Soccombenza Virtuale: Chi Paga le Spese in Caso di Rinuncia al Ricorso?
L’esito di una causa non sempre si conclude con una sentenza che decide nel merito chi ha ragione e chi ha torto. A volte, il procedimento si interrompe prima, ad esempio quando la parte che ha iniziato l’azione legale decide di fare un passo indietro. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un aspetto fondamentale in questi casi: la rinuncia non significa necessariamente un risparmio sulle spese legali. Anzi, può portare alla condanna basata sul principio di soccombenza virtuale.
I Fatti del Caso: Dalla Controversia alla Rinuncia
La vicenda trae origine da una controversia di diritto del lavoro. Una nota società di trasporti aveva impugnato una sentenza della Corte d’Appello che dava ragione a un gruppo di lavoratori. Il caso era quindi approdato in Corte di Cassazione.
Durante il giudizio, alla società ricorrente è stata notificata una proposta per una definizione accelerata della controversia. Inizialmente, l’azienda si è opposta, chiedendo che si procedesse con la normale decisione. Tuttavia, in un secondo momento, ha cambiato strategia: ha preso atto che l’orientamento della giurisprudenza era ormai consolidato e sfavorevole alla sua posizione, e ha quindi deciso di rinunciare agli atti del giudizio.
I lavoratori, dal canto loro, hanno accettato la rinuncia, ma hanno insistito affinché la controparte fosse condannata al pagamento delle spese legali sostenute per difendersi in Cassazione.
La Decisione della Corte: Estinzione del Giudizio e Soccombenza Virtuale
La Corte di Cassazione ha accolto la richiesta dei lavoratori. In primo luogo, ha dichiarato formalmente l’estinzione del giudizio, come conseguenza diretta della rinuncia agli atti da parte della società ricorrente.
Subito dopo, però, ha affrontato la questione delle spese. Pur non essendoci stata una decisione nel merito, la Corte ha applicato il principio della soccombenza virtuale. Ha condannato la società che ha rinunciato a pagare le spese di lite, liquidate in euro 2.300 per compensi professionali ed euro 200 per esborsi, oltre a spese generali e accessori di legge. La Corte ha inoltre disposto la distrazione delle spese a favore dell’avvocato dei lavoratori.
Le Motivazioni: Perché chi Rinuncia Paga le Spese?
La motivazione alla base della decisione è cruciale per comprendere la logica della soccombenza virtuale. Quando un procedimento si estingue per rinuncia, il giudice non può più decidere sulla questione principale. Tuttavia, deve comunque stabilire chi debba farsi carico dei costi del processo.
Per farlo, il giudice compie una valutazione ipotetica sull’esito probabile della causa. In pratica, si chiede: “Se il processo fosse andato avanti, chi avrebbe perso?”. Nel caso specifico, la stessa società ricorrente aveva ammesso, di fatto, la debolezza della propria posizione, rinunciando dopo aver constatato l’esistenza di un orientamento giurisprudenziale consolidato e contrario alle sue tesi. Questo ha reso evidente che, con ogni probabilità, il suo ricorso sarebbe stato rigettato.
Di conseguenza, la Corte ha identificato la società come la “parte virtualmente soccombente” e l’ha condannata a rimborsare le spese legali alla controparte, che è stata costretta a difendersi in un giudizio poi abbandonato.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione
Questa ordinanza ribadisce un principio importante per chiunque affronti una causa legale. Rinunciare a un’azione giudiziaria non è una scorciatoia per evitare i costi. Se la rinuncia avviene perché ci si rende conto di avere scarse probabilità di successo, è quasi certo che si verrà condannati a pagare le spese legali della controparte.
La decisione, quindi, funge da monito: prima di avviare un’impugnazione, è fondamentale valutare attentamente le possibilità di vittoria. Una ritirata strategica, sebbene ponga fine alla controversia, non cancella le responsabilità economiche derivanti dall’aver avviato un procedimento che, secondo una valutazione ex post, si sarebbe rivelato infondato.
Chi paga le spese legali se un giudizio si estingue per rinuncia della parte che ha fatto ricorso?
La parte che rinuncia al ricorso è condannata a pagare le spese legali, in applicazione del principio della soccombenza virtuale, se il giudice ritiene che avrebbe probabilmente perso la causa.
Cosa significa ‘soccombenza virtuale’?
È un principio giuridico secondo cui il giudice, in caso di estinzione del processo, valuta quale delle parti avrebbe perso se la causa fosse proseguita fino alla sentenza. Questa parte, definita ‘virtualmente soccombente’, viene condannata al pagamento delle spese di lite.
La rinuncia al ricorso comporta sempre la condanna alle spese?
Sì, se la rinuncia è determinata dalla probabile infondatezza del ricorso stesso. La Corte valuta la responsabilità per le spese della parte rinunciante, che ha costretto la controparte a difendersi in un giudizio poi abbandonato.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Civile Sez. L Num. 21537 Anno 2025
Civile Ord. Sez. L Num. 21537 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME NOME
Data pubblicazione: 26/07/2025
ORDINANZA
sul ricorso iscritto al n. 17576/2023 R.G. proposto da : RAGIONE_SOCIALE elettivamente domiciliato in PEC
DEL DIFENSORE NOME COGNOME, presso lo studio dell’avvocato COGNOME NOME (CODICE_FISCALE che lo rappresenta e difende
-ricorrente-
contro
SEGRETO COGNOME COGNOME NOMECOGNOME COGNOME elettivamente domiciliati in PEC DEL DIFENSORE DOMICILIO COGNOME, presso lo studio dell’avvocato COGNOME (CODICE_FISCALE che li rappresenta e difende
avverso SENTENZA di CORTE D’APPELLO MILANO n. 210/2023 depositata il 10/03/2023.
Udita la relazione svolta nella camera di consiglio del 05/06/2025 dal Consigliere NOME COGNOME
RITENUTO CHE:
Trenitalia impugnava la sentenza in epigrafe ed i lavoratori resistevano con controricorso.
Veniva quindi notificata alle parti proposta di definizione accelerata della controversia con il rigetto dello stesso. Trenitalia dapprima faceva opposizione instando per la decisione; successivamente rinunciava agli atti del giudizio, prendendo atto della conformità della proposta all’orientamento che si era consolidato in sede di legittimità. I lavoratori prendevano atto della rinuncia ed insistevano per la condanna alle spese di lite, con distrazione.
Il Collegio, all’esito della camera di consiglio, si è riservato il termine di giorni sessanta per il deposito del provvedimento.
CONSIDERATO CHE:
Deve dichiararsi estinto il giudizio all’esito della rinuncia agli ati del ricorrente.
Sussiste la responsabilità per le spese della rinunciante, in applicazione del principio della soccombenza virtuale, e le spese, liquidate come da dispositivo, devono essere distratte.
P.Q.M.
Dichiara estinto il giudizio. Condanna la ricorrente al pagamento delle spese di lite, che si liquidano in euro 2.300 per compensi professionali ed euro 200 per esborsi, oltre a spese generali al 15% ed accessori come per legge, con distrazione.
Così deciso in Roma, nella camera di consiglio del 5 giugno 2025.