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Servizio pre-ruolo: vale per la carriera? La Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4079/2024, ha respinto il ricorso di un’Amministrazione pubblica, confermando il diritto di alcuni dipendenti a vedersi riconosciuto il servizio pre-ruolo ai fini della progressione economica. La Corte ha stabilito che il principio di non discriminazione, derivante dalla normativa europea, impone di valorizzare l’esperienza professionale maturata anche con contratti a tempo determinato, a meno che l’Amministrazione non fornisca prove di ragioni oggettive che giustifichino un trattamento differente, cosa non avvenuta nel caso di specie.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Servizio Pre-Ruolo: Vale per la Carriera? La Cassazione Dice Sì

L’esperienza maturata durante il servizio pre-ruolo deve essere considerata ai fini della progressione di carriera nel pubblico impiego? A questa domanda, la Corte di Cassazione ha dato una risposta chiara con l’ordinanza n. 4079 del 14 febbraio 2024, consolidando un principio fondamentale: quello di non discriminazione tra lavoratori a tempo determinato e lavoratori a tempo indeterminato.

Il Contesto del Caso: La Progressione di Carriera Negata

La vicenda nasce dalla richiesta di alcuni dipendenti di un’Amministrazione pubblica di veder riconosciuto il loro servizio pre-ruolo nell’ambito di una procedura selettiva interna. Tale procedura era finalizzata al passaggio da una fascia retributiva a un’altra superiore. L’Amministrazione, tuttavia, aveva limitato la valutazione della sola anzianità maturata ‘in ruolo’, escludendo di fatto tutta l’esperienza professionale pregressa acquisita con contratti a tempo determinato.

I dipendenti si sono quindi rivolti al giudice per ottenere il giusto riconoscimento del loro percorso professionale, chiedendo l’attribuzione dei punteggi relativi al servizio escluso e il conseguente corretto inquadramento.

La Decisione della Corte d’Appello

La Corte d’Appello di Milano aveva dato ragione ai lavoratori. Secondo i giudici di secondo grado, la domanda era fondata sia sulla base del bando di selezione, che valorizzava l’esperienza professionale e il servizio effettivamente svolto, sia, e soprattutto, sul principio di non discriminazione sancito dalla normativa europea (Direttiva 1999/70/CE). La Corte territoriale ha sottolineato come l’Amministrazione non avesse fornito alcuna prova di ‘ragioni oggettive’ che potessero giustificare una tale disparità di trattamento tra il servizio di ruolo e quello pre-ruolo.

Il Ricorso dell’Amministrazione e il servizio pre-ruolo

Insoddisfatta della decisione, l’Amministrazione pubblica ha proposto ricorso per Cassazione, basandolo su due motivi principali:
1. Una presunta violazione di legge e un’errata interpretazione del bando di concorso, che a suo dire restringeva espressamente l’anzianità valutabile solo a quella maturata in ruolo.
2. Una falsa applicazione del principio di non discriminazione, sostenendo che il servizio pre-ruolo e quello di ruolo sarebbero intrinsecamente diversi e quindi legittimamente valutabili in modo differente.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, ritenendolo in parte inammissibile e in parte infondato.

In primo luogo, i giudici hanno chiarito che tentare di proporre una lettura del bando diversa da quella, ampiamente motivata, del giudice di merito, equivale a chiedere una nuova valutazione dei fatti, operazione non consentita in sede di legittimità. La Corte d’Appello aveva correttamente interpretato il bando alla luce del requisito dell’«esperienza professionale effettivamente maturata».

Sul punto cruciale, quello relativo al principio di non discriminazione, la Cassazione ha ribadito il suo consolidato orientamento. La clausola 4 dell’Accordo Quadro allegato alla Direttiva 99/70/CE ha un’ampia portata e impone di valorizzare, ai fini della progressione economica e di carriera, anche le esperienze professionali maturate durante il servizio pre-ruolo.

La Corte ha specificato che non è sufficiente affermare una generica differenza tra rapporto a tempo determinato e indeterminato. L’Amministrazione ha l’onere di dimostrare, con ragioni oggettive e specifiche, perché l’esperienza maturata nel pre-ruolo sia qualitativamente diversa o meno rilevante ai fini della progressione. In assenza di tale prova, escludere quel periodo di servizio dalla valutazione costituisce una discriminazione ingiustificata.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rafforza un principio di equità e di civiltà giuridica: il lavoro ha pari dignità e valore, indipendentemente dalla natura a tempo determinato o indeterminato del contratto. Per i lavoratori del settore pubblico, questa decisione significa che l’esperienza accumulata prima dell’immissione in ruolo non può essere cancellata o ignorata nelle procedure selettive interne. Per le Amministrazioni, rappresenta un monito a non creare disparità ingiustificate e a valutare la professionalità dei propri dipendenti in modo completo e trasparente, pena la violazione di principi fondamentali dell’ordinamento nazionale ed europeo.

Il servizio pre-ruolo deve essere conteggiato nelle procedure di progressione economica nel pubblico impiego?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, il servizio pre-ruolo deve essere computato. Escluderlo a priori costituisce una violazione del principio di non discriminazione tra lavoratori a tempo determinato e indeterminato, a meno che l’Amministrazione non dimostri l’esistenza di ragioni oggettive che giustifichino un trattamento differenziato.

Perché il principio di non discriminazione è fondamentale in questo caso?
È fondamentale perché, in base alla Direttiva europea 1999/70/CE, i lavoratori a tempo determinato non possono essere trattati in modo meno favorevole dei lavoratori a tempo indeterminato comparabili per il solo fatto di avere un contratto a termine, a meno che non sussistano ragioni oggettive. La progressione economica basata sull’esperienza rientra in questo ambito.

Può un’amministrazione pubblica giustificare la mancata valutazione del servizio pre-ruolo?
Sì, ma solo se offre una prova adeguata e specifica che dimostri l’esistenza di ragioni oggettive. Non sono sufficienti argomentazioni generiche sulla differenza tra servizio di ruolo e non di ruolo. L’amministrazione deve dimostrare in concreto la diversità delle mansioni svolte o delle caratteristiche dell’esperienza professionale maturata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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