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Servitù per destinazione del padre di famiglia e COSAP

Una società è stata ritenuta debitrice del canone per l’occupazione di suolo pubblico (COSAP) per la presenza di manufatti. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione, affermando il principio della servitù per destinazione del padre di famiglia. Se le opere erano visibili e permanenti prima della cessione dell’area al Comune, la servitù sorge automaticamente, esonerando dal pagamento del canone, anche in assenza di una specifica menzione nell’atto di trasferimento.

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Pubblicato il 21 dicembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Servitù per destinazione del padre di famiglia: quando non si paga il canone COSAP?

L’occupazione di suolo pubblico con manufatti come griglie o bocche di lupo impone quasi sempre il pagamento di un canone. Tuttavia, una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un’importante eccezione legata alla servitù per destinazione del padre di famiglia, un principio che può esonerare dal pagamento. Questo concetto giuridico, previsto dall’art. 1062 del Codice Civile, si rivela cruciale quando la storia di un immobile si intreccia con quella dello spazio pubblico circostante. Analizziamo insieme la vicenda per capire come e quando questo diritto può essere fatto valere.

I Fatti di Causa

Una società immobiliare si vedeva recapitare delle richieste di pagamento da parte di un Comune per il canone di occupazione di suolo pubblico (COSAP) relativo agli anni 2012 e 2013. L’oggetto del contendere era la presenza di un’intercapedine e di due “bocche di lupo” sul marciapiede, a servizio di un suo edificio.

La società si opponeva, sostenendo di non dover pagare alcun canone in virtù di un diritto di servitù. In particolare, affermava che tali manufatti erano stati realizzati quando sia l’edificio sia l’area poi diventata marciapiede pubblico appartenevano allo stesso proprietario originario. Successivamente, l’area era stata ceduta al Comune per diventare una strada, ma, secondo la società, senza che ciò estinguesse il diritto a mantenere le opere esistenti. La Corte d’Appello, tuttavia, dava ragione al Comune, ritenendo irrilevante la preesistenza dei manufatti e decisiva l’assenza di una specifica riserva di diritti nell’atto di cessione dell’area.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ribaltato la decisione della Corte d’Appello, accogliendo il ricorso della società. I giudici di legittimità hanno cassato la sentenza e rinviato la causa a un’altra sezione della Corte d’Appello per un nuovo esame, che dovrà attenersi ai principi di diritto enunciati.

Il punto centrale della decisione è che i giudici di merito avevano commesso un errore nel ritenere irrilevante l’accertamento sulla preesistenza delle bocche di lupo rispetto alla cessione dell’area al Comune. Secondo la Cassazione, proprio questa circostanza è fondamentale per stabilire se sia sorta o meno una servitù.

Le Motivazioni: Il Principio della Servitù per Destinazione del Padre di Famiglia

La Corte ha fondato la sua decisione sull’applicazione dell’articolo 1062 del Codice Civile, che disciplina la servitù per destinazione del padre di famiglia. Questo istituto prevede che quando due fondi, attualmente divisi, sono stati posseduti dallo stesso proprietario, e quest’ultimo ha posto o lasciato le cose in uno stato dal quale risulta una servitù (ad esempio, costruendo un acquedotto che passa su un fondo per servire l’altro), la servitù si intende stabilita attivamente e passivamente a favore e a carico dei fondi separati.

La cosa più importante, sottolineata dalla Corte, è che la servitù sorge automaticamente al momento della separazione dei fondi (ad esempio, con la vendita di uno dei due), a meno che non vi sia una disposizione contraria nell’atto di separazione.

Nel caso specifico, quindi, l’errore della Corte d’Appello è stato quello di interpretare il silenzio dell’atto di cessione al Comune come un fattore a sfavore della società. Al contrario, secondo la Cassazione, se si prova che le bocche di lupo erano opere visibili e permanenti, realizzate dall’unico originario proprietario a servizio del suo edificio, il silenzio dell’atto di cessione dell’area stradale non impedisce la nascita della servitù, ma anzi la determina. La cessione dell’area al Comune, in questo scenario, avviene “nello stato in cui si trova”, e quindi gravata dal diritto del proprietario dell’edificio a mantenere i suoi manufatti.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza offre importanti spunti pratici. In primo luogo, ribadisce che il diritto a mantenere opere su suolo divenuto pubblico non dipende solo da una concessione comunale, ma può derivare da un diritto reale come la servitù. In secondo luogo, chiarisce che il meccanismo della servitù per destinazione del padre di famiglia opera in modo automatico e presuntivo: è il silenzio del contratto che fa nascere il diritto, non la sua esplicita previsione. Per impedire la costituzione della servitù, sarebbe stata necessaria una clausola espressa nell’atto di cessione al Comune. Di conseguenza, prima di pagare un canone COSAP per opere datate, è sempre opportuno ricostruire la storia urbanistica ed edilizia dell’immobile e delle aree circostanti per verificare l’eventuale esistenza di diritti preesistenti che possano giustificare l’occupazione e, quindi, esonerare dal pagamento.

Quando sorge una servitù per destinazione del padre di famiglia?
Sorge quando due fondi, originariamente appartenenti a un unico proprietario, vengono divisi e su uno di essi esistono opere visibili e permanenti a servizio dell’altro, realizzate dall’originario proprietario. La servitù si costituisce automaticamente al momento della divisione, a meno che l’atto non disponga diversamente.

L’assenza di una riserva nel contratto di cessione di un’area al Comune impedisce la nascita di una servitù?
No, al contrario. Secondo la Corte, il silenzio del titolo di acquisto da parte del Comune, in caso di preesistenza delle opere, deve essere interpretato a favore del proprietario privato. La servitù si costituisce proprio perché non è stata espressamente esclusa nell’atto di separazione delle proprietà.

Chi è tenuto a pagare il canone COSAP se esiste una servitù che giustifica l’occupazione?
Se l’occupazione del suolo pubblico è legittimata da un titolo, come un diritto di servitù, il presupposto per l’applicazione del canone COSAP viene meno. Pertanto, il proprietario del fondo dominante (in questo caso, l’edificio) non è tenuto al pagamento del canone per le opere coperte dalla servitù.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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