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Soccombenza virtuale: chi paga le spese legali?

Un’ordinanza della Corte di Cassazione affronta il tema della soccombenza virtuale e della ripartizione delle spese legali. Il caso riguarda una farmacia che aveva ottenuto un decreto ingiuntivo contro un’Azienda Sanitaria Locale per il pagamento di forniture. L’ASL si era opposta solo alla misura degli interessi moratori richiesti. La Corte d’Appello, pur riconoscendo il credito principale, aveva revocato il decreto e condannato la farmacia al pagamento delle spese. La Cassazione ha ribaltato questa decisione, affermando che il creditore la cui pretesa viene parzialmente accolta è comunque la parte vittoriosa e non può essere condannato al pagamento delle spese, applicando il principio di soccombenza virtuale.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Soccombenza virtuale: la Cassazione stabilisce chi paga le spese legali

Il principio della soccombenza virtuale è un concetto fondamentale nel diritto processuale civile, che determina la ripartizione delle spese legali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto un importante chiarimento su come applicare questo principio, specialmente nei casi di opposizione a decreto ingiuntivo in cui la pretesa del creditore viene accolta solo in parte. La vicenda analizzata vede contrapposti un farmacista e un’Azienda Sanitaria Locale in una disputa sul pagamento di forniture di medicinali.

I fatti di causa

Un farmacista aveva ottenuto un decreto ingiuntivo nei confronti di un’Azienda Sanitaria Locale (ASL) per il pagamento di una somma a titolo di corrispettivo per forniture di medicinali. Oltre al capitale, il farmacista richiedeva gli interessi moratori al tasso maggiorato previsto dal D.Lgs. 231/2002, applicabile alle transazioni commerciali.

L’ASL si opponeva al decreto, non contestando il debito principale (che veniva infatti saldato in corso di causa), ma sostenendo l’inapplicabilità del tasso di interesse richiesto. A suo avviso, il rapporto con le farmacie convenzionate non costituiva una transazione commerciale, bensì era disciplinato da un Accordo Collettivo Nazionale che prevedeva solo gli interessi legali.

Il Tribunale di primo grado rigettava l’opposizione dell’ASL. Tuttavia, la Corte d’Appello ribaltava la decisione: revocava il decreto ingiuntivo, condannava l’ASL al pagamento dei soli interessi legali e, sorprendentemente, condannava il farmacista al pagamento delle spese processuali di entrambi i gradi di giudizio.

Il ricorso in Cassazione e la questione della soccombenza virtuale

Il farmacista ha impugnato la sentenza d’appello dinanzi alla Corte di Cassazione, sollevando due motivi. Il principale motivo di ricorso, e quello accolto dalla Suprema Corte, riguardava la violazione delle norme sulla condanna alle spese (artt. 91 e 92 c.p.c.).

Il ricorrente sosteneva che, essendo stato riconosciuto il suo credito per la sorte capitale, non poteva essere considerato la parte soccombente. L’accoglimento solo parziale della sua domanda (escludendo gli interessi maggiorati) avrebbe al massimo potuto giustificare una compensazione delle spese, ma non una condanna a suo carico. La Corte di Cassazione ha ritenuto fondata questa argomentazione, richiamando il principio consolidato della soccombenza virtuale.

Le motivazioni

La Corte Suprema ha chiarito che, nel giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo, la valutazione della soccombenza deve essere fatta in base all’esito finale della lite. Il creditore (opposto) che ottiene il riconoscimento del proprio credito, anche se in misura inferiore a quanto richiesto con il decreto ingiuntivo, è comunque la parte vittoriosa.

L’accoglimento parziale della domanda non trasforma il creditore in soccombente. Al contrario, è l’opponente (il debitore) a risultare soccombente, poiché la sua opposizione non ha portato al rigetto integrale della pretesa creditoria. La revoca del decreto ingiuntivo è una conseguenza automatica dell’accoglimento, anche parziale, dell’opposizione, ma non incide sulla valutazione complessiva dell’esito della lite ai fini della ripartizione delle spese.

Pertanto, la Corte ha stabilito che non è possibile porre le spese processuali, neppure in parte, a carico del creditore che, all’esito del giudizio, risulti comunque vittorioso. La facoltà del giudice, in caso di accoglimento parziale, è quella di disporre la compensazione delle spese, ma non di condannare il creditore al loro pagamento.

Le conclusioni

La Corte di Cassazione ha cassato la sentenza d’appello nella parte relativa alla condanna alle spese. Decidendo nel merito, ha disposto la compensazione per la metà delle spese del giudizio di appello e ha condannato l’ASL al pagamento della metà residua. Questa pronuncia ribadisce un principio cruciale a tutela del creditore: anche se la sua richiesta viene ridimensionata nel corso del giudizio, egli mantiene la sua posizione di parte vittoriosa. La soccombenza virtuale impone di guardare alla sostanza della decisione, garantendo che chi ha agito in giudizio per tutelare un diritto poi riconosciuto non venga penalizzato con la condanna alle spese.

Chi paga le spese legali se un decreto ingiuntivo viene revocato ma il credito viene comunque riconosciuto, seppur in parte?
Le spese legali non possono essere addebitate al creditore. Secondo la Corte di Cassazione, il creditore la cui domanda è parzialmente accolta è la parte vittoriosa. Il debitore opponente, la cui opposizione non ha portato a un rigetto totale della pretesa, rimane la parte soccombente. Al massimo, il giudice può compensare le spese.

Cosa si intende per ‘soccombenza virtuale’ nel contesto delle spese processuali?
La ‘soccombenza virtuale’ è un principio secondo cui la valutazione di chi ha vinto o perso la causa, ai fini della condanna alle spese, deve basarsi sull’esito complessivo e sostanziale della lite. Anche se un atto come il decreto ingiuntivo viene revocato, si deve guardare a chi, alla fine, aveva ragione sul merito della pretesa.

È possibile essere condannati a pagare le spese processuali se la propria domanda di pagamento viene accolta solo per la sorte capitale e non per gli interessi richiesti in misura maggiorata?
No, non è possibile. La Corte ha stabilito che il creditore che vede riconosciuto il proprio credito, sebbene in misura parziale (in questo caso, senza gli interessi maggiorati), non può essere ritenuto soccombente e quindi condannato al pagamento delle spese processuali. La sua vittoria, seppur non totale, esclude una sua condanna alle spese.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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