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Soccombenza reciproca: quando non si applica?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 13827/2024, ha stabilito un importante principio in materia di spese processuali. Il caso riguardava un avvocato che aveva agito per il recupero di un credito professionale, ottenendo in appello il riconoscimento di una somma inferiore a quella richiesta. La Corte ha chiarito che l’accoglimento parziale di un’unica domanda non configura una soccombenza reciproca e, pertanto, la parte parzialmente vittoriosa non può essere condannata al pagamento delle spese legali della controparte. Il giudice può, al più, disporre la compensazione delle spese. La Corte ha cassato la sentenza d’appello su questo punto, rinviando al Tribunale per una nuova regolamentazione delle spese.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Vittoria parziale non significa soccombenza reciproca: la Cassazione fa chiarezza sulle spese legali

La gestione delle spese processuali è un aspetto cruciale di ogni controversia legale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 13827 del 17 maggio 2024, interviene su un tema molto dibattuto: la corretta applicazione del principio di soccombenza reciproca. La Corte ha stabilito che l’accoglimento solo parziale di una domanda non comporta automaticamente una soccombenza reciproca, con importanti conseguenze sulla ripartizione delle spese legali. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un’opposizione a un precetto. Un avvocato aveva intimato a un ex cliente il pagamento di circa 1.600 euro a saldo di compensi professionali. Il cliente si opponeva e il Giudice di Pace accoglieva l’opposizione, dichiarando inefficace il precetto e compensando parzialmente le spese.
L’avvocato proponeva appello dinanzi al Tribunale, il quale, pur riconoscendo al professionista il diritto a una somma inferiore (circa 520 euro), riformava solo parzialmente la prima sentenza. Sorprendentemente, il Tribunale compensava integralmente le spese del grado d’appello, motivando la decisione sulla base di una presunta soccombenza reciproca delle parti.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Contro la decisione del Tribunale, l’avvocato ricorreva in Cassazione, lamentando principalmente tre violazioni:
1. Un’errata interpretazione del titolo esecutivo originale.
2. La violazione delle norme sulla condanna alle spese (art. 91 c.p.c.), contestando l’erronea applicazione del concetto di soccombenza reciproca da parte del giudice d’appello.
3. L’illegittimità della sentenza per aver considerato irrituale il deposito di una memoria di replica non preceduta dalla relativa comparsa conclusionale.

L’analisi della Corte sulla soccombenza reciproca

La Suprema Corte ha ritenuto fondato il secondo motivo, quello relativo alla gestione delle spese processuali. Richiamando un fondamentale principio espresso dalle Sezioni Unite (sentenza n. 32061/2022), i giudici hanno ribadito che l’accoglimento di una domanda in misura ridotta rispetto a quanto richiesto non configura una soccombenza reciproca.
In questi casi, la parte che ha proposto la domanda, pur vedendola accolta per un importo inferiore, è comunque da considerarsi vittoriosa. La parte convenuta, che è stata condannata al pagamento di una somma, è invece la parte soccombente.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che la soccombenza reciproca si verifica solo quando vi sono più domande contrapposte e ciascuna parte risulta vincitrice su alcune e perdente su altre. Nel caso di un’unica domanda, come quella per il pagamento di un credito, l’accoglimento parziale non rende la parte attrice a sua volta soccombente. Di conseguenza, la parte parzialmente vittoriosa non può essere condannata a pagare le spese legali della controparte. Il giudice, in presenza di giusti motivi (come l’accoglimento di una parte minima della domanda), può al massimo disporre una compensazione parziale o totale delle spese, ma non può ribaltare l’onere delle stesse.
Per quanto riguarda gli altri motivi, la Corte ha respinto il primo, considerandolo una valutazione di fatto non sindacabile in sede di legittimità. Ha rigettato anche il terzo motivo, chiarendo che, nel rito vigente, il deposito della sola memoria di replica, senza la preventiva comparsa conclusionale, viola il principio del contraddittorio, poiché permette a una parte di replicare alle argomentazioni avversarie senza aver prima cristallizzato le proprie conclusioni finali.

Le Conclusioni

In definitiva, la Corte di Cassazione ha accolto il secondo motivo, cassato la sentenza impugnata e rinviato la causa al Tribunale di Firenze. Quest’ultimo dovrà ora provvedere a una nuova regolamentazione delle spese di tutti i gradi di giudizio, attenendosi al principio secondo cui la vittoria parziale non equivale a soccombenza reciproca. Questa sentenza rafforza la tutela della parte che, pur avendo ragione, ottiene un riconoscimento quantitativamente inferiore alle sue aspettative, evitando che venga ingiustamente penalizzata con l’addebito delle spese legali.

Se la mia richiesta di pagamento viene accolta solo in parte, si ha soccombenza reciproca?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’accoglimento parziale di un’unica domanda non configura una soccombenza reciproca. La parte che ha avanzato la richiesta è considerata vittoriosa, anche se per un importo inferiore.

La parte che vince solo parzialmente una causa può essere condannata a pagare le spese legali dell’altra parte?
No. La parte la cui domanda è stata parzialmente accolta è comunque la parte vittoriosa e non può essere condannata a pagare le spese della parte soccombente. Il giudice può, al massimo, valutare se compensare totalmente o parzialmente le spese tra le parti.

È valido depositare una memoria di replica senza aver prima depositato la comparsa conclusionale?
No. La Corte ha stabilito che tale comportamento è irrituale perché viola il principio del contraddittorio. La memoria di replica serve a rispondere alle conclusioni avversarie, ma presuppone che anche la propria parte abbia già depositato le proprie conclusioni finali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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