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Soccombenza reciproca: come si calcolano le spese

Una società di consulenza, citata in giudizio per inadempimento contrattuale, ha ottenuto ragione in Cassazione sulla quantificazione delle spese legali. La Corte ha stabilito che in caso di soccombenza reciproca, derivante dall’accoglimento solo parziale delle domande dell’attore, il valore della causa per la liquidazione delle spese si basa sulla somma effettivamente riconosciuta dal giudice e non su quella originariamente richiesta.

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Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Soccombenza Reciproca: La Guida Definitiva al Calcolo delle Spese Legali

Quando una causa si conclude con un accoglimento solo parziale delle richieste, chi paga le spese legali? La questione della soccombenza reciproca è centrale nel diritto processuale e una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti fondamentali, stabilendo un principio di equità e proporzionalità. Questa decisione incide profondamente sulla strategia processuale e sulla previsione dei costi di un contenzioso.

Il Caso: Dalla Richiesta di Risarcimento all’Appello sulle Spese

La vicenda nasce da un contratto di servizi per l’apertura di un mercato estero. Una società di servizi citava in giudizio una società di consulenza per inadempimento, chiedendo la restituzione di un anticipo di circa 4.200 euro e un cospicuo risarcimento danni per quasi 14.000 euro.

Il Tribunale di primo grado accoglieva la domanda di risoluzione del contratto e di restituzione dell’anticipo, ma rigettava interamente la richiesta di risarcimento danni. Nonostante la vittoria solo parziale dell’attrice, il Tribunale condannava la società di consulenza a pagare integralmente le spese legali, liquidate in oltre 4.000 euro, utilizzando uno scaglione tariffario basato sul valore complessivo della domanda iniziale.

La società di consulenza appellava la decisione, sostenendo che il rigetto della più importante domanda risarcitoria configurasse una soccombenza reciproca, che avrebbe dovuto portare almeno a una compensazione parziale delle spese. La Corte d’Appello, però, rigettava il gravame. La questione è giunta così all’attenzione della Corte di Cassazione.

La Soccombenza Reciproca e la Decisione della Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso della società di consulenza, ribaltando le decisioni dei giudici di merito. Il punto centrale del ragionamento è che l’accoglimento di una domanda (restituzione) e il rigetto di un’altra, autonoma e più cospicua (risarcimento), integra a tutti gli effetti i presupposti della soccombenza reciproca.

Il Principio del “Decisum” vs “Disputatum”

Il cuore della pronuncia risiede nella corretta individuazione del valore della causa ai fini della liquidazione delle spese. La Corte ha chiarito che, ai fini del rimborso delle spese a carico della parte soccombente, il valore di riferimento non è il disputatum (quanto richiesto inizialmente), ma la somma effettivamente accordata dal giudice, ovvero il decisum.

Nel caso specifico, il Tribunale aveva errato calcolando le spese sullo scaglione relativo a un valore di oltre 18.000 euro (somma delle richieste), mentre avrebbe dovuto utilizzare lo scaglione relativo ai soli 4.270 euro effettivamente riconosciuti. Questo errore ha portato a una liquidazione sproporzionata delle spese legali.

Le Motivazioni della Corte: Correttezza e Proporzionalità

Le motivazioni della Cassazione si fondano su un principio di equità e adeguatezza. Condannare una parte a pagare spese legali calcolate su una somma che la controparte non si è vista riconoscere sarebbe ingiusto e contrario al principio di proporzionalità. La regolazione delle spese processuali deve rispecchiare l’esito effettivo della lite. Se una parte avanza richieste esorbitanti che vengono poi respinte, non può pretendere che le spese a suo favore siano calcolate su quelle stesse pretese infondate.

La Corte ha ribadito che, in presenza di soccombenza reciproca, il giudice di merito ha il potere discrezionale di compensare le spese, parzialmente o totalmente. Sebbene tale scelta sia incensurabile in sede di legittimità, essa trova un limite invalicabile: l’impossibilità di porre le spese a carico della parte risultata totalmente vittoriosa. In questo caso, il rigetto di una domanda significativa rendeva l’attore parzialmente soccombente, aprendo la strada alla compensazione.

Le Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La decisione in esame ha importanti conseguenze pratiche. Innanzitutto, incentiva gli avvocati e le parti a formulare domande giudiziali realistiche e ben fondate, evitando richieste eccessive che, se respinte, possono portare a una compensazione delle spese. In secondo luogo, fornisce uno strumento di tutela per la parte convenuta che, pur risultando parzialmente soccombente, ottiene il rigetto di una parte sostanziale delle pretese avversarie. Infine, riafferma un principio di giustizia sostanziale: i costi del processo devono essere allocati in base all’esito concreto della controversia, premiando chi ha effettivamente visto riconosciuto il proprio diritto e non chi ha semplicemente avviato una causa per un valore sproporzionato.

Quando si verifica la soccombenza reciproca?
Si verifica quando, in un processo con più domande, il giudice ne accoglie alcune e ne respinge altre, rendendo entrambe le parti parzialmente vincitrici e parzialmente perdenti.

Come si calcola il valore della causa per liquidare le spese legali in caso di accoglimento parziale della domanda?
Secondo la Cassazione, il valore per la liquidazione delle spese a favore della parte parzialmente vittoriosa deve essere basato sulla somma effettivamente accordata dal giudice (il cosiddetto “decisum”) e non sull’importo totale originariamente richiesto (“disputatum”).

Il rigetto di una domanda di risarcimento danni, a fronte dell’accoglimento di quella di restituzione, può giustificare la compensazione delle spese?
Sì, il rigetto di una domanda autonoma e rilevante, come quella di risarcimento, a fronte dell’accoglimento di un’altra (es. restituzione), configura i presupposti della soccombenza reciproca, che può legittimare la compensazione totale o parziale delle spese di lite a discrezione del giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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