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Servitù per destinazione del padre di famiglia: il caso

La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità di una servitù per destinazione del padre di famiglia, costituita per mantenere un’insegna commerciale sul tetto condominiale. Il caso originava dalla richiesta di risarcimento di un condominio contro una società per l’occupazione del tetto. La Corte ha stabilito che, se l’insegna era visibile e preesistente alla divisione dell’immobile, si è creata una servitù a favore dei locali commerciali della società, escludendo il diritto al risarcimento.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Insegna su tetto condominiale: quando si crea una servitù per destinazione del padre di famiglia

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale del diritto immobiliare: la servitù per destinazione del padre di famiglia. Questo principio, disciplinato dall’articolo 1062 del Codice Civile, si applica quando un unico proprietario crea una relazione di servizio tra due parti del suo immobile e, successivamente, queste parti diventano di proprietà di soggetti diversi. Il caso esaminato riguarda la legittimità di un’insegna commerciale installata sul tetto di un edificio, poi divenuto un condominio.

La vicenda: un’insegna sul tetto e la richiesta di risarcimento

Un condominio ha citato in giudizio una compagnia assicurativa, chiedendo il risarcimento dei danni per l’occupazione del tetto condominiale con un’insegna luminosa. La compagnia, in origine unica proprietaria dell’intero edificio, aveva installato l’insegna a servizio dei propri uffici situati nell’immobile prima di vendere le altre unità abitative, dando così vita al condominio.

La compagnia si è difesa sostenendo di aver acquisito il diritto di mantenere l’insegna attraverso due possibili istituti giuridici:
1. L’usucapione del diritto di proprietà sul tetto.
2. La costituzione di una servitù per destinazione del padre di famiglia.

Il Tribunale di primo grado aveva dato ragione al condominio, ma la Corte d’Appello ha ribaltato la decisione, riconoscendo la valida costituzione della servitù. Il condominio ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

Il cuore del problema: la servitù per destinazione del padre di famiglia

Il fulcro della questione legale è l’applicazione dell’art. 1062 c.c. Questo articolo stabilisce che una servitù si costituisce automaticamente quando si verificano due condizioni:

1. Stato di fatto: L’originario unico proprietario ha posto due fondi (o porzioni di un unico fondo) in una condizione tale che una parte serve l’altra (ad esempio, un acquedotto che attraversa una parte del terreno per servire l’altra).
2. Divisione: L’immobile viene diviso e le due parti diventano di proprietà di soggetti diversi.

Affinché la servitù sorga, è necessario che lo stato di servizio sia manifestato da “opere apparenti”, cioè visibili e permanenti, e che nell’atto di vendita non vi sia una disposizione contraria alla sua esistenza.
Nel caso di specie, l’insegna era un’opera visibile, installata prima della nascita del condominio, a evidente vantaggio dei locali commerciali rimasti di proprietà della compagnia.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del condominio, confermando la sentenza della Corte d’Appello. I giudici hanno ritenuto infondati tutti i motivi di ricorso, fornendo importanti chiarimenti sull’istituto della servitù.

In primo luogo, è stato respinto il motivo relativo alla mancata integrazione del contraddittorio nei confronti di tutti i condomini. La Corte ha ribadito che, per le azioni relative alle parti comuni, la rappresentanza legale dell’amministratore è sufficiente.

Nel merito, la Cassazione ha confermato che i requisiti per la costituzione della servitù per destinazione del padre di famiglia erano tutti presenti.

Le motivazioni

La Corte ha basato la sua decisione sui seguenti punti chiave:

* Apparenza dell’opera: L’insegna luminosa è stata considerata un’opera sufficientemente visibile e permanente da manifestare l’esistenza della servitù.
Predialità e utilità commerciale: Il condominio sosteneva che la servitù mancasse del requisito della “predialità”, ovvero che il vantaggio fosse legato all’attività commerciale della compagnia e non al fondo (l’immobile). La Corte ha respinto questa tesi, chiarendo che l’utilità di una servitù può essere anche di natura commerciale o industriale, purché sia oggettivamente collegata al fondo dominante. L’insegna, essendo uno strumento per l’attività imprenditoriale svolta nei locali, costituiva una qualitas fundi* (una qualità del fondo), arrecando un beneficio diretto all’immobile e non un vantaggio meramente personale al proprietario.
* Identificazione dei fondi: La porzione di fondo servente era chiaramente identificata nella parte di lastrico solare occupata dall’insegna, mentre il fondo dominante era l’unità immobiliare a destinazione commerciale di proprietà della compagnia.
Principio neminem res sua servit*: Questo principio (nessuno può avere una servitù sulla propria cosa) non è di ostacolo, poiché la servitù sorge nel momento esatto in cui la proprietà si divide, trasformando un rapporto di fatto in un diritto reale.

Conclusioni

Questa ordinanza consolida l’orientamento giurisprudenziale secondo cui una servitù per destinazione del padre di famiglia può validamente costituirsi anche per finalità commerciali, purché sussistano i requisiti dell’apparenza dell’opera e del legame oggettivo tra il peso imposto e l’utilità del fondo dominante. La sentenza sottolinea l’atipicità del contenuto delle servitù, che non sono limitate a un elenco tassativo ma possono includere qualsiasi utilità, a condizione che rispetti la struttura legale del diritto reale. Per i proprietari e gli amministratori di condominio, ciò significa che situazioni di fatto preesistenti alla costituzione del condominio, se manifestate da opere visibili, possono aver generato diritti reali sulle parti comuni che devono essere rispettati.

Quando si costituisce una servitù per destinazione del padre di famiglia?
Si costituisce quando l’originario unico proprietario di un immobile ha creato uno stato di servizio tra due parti dello stesso (manifestato da opere visibili e permanenti) e successivamente queste due parti diventano di proprietà di soggetti diversi, a meno che non sia disposto diversamente nell’atto di vendita.

Un’insegna commerciale può essere oggetto di una servitù?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che un’insegna installata a servizio di un locale commerciale può costituire l’oggetto di una servitù, poiché l’utilità non deve essere necessariamente legata all’agricoltura o all’abitazione, ma può anche essere di natura commerciale, purché rappresenti un vantaggio oggettivo per il fondo (qualitas fundi) e non meramente personale per il proprietario.

È necessario citare in giudizio tutti i condomini per una causa relativa a una servitù su una parte comune?
No. Secondo la Corte, per le azioni che riguardano l’esistenza di un diritto reale su un bene condominiale, è sufficiente proporre la domanda nei confronti dell’amministratore del condominio, il quale ha la rappresentanza dei partecipanti per le questioni relative alle parti comuni dell’edificio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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