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Servitù padre di famiglia: quando si costituisce?

In una lite tra fratelli per delle tubature sotterranee, la Cassazione ribadisce un principio fondamentale: la servitù per destinazione del padre di famiglia si costituisce solo se chi la invoca riesce a dimostrare che le opere (in questo caso, le tubature) erano già esistenti e visibili al momento della divisione dell’immobile originario. La Corte ha ritenuto decisiva la descrizione dell’immobile nell’atto di divisione come “privo di impianti”, confermando la decisione che ne ordinava la rimozione.

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Pubblicato il 16 novembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Servitù per Destinazione del Padre di Famiglia: La Prova della Preesistenza è Fondamentale

L’ordinanza n. 14060/2024 della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sui requisiti necessari per la costituzione di una servitù per destinazione del padre di famiglia. La vicenda, nata da una controversia tra due fratelli per la presenza di tubature interrate, chiarisce come l’onere della prova sia cruciale e come le risultanze di un atto notarile possano essere decisive per risolvere la questione. Analizziamo insieme i fatti e i principi di diritto affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti di Causa: Dalle Tubature alla Cassazione

Tutto ha inizio quando un proprietario cita in giudizio il fratello, lamentando la costruzione di un garage a distanza non legale dal confine, il cui tetto, peraltro, scaricava acqua piovana sul suo fondo. Chiedeva quindi la demolizione dell’opera e il risarcimento dei danni.

Il fratello convenuto non solo si oppone, ma presenta una domanda riconvenzionale, chiedendo a sua volta la rimozione di due serbatoi d’acqua con autoclave, installati dall’attore in un’area comune, e la rimozione di alcune condutture idriche interrate nel proprio giardino ma a servizio della proprietà del fratello.

Il Tribunale di primo grado accoglie le richieste dell’attore e rigetta quelle del convenuto. La Corte d’Appello, tuttavia, ribalta parzialmente la decisione: pur confermando le statuizioni a carico del costruttore del garage, ordina all’attore originario di rimuovere sia il serbatoio dall’area comune, sia le tubature dal giardino del fratello. La motivazione? Mancava la prova della costituzione di una servitù di acquedotto.

La Questione sulla Servitù per Destinazione del Padre di Famiglia

Il cuore della controversia, giunta fino in Cassazione, riguarda proprio l’esistenza di una servitù per le condutture idriche. Il proprietario delle tubature sosteneva che si fosse costituita una servitù per destinazione del padre di famiglia ai sensi dell’art. 1062 del Codice Civile. Questo istituto prevede che quando un’unica proprietà viene divisa, lo stato di fatto preesistente, in cui una parte del fondo serve l’altra in modo visibile e permanente, si trasforma automaticamente in una servitù.

La Corte d’Appello, però, aveva negato tale circostanza. Dagli atti era emerso che l’atto notarile di divisione del 1988 descriveva il fabbricato come “al rustico, privo di pavimenti, intonaci ed impianti”. Questa dicitura, secondo i giudici di merito, era sufficiente a presumere l’inesistenza delle tubature al momento della divisione, facendo così venir meno il requisito fondamentale della preesistenza dell’opera.

L’Analisi della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, investita del ricorso, ha confermato la decisione d’appello, rigettando le doglianze del ricorrente. I giudici hanno chiarito diversi punti fondamentali:

1. Onere della Prova: Spetta a chi invoca l’esistenza della servitù dimostrare la sussistenza di tutti i requisiti di legge. In particolare, è necessario provare che le opere destinate all’esercizio della servitù (le tubature) fossero non solo visibili e permanenti, ma soprattutto già esistenti al momento in cui l’originario unico fondo è stato diviso.

2. Accertamento di Fatto: La valutazione delle prove documentali (come il rogito notarile) e testimoniali per accertare se le tubature esistessero o meno prima della divisione è un’attività riservata al giudice di merito. La Cassazione non può riesaminare i fatti, ma solo verificare la correttezza logica e giuridica del ragionamento seguito.

3. Il Valore del Rogito Notarile: La Corte ha ritenuto che la Corte d’Appello avesse correttamente valorizzato il contenuto dell’atto di divisione. La dicitura “privo di […] impianti” costituiva un elemento probatorio forte contro la tesi del ricorrente, che non era riuscito a fornire prove di segno contrario sufficientemente convincenti.

La Cassazione ha concluso che la motivazione della sentenza impugnata era solida e coerente, immune da vizi logici o giuridici, e che non vi era stata alcuna omissione nell’esame di fatti decisivi.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Suprema Corte si concentrano sul rigore probatorio richiesto per la costituzione di una servitù per destinazione del padre di famiglia. I giudici hanno sottolineato che la semplice “predisposizione” di un impianto, come sostenuto dal ricorrente, non è un “fatto storico” decisivo il cui esame sia stato omesso. È necessario dimostrare l’esistenza concreta e visibile delle opere al momento della divisione. L’interpretazione dei documenti, come il rogito del 1988, rientra nell’apprezzamento di fatto del giudice di merito, che in questo caso ha logicamente concluso per l’assenza di prova, basandosi sulla chiara attestazione delle parti che l’immobile era “privo di impianti”. Pertanto, il ricorso è stato respinto in quanto mirava a un riesame del merito della controversia, non consentito in sede di legittimità.

Le Conclusioni

L’ordinanza n. 14060/2024 riafferma un principio cruciale in materia di diritti reali: la certezza dei rapporti giuridici richiede prove concrete e inequivocabili. Chi intende far valere una servitù acquisita per destinazione del padre di famiglia deve essere in grado di dimostrare, senza ombra di dubbio, che lo stato di asservimento era già materialmente esistente e palese prima della separazione delle proprietà. Questa decisione serve da monito sull’importanza di redigere atti di divisione chiari e dettagliati, che descrivano fedelmente lo stato degli immobili e degli impianti, al fine di prevenire future e complesse controversie.

Quali sono i requisiti per costituire una servitù per destinazione del padre di famiglia?
Per costituire una servitù di questo tipo, è necessario che le opere destinate al suo esercizio (es. tubature, strade) siano visibili, permanenti e, soprattutto, che esistessero già prima che l’originario unico immobile venisse diviso tra proprietari diversi.

A chi spetta l’onere di provare l’esistenza di questa servitù?
L’onere della prova spetta interamente alla parte che sostiene l’esistenza della servitù e che intende beneficiarne. Deve dimostrare in modo inequivocabile la sussistenza di tutti i requisiti richiesti dalla legge, in particolare la preesistenza delle opere al momento della divisione.

Un atto notarile che descrive un immobile come “privo di impianti” può escludere la nascita di una servitù per condutture?
Sì. Secondo questa ordinanza, una tale dichiarazione contenuta in un atto pubblico come il rogito di divisione costituisce una prova documentale molto forte contro l’esistenza pregressa degli impianti. Il giudice di merito può legittimamente basare la propria decisione su tale elemento per escludere la costituzione della servitù, a meno che non vengano fornite prove contrarie altrettanto solide.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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