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Soccombenza spese legali: la banca non paga se vince

Una banca ottiene un decreto ingiuntivo per circa 172.000 euro. Successivamente, incassa un pagamento parziale di circa 128.000 euro da una garanzia. In primo grado, il tribunale condanna i debitori a pagare il residuo, ma addossa alla banca le spese legali e una sanzione per responsabilità aggravata, per non aver comunicato tempestivamente l’incasso. La Corte d’Appello ribalta la decisione sulle spese, affermando il principio di soccombenza spese legali: il creditore che vede riconosciuto il proprio diritto, anche se per un importo inferiore, non è la parte soccombente e non deve pagare le spese legali, che vengono invece poste a carico dei debitori.

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Pubblicato il 12 dicembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Soccombenza Spese Legali: Chi Paga se il Credito Viene Ridotto?

Una recente sentenza della Corte di Appello di Napoli chiarisce un punto fondamentale in materia di soccombenza spese legali nel contesto del recupero crediti. La questione è semplice ma cruciale: se un creditore ottiene ragione ma per un importo inferiore a quello inizialmente richiesto, chi deve pagare le spese del processo? La decisione in esame offre una risposta netta, ribaltando la pronuncia di primo grado e riaffermando un principio cardine della procedura civile.

I fatti di causa

Tutto ha inizio con un decreto ingiuntivo emesso a favore di un istituto bancario per un credito di circa 172.000 euro nei confronti di una società e dei suoi fideiussori. Questi ultimi propongono opposizione al decreto. Nel frattempo, dopo l’emissione del decreto ma prima che il giudizio di opposizione entri nel vivo, la banca incassa una somma considerevole, circa 128.000 euro, grazie all’escussione di una garanzia pubblica. Questo pagamento riduce notevolmente il debito residuo.

La decisione di primo grado

Il Tribunale di Napoli Nord, pur riconoscendo l’esistenza del debito residuo (circa 43.000 euro) e condannando gli opponenti al pagamento, revoca il decreto ingiuntivo. La decisione più sorprendente, però, riguarda le spese. Il giudice ritiene che la banca, non avendo comunicato tempestivamente di aver ricevuto il pagamento parziale, abbia agito in malafede, costringendo i debitori a un’attività processuale più complessa (come la chiamata in causa del garante). Di conseguenza, condanna la banca al pagamento delle spese legali in favore dei debitori e al versamento di un’ulteriore somma a titolo di responsabilità aggravata ai sensi dell’art. 96 c.p.c.

L’Appello e la questione sulla soccombenza spese legali

L’istituto bancario impugna la sentenza, contestando la propria condanna alle spese. La tesi della banca è chiara: non può essere considerata la parte soccombente, poiché il suo diritto di credito è stato comunque accertato, sebbene per un importo inferiore a quello iniziale a causa di un pagamento avvenuto dopo l’inizio dell’azione legale. I debitori, a loro volta, propongono un appello incidentale, lamentando un errore nel calcolo del debito residuo.

L’esito dell’appello incidentale

La Corte rigetta l’appello incidentale dei debitori, ritenendolo infondato. Secondo i giudici, non vi è stato alcun vizio di ultrapetizione, poiché la richiesta di conferma del decreto ingiuntivo comprende implicitamente la richiesta di condanna per l’importo che risulterà effettivamente dovuto alla fine del processo. Inoltre, le ulteriori somme che i debitori sostenevano di aver pagato non erano state provate in giudizio.

le motivazioni

Il cuore della decisione risiede nell’accoglimento dell’appello principale della banca. La Corte d’Appello, richiamando consolidati principi della Corte di Cassazione, spiega che la valutazione della soccombenza deve basarsi sull’esito finale della lite. Il creditore che, all’esito del giudizio di opposizione, vede il proprio credito riconosciuto, anche se in misura minima rispetto a quanto richiesto inizialmente, non può essere considerato soccombente. La revoca del decreto ingiuntivo è una conseguenza tecnica, ma ciò che conta è l’accertamento del diritto di credito.

La Corte chiarisce che il principio della soccombenza spese legali impone che i costi del processo gravino sulla parte la cui pretesa si è rivelata infondata o che ha resistito a una pretesa fondata. In questo caso, i debitori si sono opposti a una richiesta di pagamento che, seppur ridimensionata, era nel merito fondata. Pertanto, sono loro a dover essere considerati la parte soccombente.

Di conseguenza, la condanna della banca per responsabilità aggravata (art. 96 c.p.c.) viene annullata. Tale sanzione, spiega la Corte, presuppone la soccombenza, e non potendo la banca essere considerata tale, viene meno il presupposto per l’applicazione della norma.

le conclusioni

La Corte di Appello di Napoli riforma integralmente la sentenza di primo grado sul punto delle spese. Rigetta l’appello incidentale dei debitori e, in accoglimento dell’appello principale della banca, condanna i debitori al pagamento delle spese legali di entrambi i gradi di giudizio. Questa sentenza rafforza un principio fondamentale: nel giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo, il creditore il cui diritto viene confermato non paga le spese, anche se l’importo dovuto viene ridotto a seguito di pagamenti avvenuti in corso di causa. La soccombenza, e con essa l’onere delle spese, ricade sul debitore che ha costretto il creditore ad agire in giudizio per tutelare un diritto sostanzialmente fondato.

Chi è considerato soccombente se un debito viene confermato per un importo inferiore a quello richiesto nel decreto ingiuntivo?
La parte soccombente è il debitore. La sentenza chiarisce che il creditore che vede riconosciuto il proprio diritto di credito, anche se per una somma ridotta rispetto a quella iniziale, non può essere considerato la parte perdente. La soccombenza si valuta sull’esito finale della lite, ovvero sull’accertamento della fondatezza del diritto.

Può un creditore essere condannato a pagare le spese legali e una sanzione per responsabilità aggravata (art. 96 c.p.c.) se non comunica un pagamento parziale ricevuto dopo l’inizio della causa?
No, secondo questa sentenza. Poiché il creditore non è considerato soccombente, vengono a mancare i presupposti per la condanna alle spese e, a maggior ragione, per l’applicazione della sanzione per responsabilità aggravata, la quale richiede la totale soccombenza della parte condannata.

Cosa succede alle spese legali quando un decreto ingiuntivo viene revocato ma il debito sottostante è confermato?
Le spese legali di entrambi i gradi di giudizio vengono poste a carico del debitore. La revoca del decreto ingiuntivo è un esito formale del giudizio di opposizione, ma la sostanza della decisione risiede nell’accertamento del credito. Poiché il credito della banca è risultato fondato (seppur per un importo minore), i debitori sono tenuti a rimborsare le spese processuali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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