà essere riesaminato da un’altra sezione della Corte d’Appello, che dovrà attenersi ai principi stabiliti dalla Cassazione.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha fondato la sua decisione su un’interpretazione rigorosa della normativa. I punti chiave della motivazione sono i seguenti:

1. Onere della prova: Spetta alla società sportiva che invoca l’esenzione dimostrare la sussistenza di tutti i requisiti di legge. Questo include provare che l’attività è effettivamente svolta senza fini di lucro e che le prestazioni dei collaboratori non hanno carattere professionale.
2. Natura sostanziale e non formale: L’affiliazione a una federazione sportiva o al CONI è un dato “neutro” e non sufficiente a garantire l’esenzione. È necessario un accertamento effettivo sulla natura dilettantistica e non professionale dell’attività.
3. Carattere di professionalità: Per escludere i compensi dalla categoria dei “redditi diversi” e quindi dall’obbligo contributivo, è cruciale che l’attività non sia svolta con professionalità. La professionalità va intesa in senso soggettivo, ossia in base alle modalità concrete di svolgimento dell’attività, e non in relazione alla sua natura oggettiva.
4. Requisiti cumulativi: La Corte ha ribadito che per beneficiare dell’esenzione devono essere soddisfatte diverse condizioni: le prestazioni non devono essere compensate come lavoro autonomo, d’impresa o dipendente; devono essere rese a favore di associazioni dilettantistiche che operano senza scopo di lucro; devono essere svolte nell’esercizio diretto di attività sportive dilettantistiche e, infine, il prestatore non deve svolgere l’attività con carattere di professionalità.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rappresenta un importante monito per tutte le associazioni e le società sportive dilettantistiche. L’esenzione contributiva non è un diritto automatico legato alla forma giuridica o all’iscrizione a un registro, ma un beneficio condizionato alla reale natura dell’attività svolta. Le società devono essere in grado di dimostrare, con prove concrete, che i compensi erogati ai propri collaboratori non retribuiscono un’attività professionale. In caso contrario, rischiano di vedersi contestare il mancato versamento dei contributi previdenziali. La decisione rafforza il principio secondo cui le agevolazioni fiscali e contributive sono destinate a sostenere lo sport genuinamente amatoriale e non a coprire forme di lavoro professionale mascherate.

È sufficiente che una società sportiva sia affiliata al CONI per essere considerata una società dilettantistica e ottenere l’esenzione contributiva?
No, secondo la Corte di Cassazione, la sola affiliazione a una federazione sportiva o al CONI è un dato formale non sufficiente. La società deve dimostrare concretamente di svolgere attività senza fine di lucro e che le prestazioni dei collaboratori sono di natura non professionale.

Per ottenere l’esenzione, l’attività svolta dai collaboratori di una società dilettantistica deve essere non professionale?
Sì, la Corte ha chiarito che uno dei requisiti fondamentali per l’applicazione dell’esenzione è che il soggetto che riceve il compenso non svolga tale attività con carattere di professionalità.

Su chi ricade l’onere di provare la natura dilettantistica e non professionale dell’attività?
L’onere della prova ricade interamente sulla società sportiva che invoca l’esenzione. È la società a dover dimostrare che sussistono tutte le condizioni previste dalla legge, inclusa la natura non professionale delle prestazioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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