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Servitù padre di famiglia: stop al canone su suolo

Un cittadino si oppone al pagamento del canone per l’occupazione di suolo pubblico (COSAP) per strutture preesistenti alla cessione dell’area al Comune. La Corte di Cassazione accoglie il ricorso, stabilendo che la presenza di opere visibili e permanenti al momento della divisione dei fondi costituisce una servitù per destinazione del padre di famiglia, esonerando dal pagamento del canone. La Corte chiarisce che l’onere di provare che l’area è stata acquisita libera da pesi grava sull’Ente pubblico.

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Servitù per Destinazione del Padre di Famiglia: Quando il Canone di Occupazione Suolo Pubblico non è Dovuto

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale del diritto immobiliare: la servitù per destinazione del padre di famiglia. Questo istituto può avere implicazioni significative, come dimostra il caso di un cittadino che, grazie a esso, ha visto annullare la pretesa di pagamento del canone per l’occupazione di suolo pubblico (COSAP) da parte di un Comune. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa: La Contesa sul Canone COSAP

La vicenda ha origine dalla richiesta di un Comune nei confronti di un proprietario immobiliare per il pagamento del COSAP relativo agli anni 2014 e 2015. L’occupazione contestata riguardava un’intercapedine e due ‘bocche di lupo’ (aperture per dare luce e aria a locali interrati) poste sul marciapiede pubblico antistante l’edificio del cittadino.

Inizialmente, la Corte d’appello aveva dato ragione al Comune, sostenendo che, una volta che l’area del marciapiede era diventata di proprietà pubblica, il cittadino avrebbe dovuto dimostrare di essersi riservato un diritto reale o personale per mantenere tali manufatti. In assenza di questa prova, l’occupazione era considerata illegittima e soggetta al pagamento del canone.

Il proprietario, tuttavia, non si è arreso e ha presentato ricorso in Cassazione, basando la sua difesa su un concetto cruciale: la preesistenza delle opere rispetto alla cessione dell’area al Comune e la conseguente costituzione di una servitù per destinazione del padre di famiglia.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ribaltato la decisione della Corte d’appello, accogliendo le ragioni del ricorrente. I giudici hanno chiarito che il punto focale della questione non era verificare se nell’atto di cessione dell’area al Comune fosse stata inserita una riserva esplicita, ma accertare se i manufatti fossero stati realizzati prima che l’area diventasse pubblica.

Se le opere (l’intercapedine e le bocche di lupo) erano già presenti quando l’intero terreno apparteneva a un unico proprietario – che aveva destinato una parte a servizio dell’edificio e un’altra a futura strada – al momento della divisione della proprietà si è automaticamente costituita una servitù a favore dell’edificio e a carico del terreno poi divenuto pubblico.

Le Motivazioni: Il Ruolo della servitù per destinazione del padre di famiglia

Il cuore della motivazione risiede nell’applicazione dell’articolo 1062 del Codice Civile. Questo articolo stabilisce che la servitù per destinazione del padre di famiglia si costituisce quando ricorrono due condizioni:

1. Due fondi, attualmente divisi, sono appartenuti allo stesso proprietario.
2. Quest’ultimo ha posto o lasciato le cose in uno stato dal quale risulta una relazione di servizio di un fondo a favore dell’altro (la servitù).

Se, al momento della separazione dei fondi, non viene specificato nulla in contrario, la servitù si intende costituita. La Corte ha sottolineato che la presenza di opere visibili e permanenti, come le bocche di lupo, è la prova stessa dell’esistenza di questa relazione di servizio. Pertanto, l’errore della Corte d’appello è stato quello di ritenere irrilevante l’accertamento sulla preesistenza dei manufatti.

Le Motivazioni: L’Inversione dell’Onere della Prova

Un altro aspetto fondamentale della decisione riguarda l’onere della prova. La Cassazione ha specificato che non spetta al proprietario dell’edificio dimostrare di essersi riservato un diritto al momento della cessione. Al contrario, è l’Ente pubblico che, per esigere il canone, deve provare di aver acquisito l’area libera da pesi e servitù preesistenti.

Il silenzio dell’atto di acquisto da parte del Comune, in presenza di opere visibili e permanenti, gioca a favore del proprietario privato, in base alla presunzione stabilita dall’articolo 1062 del Codice Civile.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza ha importanti conseguenze pratiche. Innanzitutto, rafforza la tutela dei proprietari di immobili che presentano elementi (come finestre di seminterrati, intercapedini, ecc.) su aree che sono poi diventate di uso pubblico. Se tali opere sono state realizzate quando la proprietà era unita, il diritto a mantenerle è protetto da una servitù e non può essere soggetto a un canone di occupazione.

In secondo luogo, chiarisce che l’onere probatorio in queste controversie grava sull’amministrazione comunale. Sarà il Comune a dover dimostrare, con atti certi, che l’acquisizione del suolo pubblico è avvenuta senza che vi fossero servitù a favore delle proprietà private confinanti. Per i cittadini, questa decisione rappresenta un solido precedente per opporsi a pretese di pagamento ingiustificate basate su situazioni di fatto consolidate nel tempo.

Quando si costituisce una servitù per destinazione del padre di famiglia?
Si costituisce quando due fondi, originariamente appartenenti allo stesso proprietario, vengono divisi e su uno di essi esistono opere permanenti e visibili (come intercapedini o bocche di lupo) a servizio dell’altro, senza che l’atto di divisione disponga diversamente.

Chi deve provare l’esistenza o l’inesistenza di una servitù in caso di cessione di un’area a un Comune?
In caso di opere visibili e permanenti preesistenti alla cessione, l’onere di provare che l’area è stata acquisita libera da pesi e servitù grava sull’Ente pubblico che intende esigere un canone di occupazione, non sul proprietario privato.

L’esistenza di opere come intercapedini e bocche di lupo prima che un’area diventi pubblica esonera dal pagamento del canone di occupazione?
Sì, secondo la Corte, se queste opere erano preesistenti alla cessione dell’area al Comune, la loro presenza costituisce una servitù per destinazione del padre di famiglia. Di conseguenza, il proprietario ha il diritto di mantenerle senza dover pagare un canone di occupazione di suolo pubblico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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