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Sfruttamento unilaterale brevetto: la Cassazione decide

Una società di design slovena e un’azienda italiana di attrezzature subacquee sono contitolari di un brevetto. Dopo la fine del loro accordo, l’azienda italiana continua lo sfruttamento commerciale dell’invenzione. La Corte d’Appello lo ritiene legittimo, applicando le norme sulla comunione. La Cassazione, rilevando un contrasto giurisprudenziale sul tema dello sfruttamento unilaterale brevetto, non decide nel merito ma rinvia la causa alla pubblica udienza della Prima Sezione Civile per risolvere la questione di diritto.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile

Sfruttamento Unilaterale Brevetto: La Cassazione Rimette la Questione alla Pubblica Udienza

L’ordinanza interlocutoria n. 9305 del 2024 della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nel diritto industriale: lo sfruttamento unilaterale brevetto da parte di uno dei contitolari. La questione è tanto complessa quanto rilevante: un comproprietario di un’invenzione può produrla e venderla liberamente, o ha bisogno del consenso degli altri titolari? A causa di un precedente contrasto giurisprudenziale, la Suprema Corte ha ritenuto opportuno rinviare la decisione a una pubblica udienza, segnalando l’importanza di stabilire un principio di diritto chiaro e definitivo.

I Fatti di Causa

La vicenda vede contrapposte una società di design slovena e un’importante azienda italiana specializzata in attrezzature per la pesca subacquea. Le due società erano contitolari dei diritti brevettuali (nazionali ed europei) relativi a un innovativo fucile subacqueo. Inizialmente, i loro rapporti erano regolati da un accordo che disciplinava l’utilizzo e lo sfruttamento dell’invenzione.

Una volta risolto tale accordo, la società italiana ha continuato a produrre e commercializzare il prodotto brevettato. La società slovena ha quindi agito in giudizio, sostenendo che tale sfruttamento fosse illegittimo e chiedendo il pagamento di corrispettivi, il risarcimento dei danni o un indennizzo, partendo dal presupposto che lo sfruttamento individuale della privativa non fosse consentito senza il suo consenso.

La Decisione della Corte d’Appello

La Corte d’Appello di Venezia, sezione specializzata in materia di impresa, aveva respinto le richieste della società slovena. Secondo i giudici di secondo grado, la contitolarità di un brevetto deve essere disciplinata, per quanto compatibile, dalle norme del codice civile sulla comunione (art. 1102 c.c.).

Questa norma consente a ciascun partecipante di servirsi della cosa comune, purché non ne alteri la destinazione e non impedisca agli altri di farne parimenti uso. La Corte territoriale ha interpretato lo sfruttamento economico dell’invenzione come il modo ordinario di godimento del brevetto. Di conseguenza, ha ritenuto che la società italiana avesse agito nell’esercizio di una propria legittima facoltà, senza violare i diritti della contitolare, la quale era a sua volta libera di fare altrettanto.

L’Ordinanza della Cassazione e lo Sfruttamento Unilaterale Brevetto

Investita della questione, la Prima Sezione Civile della Corte di Cassazione ha riscontrato un nodo interpretativo complesso. La società ricorrente ha sostenuto che la natura del brevetto, quale diritto di esclusiva, non può essere assimilata sic et simpliciter alla proprietà di un bene materiale. L’uso separato da parte di più contitolari farebbe venir meno l’esclusiva stessa, alterando la natura del diritto e richiedendo quindi il consenso di tutti, secondo le regole sull’amministrazione della cosa comune (art. 1108 c.c.).

Il Contrasto Giurisprudenziale

La Corte ha evidenziato come questa visione si ponga in diretto contrasto con un precedente del 2000 (Cass. n. 5281/2000), che andava proprio nella direzione auspicata dalla ricorrente. Quel precedente stabiliva che lo sfruttamento del brevetto, essendo un atto che incide sull’esclusiva, non può prescindere dalle regole della comunione che richiedono il consenso per gli atti di amministrazione.

Di fronte a questa quaestio iuris (questione di diritto) e al palese contrasto tra l’interpretazione della Corte d’Appello e il precedente della stessa Cassazione, il collegio ha ritenuto opportuno non decidere immediatamente. Ha invece disposto il rinvio della trattazione del ricorso alla pubblica udienza della Prima Sezione Civile.

Le Motivazioni

La motivazione principale dietro questa scelta procedurale è la necessità di risolvere il contrasto giurisprudenziale in modo autorevole e definitivo. La questione dello sfruttamento unilaterale brevetto ha implicazioni significative per migliaia di imprese e inventori che condividono la titolarità di diritti di proprietà intellettuale. Una decisione presa in pubblica udienza permette una discussione più approfondita e porta a una sentenza che avrà un peso maggiore, con l’obiettivo di creare un orientamento stabile per il futuro.

La Corte riconosce che entrambe le tesi hanno validi argomenti. Da un lato, l’assimilazione alla comunione favorisce l’utilizzo e la circolazione delle invenzioni. Dall’altro, la richiesta del consenso protegge il nucleo essenziale del brevetto: il diritto di escludere terzi (e, in questo caso, anche i contitolari agenti singolarmente) dallo sfruttamento, massimizzando il valore dell’invenzione.

Le Conclusioni

In conclusione, l’ordinanza n. 9305/2024 non fornisce una risposta, ma pone le basi per una decisione fondamentale. La scelta di rimettere la causa alla pubblica udienza sottolinea la consapevolezza della Corte dell’importanza di fare chiarezza su un punto nevralgico del diritto industriale. La futura sentenza sarà determinante per definire i poteri e i limiti dei contitolari di un brevetto, stabilendo se essi possano agire come concorrenti sul mercato sfruttando la stessa invenzione o se debbano necessariamente cooperare. Gli operatori del settore attendono con grande interesse l’esito di questo giudizio, che delineerà le strategie di gestione e valorizzazione dei brevetti cointestati.

Qual è la centrale questione di diritto affrontata da questa ordinanza?
La questione principale è se un contitolare di un brevetto possa sfruttarlo economicamente in modo unilaterale (uti singulus), basandosi sulle norme della comunione dei beni, o se sia necessario il consenso degli altri contitolari per preservare la natura esclusiva del diritto brevettuale.

Perché la Corte di Cassazione ha rinviato il caso a una pubblica udienza invece di decidere?
La Corte ha optato per il rinvio perché ha rilevato l’esistenza di un precedente orientamento giurisprudenziale contrario (Cass. n. 5281/2000) rispetto alla decisione della Corte d’Appello. Per risolvere questa ‘quaestio iuris’ e stabilire un principio di diritto chiaro e uniforme, ha ritenuto necessaria una trattazione più approfondita in pubblica udienza.

Qual era la posizione della Corte d’Appello nel caso di specie?
La Corte d’Appello aveva stabilito che lo sfruttamento unilaterale del brevetto da parte di uno dei contitolari era legittimo. Aveva applicato per analogia l’articolo 1102 del codice civile sulla comunione, secondo cui ciascun partecipante può utilizzare la cosa comune purché non ne alteri la destinazione e non impedisca agli altri di farne parimenti uso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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